Responsabilità sociale di impresa, in inglese CSR: è la sfida del momento (e del futuro) con cui dovranno fare i conti tutte le organizzazioni, e il mondo It non fa certo eccezione. Intervistiamo per voi i leader di settore, svelandone strategie, impostazioni e focus d’azione. La tecnologia al servizio di società più eque ed inclusive non è uno slogan privo di contenuti, ma un obbiettivo concreto.
Del resto le aspettative dei cittadini sono elevate e impossibili da ignorare: una ricerca del World Economic Forum realizzata assieme a Ipsos ha svelato che l’86% delle persone intervistate vorrebbe miglioramenti significativi in termini di inclusività ed equità sociale.
01net ha quindi deciso di intervistare le aziende più prestigiose del mercato It, chiedendo loro in che modo è cambiato il loro modello di business per accogliere queste importanti istanze.
Risponde alle nostre domande Carlo Azzola, Country Manager Italia di Colt.
La responsabilità sociale d’impresa sta determinando importanti cambiamenti nel modo in cui le organizzazioni operano e producono. Etica e redditività sono ancora temi opposti o possono coesistere con successo?
In passato, i concetti di etica e redditività si trovavano spesso in opposizione l’uno con l’altro e le organizzazioni ritenevano di dover scegliere tra profitto e fare la cosa giusta. Tuttavia, negli ultimi decenni, il mondo è cambiato considerevolmente e in particolare con la pandemia di questi ultimi anni, si è arrivati a una nuova consapevolezza. Le aziende hanno la responsabilità di riflettere i valori della società e di compiere azioni significative che contribuiscano positivamente alle comunità in cui operano e al mondo in generale.
Al di là del fatto che operare eticamente è legato all’idea di fare la cosa giusta, oggi si lega anche al concetto di business critical, e non solo etica e redditività possono coesistere con successo, ma spesso si escludono a vicenda. In Colt sappiamo che i nostri clienti, azionisti e dipendenti si aspettano che rimaniamo fedeli ai nostri valori e, in caso contrario, intraprenderanno azioni che avranno un impatto diretto negativo sull’azienda, come non assegnare un appalto a Colt, limitare gli investimenti, o lasciare l’azienda per trasferire le proprie competenze altrove.
Le organizzazioni hanno quindi la responsabilità di lavorare in modo etico e instaurare fiducia nei propri stakeholder: questo passaggio è fondamentale per il successo e la redditività futura.
Essere inclusivi e aperti a tutti i tipi di minoranze: un’affermazione che in passato veniva considerata più come dichiarazione di principio che una realtà. Da questo punto di vista, quali sono le vostre politiche?
L’inclusione e la diversità sono priorità per Colt in quanto sappiamo come team con diversi punti di vista portino a migliori risultati. Al tema si dedica un intero team e il Diversity Council con il pieno appoggio e impegno da parte di Catherine Leaver, vicepresidente esecutivo delle risorse umane in Colt.
I network aziendali interni sono una parte importante della cultura di Colt: il primo gruppo è stato fondato nel 2017 ed è dedicato alle donne. “Network 25” nasce per promuovere la parità e l’equilibrio di genere e per consentire alle donne di Colt di prosperare.
Gli altri network sono Pride Matters (la rete LGBTQ+ e i suoi sostenitori), YOUnited (per la promozione della comprensione interculturale) e il Disability Accessibility Network (DAN, per aumentare la consapevolezza delle disabilità).
Grazie all’aiuto di questi gruppi di dipendenti volontari nel portare avanti tutte le iniziative e i programmi sull’inclusione e la diversità, Colt entra in contatto con la comunità esterna, creando significative opportunità e un ambiente in cui tutti si sentano a proprio agio e possano dedicarsi pienamente al lavoro e alla crescita professionale.
Negli ultimi anni, l’azienda ha anche introdotto nuove policy a supporto della transizione di genere sul posto di lavoro e a sostegno delle vittime di abusi domestici. Abbiamo inoltre aumentato l’offerta di corsi in materia di sviluppo per le donne, migliorando significativamente tutte quelle attività volte alla promozione di nuovi modi di lavorare, in grado di supportare un ambiente inclusivo per tutti.
È stata anche instaurata una Giornata della Diversità a livello aziendale, così da celebrare la diversità dei nostri team. Inoltre, più di 700 manager hanno completato una sessione di formazione denominata “Inspiration Inclusion”.
Non avrebbe senso parlare di responsabilità sociale senza riflettere sull’integrazione con le comunità in cui le imprese operano. Quali sono i progetti di Colt per il nostro Paese?
La nostra visione è quella di diventare l’azienda più orientata al cliente nel nostro settore e ci siamo resi conto che c’è un forte legame tra il benessere dei dipendenti e l’esperienza finale del cliente.
Da anni Colt si occupa attivamente di CSR (Corporate Social Responsibility). Ogni anno Colt promuove iniziative di charity sia a livello internazionale – come ad esempio la bike-ride annuale attraverso la quale abbiamo raccolto e donato €1m in beneficenza – sia a livello locale, dove supportiamo un vasto numero di cause e collaboriamo con diversi enti di beneficenza italiani, come Dottor Sorriso, SOS Villaggi dei Bambini, Banco Alimentare, gli ospedali di Bergamo Est e altri.
Per questo motivo abbiamo un team di volontari in Italia che gestisce le attività di CSR, organizzando eventi e raccogliendo fondi per tutti gli enti con cui collaboriamo.
Negli anni abbiamo cooperato con 12 diverse associazioni di beneficenza tra Milano, Roma e Torino, comprese quelle che lavorano con bambini che hanno malattie o senza una famiglia alle proprie spalle. E Colt Italia ha inoltre donato 1500€ all’ANLA, che ha utilizzato i fondi per l’acquisto di telefoni speciali per gli anziani del comune di Pescara del Tronto (città colpita dal terremoto nel centro Italia), per aiutarli a sentirsi meno soli in uno dei momenti più difficili della loro vita.
Continueremo a lavorare con gli enti di beneficenza sul territorio e li aiuteremo a sostenere l’incredibile lavoro che svolgono in tutta Italia.
Un tema importante come il welfare aziendale, molto sviluppato nelle nazioni del nord Europa, fa ancora fatica ad affermarsi organicamente in Italia. In qualità di Colt, un leader It, in che modo pianificate di potenziare la vostra forza lavoro?
Colt ha sempre avuto a cuore le proprie persone e durante tutta la pandemia, il benessere dei dipendenti è stata la priorità del nostro CEO, Keri Gilder. Keri crede che per avere un’azienda di successo sia necessaria una forza lavoro sana, sia mentalmente sia fisicamente, e che sia a proprio agio.
I dipendenti appagati, entusiasti di venire al lavoro, sono più coinvolti e la prospettiva positiva aiuta a fornire una migliore esperienza al cliente. La nostra visione è quella di diventare l’azienda più orientata al cliente nel nostro settore e ci siamo resi conto che c’è un forte legame tra il benessere dei dipendenti e l’esperienza finale del cliente.
Ecco perché, a inizio pandemia, Colt ha esteso il congedo per malattia e le ferie annuali, ha fornito un rimborso fino a 226 € (valore valido per l’Italia) per l’acquisto di strumenti necessari a creare un ambiente di lavoro sicuro e confortevole a casa e, infine, l’azienda ha istituito un fondo di assistenza speciale a cui i dipendenti possono accedere in caso di gravi difficoltà economiche a causa della pandemia stessa.
Abbiamo anche esteso il programma di assistenza ai dipendenti, garantendo il nostro supporto ad altri 15 Paesi in sole poche settimane. Questo programma fornisce a dipendenti Colt, e a chiunque sia a loro carico nel nucleo familiare e ne abbia bisogno, un supporto personale, risorse e informazioni per questioni private e di vita lavorativa. Questo servizio viene fornito gratuitamente ed è disponibile 24 ore su 24, 7 giorni su 7.
Quotidianamente i diversi gruppi di dipendenti volontari fanno in modo che tutte le persone si sentano ascoltate e valorizzate dall’azienda. Infine, da un punto di vista pratico, organizziamo mensilmente il “Clear Your Plate Day” per l’intera azienda, dove viene richiesto a tutti di fare uno sforzo per tenere libere le agende da qualsiasi riunione, così da dedicare quei giorni al recupero di email, attività operative quotidiane, lettura, apprendimento o pianificazione e prendersi una pausa dalle continue videochiamate.
Infine, è impossibile non parlare di sostenibilità ambientale, anche per via della COP26 e dell’opinione pubblica su questi temi. Come avete progettato la tabella di marcia di Colt per ridurre l’impronta ecologica?
La sostenibilità ambientale è una tematica centrale nella strategia di Colt sia perché è la cosa giusta per il pianeta e sia perché, fondamentalmente, non ci sarà nessun business in futuro se non operiamo in modo sostenibile nel presente. Ecco perché ci assumiamo la responsabilità di ridurre il nostro impatto ambientale a livello globale e affidiamo alla sostenibilità il ruolo di fattore strategico chiave nelle nostre decisioni.
Abbiamo obiettivi ambiziosi e il principale è quello di ridurre le emissioni dirette (Scope 1) e indirette (Scope 2) del 47% entro il 2030 e lavorare a stretto contatto con i fornitori per ridurre significativamente le emissioni della catena di approvvigionamento (Scope 3), per limitare il riscaldamento globale ben al di sotto dei 2°C entro il 2030.
La sostenibilità ambientale è una tematica centrale nella strategia di Colt sia perché è la cosa giusta per il pianeta e sia perché, fondamentalmente, non ci sarà nessun business in futuro se non operiamo in modo sostenibile nel presente.
Ad esempio, la rete globale Colt IQ Network è il fulcro della nostra strategia in ambito di sostenibilità. L’anno scorso abbiamo acquistato 6.707 apparecchiature usate di alta qualità, allungando la vita di 37.423 apparecchiature grazie al riutilizzo. Abbiamo poi rivenduto 870 pezzi e riciclato altre 24,9 tonnellate di apparecchiature dismesse.
A livello locale, abbiamo un Green Team in Italia che lavora a stretto contatto con il gruppo di CSR per aumentare la consapevolezza ambientale e adottare pratiche sostenibili, sia nelle sedi in Italia sia a casa. Le attività più recenti sono state la raccolta dei rifiuti nei parchi di Roma, Milano e Torino e il volontariato con l’ente di beneficenza Banco Alimentare che coordina la ridistribuzione delle eccedenze alimentari dalle aziende e supermercati alle persone e famiglie in gravi difficoltà economiche.