Responsabilità sociale di impresa, in inglese CSR: è la sfida del momento (e del futuro) con cui dovranno fare i conti tutte le organizzazioni, e il mondo It non fa certo eccezione. Intervistiamo per voi i leader di settore, svelandone strategie, impostazioni e focus d’azione. La tecnologia al servizio di società più eque ed inclusive non è uno slogan privo di contenuti, ma un obbiettivo concreto.
Del resto le aspettative dei cittadini sono elevate e impossibili da ignorare: una ricerca del World Economic Forum realizzata assieme a Ipsos ha svelato che l’86% delle persone intervistate vorrebbe miglioramenti significativi in termini di inclusività ed equità sociale.
01net ha quindi deciso di intervistare le aziende più prestigiose del mercato It, chiedendo loro in che modo è cambiato il loro modello di business per accogliere queste importanti istanze.
Ha risposto alle nostre domande Paolo Ferri, CEO e founder di wecity, piattaforma che premia ogni forma di mobilità sostenibile attraverso programmi di incentivi e gamification, finalizzati a generare un cambio comportamentale negli utenti e favorire così sempre di più gli spostamenti a piedi, l’uso della bici e del trasporto pubblico a scapito dell’auto privata.
La Corporate Social Responsibility sta determinando importanti cambiamenti nel modo di operare e produrre delle organizzazioni. Etica e profittabilità sono ancora temi opposti, oppure possono convivere con successo?
A seguito della pandemia wecity nel 2020 si è trasformata in Società Benefit (SB): questo la dice lunga sul rapporto etica/profit che conduciamo in azienda.
Wecity si propone di generare un cambio comportamentale nelle aziende, nelle PA e nei cittadini favorendo gli spostamenti green e certificando la CO2 risparmiata grazie a strumenti di AI.
La nostra responsabilità è prima di tutto ambientale, poiché la tutela dei diritti di ciascuno passa anche dalla tutela dell’ambiente in cui viviamo e lavoriamo, che può e deve essere preservato anche con semplici ma opportuni cambiamenti nei nostri stili di vita.
A volte si pensa che i due concetti siano in contrapposizione: in realtà si può trarre profitto anche da una migrazione verso comportamenti etici, perché oggi abbiamo a che fare con sempre più consumatori e utenti finali attenti e responsabili che scelgono di investire i propri soldi in realtà virtuose.
Nel nostro caso, wecity si propone di generare un cambio comportamentale nelle aziende, nelle PA e nei cittadini favorendo gli spostamenti green e certificando la CO2 risparmiata grazie a strumenti di AI. E questo è possibile proprio perché c’è chi è disposto a incentivare, anche economicamente, questi comportamenti per un benessere collettivo.
Un progetto già operativo riguarda infine l’emissione di CO2 Coin per la CO2 risparmiata grazie ai comportamenti virtuosi: quale concetto combina meglio di questo profittabilità ed etica?
Essere inclusivi e aperti ad ogni tipo di minoranza: un’affermazione che, in passato, è stata più dichiarazione di principio che concreta realtà. Quali sono le vostre policy da questo punto di vista?
Per ora siamo una micro impresa, formata da 10 persone tra soci e collaboratori, quindi i numeri per fare delle vere e proprie statistiche ancora non ci sono.
Crediamo molto nella forza della collettività e anche nella cultura dell’esempio.
Nel nostro piccolo però abbiamo il 50% di uomini e il 50% di donne, e poniamo grande attenzione nel bilanciare il lavoro con gli altri aspetti della vita quotidiana: per esempio crediamo fortemente nello smart working (siamo un team full remote) e siamo estremamente flessibili nella scelta degli orari lavorativi. Quello che conta è aver chiaro dove si vuole arrivare e come misurare i progressi verso l’obiettivo.
Parlare di responsabilità sociale sarebbe impossibile senza riflettere sull’integrazione con le comunità in cui le società operano. Che progetti avete per il nostro Paese?
Tutti i nostri progetti, a partire dai Bike to Work fino ai Bike to School, sono per loro stessa natura integrati nelle comunità perché coinvolgiamo pubbliche amministrazioni, scuole e aziende in challenge dedicate che stimolano una sana competitività al loro interno. Crediamo molto nella forza della collettività e anche nella cultura dell’esempio.
Una realtà come il comune di Legnano, per esempio, è un caso eccellente che dimostra come l’insieme di buone pratiche e più progetti interconnessi possa portare benefici collettivi di lunga durata e ricadute positive sull’intera comunità sia nel breve periodo (con incentivi economici per chi adotta comportamenti virtuosi) sia sul lungo (adozione continuativa di quei comportamenti e miglioramento della salute psicofisica).
Il welfare aziendale, molto sviluppato nelle nazioni del nord Europa, ha fatto fatica ad affermarsi in modo organico in Italia. Nelle vesti di leader It, in che modo agevolate la vostra forza lavoro?
Orari flessibili, lavoro da remoto, fornitura della tecnologia necessaria per sviluppare i task assegnati. Questi sono al momento gli aspetti principali per una piccola società come la nostra.
In ultimo, impossibile non parlare di sostenibilità ambientale, anche alla luce della COP26 e della fortissima sensibilità sulle tematiche da parte dell’opinione pubblica. Come avete progettato la vostra roadmap per ridurre la vostra impronta ecologica?
Wecity è, di fatto, uno strumento al servizio di imprese ed amministrazioni pubbliche per ridurre la loro impronta ecologica.
Noi non potevamo essere da meno.
Oltre ad applicare per primi le strategie di mobilità che proponiamo ai nostri clienti (riduzione degli spostamenti, uso della bici e del trasporto pubblico), vogliamo arrivare ad azzerare la nostra principale fonte di emissioni, ovvero usare elettricità da fonti rinnovabili per i server che fanno funzionare i nostri servizi.