Responsabilità sociale di impresa, in inglese CSR: è la sfida del momento (e del futuro) con cui dovranno fare i conti tutte le organizzazioni, e il mondo It non fa certo eccezione. Intervistiamo per voi i leader di settore, svelandone strategie, impostazioni e focus d’azione. La tecnologia al servizio di società più eque ed inclusive non è uno slogan privo di contenuti, ma un obbiettivo concreto.
Del resto le aspettative dei cittadini sono elevate e impossibili da ignorare: una ricerca del World Economic Forum realizzata assieme a Ipsos ha svelato che l’86% delle persone intervistate vorrebbe miglioramenti significativi in termini di inclusività ed equità sociale.
01net ha quindi deciso di intervistare le aziende più prestigiose del mercato It, chiedendo loro in che modo è cambiato il loro modello di business per accogliere queste importanti istanze.
Ha risposto alle nostre domande Alessandro Arrigo, CEO e cofounder dello startup studio italiano Startup Bakery.
La Corporate Social Responsibility sta determinando importanti cambiamenti nel modo di operare e produrre delle organizzazioni. Etica e profittabilità sono ancora temi opposti, oppure possono convivere con successo?
Innovazione e sostenibilità per noi vanno di pari passo. È per questo che tutte le nostre iniziative rispondono ad almeno uno dei Sustainable Development Goals dell’ONU ed è per questo che vogliamo abbattere la nostra impronta ambientale, già contenuta grazie alle nostre politiche aziendali. Per un’azienda essere sostenibile spesso significa generare nel breve periodo rendimenti inferiori ma è un investimento ineluttabile. Non si può diventare più sostenibili se non innovando.
Per questo motivo selezioniamo solo le idee di business che dimostrino di avere un impatto positivo per le persone e per il nostro pianeta. Stimoliamo l’applicazione di politiche sostenibili per tutte le startup, favorendone l’aderenza ai criteri ESG (Environmental, Social & Governance).
Infine, Startup Bakery non offre una “vetrina” di startup esistenti ma crea nuove imprese da zero investendoci direttamente. Si regge sulle exit quindi non mantiene “in casa” le iniziative. L’obiettivo è quello di “servire” all’ecosistema imprenditoriale soluzioni già pronte in ottica open innovation.
A differenza di acceleratori e incubatori, lo startup studio è founder di ogni iniziativa e per questo applica in modo seriale strumenti, competenze e metodologie già presenti nel team dello studio. Affianca ogni co-founder in tutte le fasi, dalla raccolta alla exit, rendendolo via via sempre più indipendente.
Nelle fasi preliminari, grazie anche ad una piattaforma proprietaria ad avanzate capacità di raccolta ed elaborazione dei dati di mercato, individua nicchie di interesse in cui gemmare la startup, mentre la validazione ciclica dei progetti avviati è garantita in fasi successive dall’applicazione del metodo lean. Darsi un metodo per evitare di creare cose che non servono è anche un modo per evitare di sprecare risorse.
Tra i suoi asset:
- Coinvolgimento. SB coinvolge i partner industriali (aziende medio-grandi) fin dalla fase di creazione della startup e insieme a loro ne valida il modello di business. In questo modo è in grado di raccoglierne anche l’interesse per una successiva acquisizione, creando così le condizioni migliori per una exit di successo. Al contempo, il partner industriale ha visibilità sull’approccio operativo e ciò consente di semplificare e velocizzare l’integrazione delle startup, abbattendone i relativi costi.
- Condivisione del rischio. Diversamente da alcuni attori del mondo dell’innovazione, Startup Bakery non è un advisor, ma un socio attivo che oltretutto investe direttamente nelle startup che crea, e ha un interesse diretto nel successo di ogni iniziativa.
- Orizzonte di investimento. Startup Bakery punta a realizzare più eventi di liquidità nel ciclo di sviluppo delle startup, in modo da generare ritorni in tempi ridotti rispetto agli investimenti tradizionali early stage.
Essere inclusivi e aperti ad ogni tipo di minoranza: un’affermazione che, in passato, è stata più dichiarazione di principio che concreta realtà. Quali sono le vostre policy da questo punto di vista?
Applichiamo il framework Holacracy, che mette al centro le persone e i loro bisogni. Questo, unito ad un approccio marcatamente data-driven, ci permette di affermare che chiunque si senta in condizione di mettersi in gioco per raggiungere gli sfidanti obiettivi del gruppo è più che benvenuto/a.
Parlare di responsabilità sociale sarebbe impossibile senza riflettere sull’integrazione con le comunità in cui le società operano. Che progetti avete per il nostro Paese?
L’Italia presenta un deficit innovativo importante, che purtroppo il venture capital puramente finanziario non è in grado di colmare. Noi costruiamo startup con approccio più industriale, mantenendo i valori delle stesse assorbibili dal nostro tessuto imprenditoriale.
In Italia sono poche le realtà che si possono permette di acquisire startup unicorno in ottica Open Innovation ed in questo modo le nostre aziende non innovano, intrappolate tra classiche politiche di “make or buy”, che risultano parimenti inefficienti (soprattutto per i budget delle PMI).
Noi produciamo startup già in ottica di assorbimento da parte di un partner industriale, non necessariamente “grande”, favorendo così il diffondersi di innovazione concreta, tangibile e sostenibile nelle aziende italiane.
Il welfare aziendale, molto sviluppato nelle nazioni del nord Europa, ha fatto fatica ad affermarsi in modo organico in Italia. Nelle vesti di leader It, in che modo agevolate la vostra forza lavoro?
Il work-life balance di cui si parla tanto è indispensabile e contribuisce alla creazione di un clima aziendale sereno e collaborativo che attrae e trattiene i top talent.
La gerarchia crea colli di bottiglia. Noi stessi siamo una startup, quindi non abbiamo un vero e proprio programma di welfare evoluto ma adottiamo il sistema olocratico (holacracy) per far sì che ogni persona si senta valorizzata. L’olocrazia è un modello organizzativo di governance nel quale l’autorità e le decisioni sono distribuiti nell’ambito di una olarchia di gruppi auto-organizzati con autorità distribuita anziché fissati in un modello gerarchico di tipo manageriale. Questo garantisce indipendenza a tutte le componenti del gruppo, valorizzandone le singole professionalità e responsabilizzandole verso i risultati attesi. Inoltre aiuta l’Amministratore Unico a condividere le decisioni con le persone di cui si fida, garantendo nel contempo chiarezza su tutte le responsabilità identificate, per le quali si può procedere a prescindere dalla sua successiva approvazione.
Inoltre, poiché siamo nati in modalità full-remote, chi lavora e collabora con noi è libero di scegliere liberamente se farlo da remoto oppure no. Quello che conta sono gli obiettivi che, peraltro, sono costruiti assieme al team e non imposti dall’alto. Questo è il miglior modo che abbiamo trovato per creare un ambiente di lavoro nel quale sviluppare benessere, oltre che software B2B. Il work-life balance di cui si parla tanto è indispensabile e contribuisce alla creazione di un clima aziendale sereno e collaborativo che attrae e trattiene i top talent.
In ultimo, impossibile non parlare di sostenibilità ambientale, anche alla luce della COP26 e della fortissima sensibilità sulle tematiche da parte dell’opinione pubblica. Come avete progettato la vostra roadmap per ridurre la vostra impronta ecologica?
Siamo partner di Up2You. Tramite loro siamo un’azienda certificata Zero Carbon Footprint.
Nel 2021 abbiamo abbattuto la Carbon Footprint di 2.000 Kg di CO2 sostenendo 4 progetti certificati: tre per la protezione e preservazione della flora e della fauna in Brasile, Zambia e Zimbabwe e uno per la riduzione delle emissioni CO2 nelle zone rurali della Cina.
Per un’azienda essere sostenibile spesso significa generare nel breve periodo rendimenti inferiori ma è un investimento ineluttabile. Non si può diventare più sostenibili se non innovando.
Più precisamente, Startup Bakery sostiene il progetto Maísa REDD+ che viene portato avanti a Moju (Pará State, Brasile) in una regione di grande importanza per la biodiversità amazzonica, con lo scopo di promuovere la preservazione forestale; il secondo progetto, lo Heqing Solar Cooker Project, è condotto a Heqing (Cina) e permetterà ai residenti rurali di abbandonare il combustibile fossile usato nella cottura quotidiana e nella bollitura dell’acqua, utilizzando al suo posto energia solare ed evitando così emissioni di CO2; con il terzo, il Lower Zambezi REDD+ Project, lo Studio proteggerà oltre 40.000 ettari di bosco di miombo, assicurando al contempo la produzione agricola su diverse centinaia di ettari in Lower Zambezi (Zambia); il quarto progetto sostenuto, il Kariba REDD+ Project, condotto in Zimbabwe, aiuterà la popolazione locale a promuovere attività di conservazione dell’area forestale ovvero boschi di mopane e miombo, ma anche una variegata fauna selvatica come elefanti africani, leoni e leopardi.
Abbiamo inoltre business idea che vanno anche in questa direzione, come per esempio una soluzione Saas per EV charging platform.