Per l’It nei primi tre mesi dell’anno perdite del 25,8% e del 7,7% in confronto al Q1 e al Q4 2009.
«Una sensazione di primavera fredda». Al di là di una meteorologia da sempre instabile in questo periodo dell’anno, la chiave di lettura che Giogio Rapari ha dato ieri alle anticipazioni dell’Assintel Report 2010 lasciano adito a pochi dubbi.
In procinto di recarsi a Roma il prossimo 12 maggio dove, presso la sede di Confcommercio, la Commissione Innovazione e Sviluppo d’Impresa presenterà il Manifesto dell’Innovazione al cospetto del ministro Brunetta, il presidente dell’Associazione nazionale di riferimento delle imprese che operano nel comparto Ict si è, come di consueto, accompagnato ad Alfredo Gatti, managing partner di Nextvalue, in una presentazione impietosa del mercato It italiano.
Non solo per quel -7,7% con cui l’Information technology di casa nostra ha chiuso i primi tre mesi dell’anno in corso, rispetto all’ultimo trimestre del 2009. E forse nemmeno per quel pesantissimo -25,8% che il primo quarter dell’anno ha riportato nel confronto con il medesimo periodo dell’esercizio precedente.
A pesare come un macinio è l’ennesima constatazione di Rapari che «l’attuale Governo di sostegni all’innovazione non ne dà». La denuncia non è nuova, come pure la volontà di Assintel di «concentrare gli sforzi affinché l’innovazione e la ricerca diventino due elementi fondamentali e distintivi per lo sviluppo del nostro Paese». Uno slogan già sentito, ma dai connotati ancora più incisivi, se si considera che i contratti della categoria sono in scadenza e che l’Associazione sta lavorando per rendere autonomo il contratto di lavoro delle It e delle Tlc rispetto al terziario all’interno del quale è attualmente inserito.
Inquadrato un contesto mondiale «in cui le corporation americane sono tornate a proiettare outlook di breve termine positivi, Cina e India stanno riequilibrando l’export e i consumi interni e il Brasile ha cominciato nuovamente ad attrarre enormi investimenti», lo scenario tratteggiato da Alfredo Gatti parla anche di un’area grigia, quella dell’euro, «dove la moneta e il sistema economico è uno solo, ma i segnali di ripresa sono a macchia di leopardo».
Ma a essere inquadrata è anche una “nuova normalità” in cui, se è vero che “il peggio è passato”, è altrettanto indubbio che «per tornare a crescere occorre tempo e che, all’uscita dalla crisi, l’It si riposizionerà su valori e caratteristiche ben diverse da quelle iniziali». A dirlo, per l’Italia, sono «i preoccupanti livelli di investimento che, a livello complessivo, sono diminuiti del 12,6% nel 2009, evidenziando una lentissima ripresa che non ci riporterà, comunque, ai livelli precedenti, nonostante gli indicatori anticipatori siano tutti positivi».
A non dare segni di ripresa è, invece, il livello di occupazione, «che – ribadisce Gatti – si riflette sui consumi, in quanto il potere d’acquisto delle famiglie rimane basso mentre i prezzi delle materie prime crescono in maniera più rapida quando sono corrisposti in euro».
Dal punto di vista dei decisori It, ossia dal modo dell’offerta costituita da società che producono software e servizi, il monitoraggio fornito a Nextvalue da un panel informale, ma numericamente rilevante, evidenzia una dato puramente qualitativo secondo il quale «nei primi tre mesi del 2010 si sono verificati cenni di ripresa, ma i prossimi 6-9 mesi saranno i peggiori, specialmente per il crollo delle tariffe sotto la pressione dei grandi spender, banche in primis». Questo, ancora per Gatti, la dice lunga sul sistema italiano delle tariffe It, «che sono le più basse a livello europeo». Peccato, però, che in mancanza di un riequilibrio su quest’ultime, l’attuale sistema della domanda non sia più così flessibile da riuscire a ribilanciare la crisi. «Con questo – tiene a precisare Gatti – l’industry dell’Information technology è un settore di mercato estremamente elastico e riesce a reagire meglio di altri, tanto che la nostra fiducia non viene meno, anche se la torta da spartirsi è molto più piccola».
A livello di spesa It per segmenti di mercato, paragonate al 3° e al 4° trimestre del 2009, le crescite relative ai primi tre mesi di quest’anno registrano un ritorno in territorio positivo di Telco e Media, mentre Sanità e Utility confermano un trend anticiclico rispetto alla crisi promuovendo investimenti di tipo infrastrutturale. «In questo quadro, anche le banche stanno ritornando in territorio positivo seguite da assicurazioni e logistica e trasporti, mentre i budget della spesa nella Pubblica amministrazione sono fermi da tre anni».
Uno sguardo sulla focalizzazione dei Cio vede realizzarsi il passaggio da un’It efficiente a un’It produttiva che, tradotto in soldoni, suona come una metamorfosi “dall’avere di più a minor costo” “ad avere meglio con meno sforzi“.
«Ecco che allora – sottolinea Gatti – a farsi largo non è l’innovazione, ma la produttività, in quanto reale necessità delle aziende che parlano la lingua dell’It oggi».
Le stesse che mostrano una sempre più spiccata consapevolezza che gli investimenti e i ritorni devono essere misurabili tant’è, che nel 2010, le tecnologie più in auge si chiamano virtualizzazione – «in tutti i suoi aspetti» – e cloud computing. Così, se la sicurezza è pervasiva di tutto il resto e a farsi avanti sono anche Web 2.0, tecnologie mobile e content management, a segnare il passo sono l’It governance e l’Extended Erp. «Senza dimenticare – è la logica conclusione – che se si vogliono proteggere gli asset in questi nuovi e mutati scenari, l’unica vera focalizzazione che non deve mancare è quella sul cliente, mentre agire sulla complessità organizzativa e strutturale vuol dire anche trovare nuove forme di collaborazione». Ma non è tutto. «Per migliorare le performance occorre lavorare sulla struttura dei prezzi e dei costi gestendo la liquidità e smettendo di regalare soldi alle banche».
Anche perché, ed è chiaro a tutti, le rendite da posizione non bastano più e, anche se la speranza è l’ultima a morire, aspettare che l’It esca dagli uffici non conviene più.