Dagli «invalsi» dei datacenter esce un’Italia lontana dal cloud

Da un’indagine Oracle-Quocirca su 919 Cio mondiali esce un Paese a metà strada fra la sistemazione dei silos informativi e il consolidamento. Poca virtualizzazione. Sostenibilità con scarso appeal.

Autovalutazione. Sulla base di questo principio Quocirca, su commissione di Oracle, a marzo ha fatto partecipare 919 Cio mondiali a un censimento sullo stato dell’arte dei loro datacenter.

A loro è stato fornito un questionario molto articolato e profondo, ruotante sugli assi della flessibilità, della sostenibilità energetica e dell’allineamento al business delle strutture.

Il fine è stabilire un indice (Next generation datacenter index), da ritarare con periodicità e così fotografare il percorso di evoluzione dei centri verso la massima fase evolutiva, che ovviamente è quella del cloud.

Di fotografia si tratta, dunque. Ed è ben ferma. L’autovalutazione prevedeva l’assegnazione di un punteggio da 0 a 10 per ogni voce del test.
La media mondiale risultante è di 5,28. Quella espressa dai 100 Cio italiani è 4,50. Il nostro Paese, che è una delle nove aree in cui è stato suddiviso l’indice, è sopra solamente quello paesi del Medio Oriente, dietro a Spagna e Francia. Stanno sopra la media Germania e Svizzera, che raggiungono il 6, Paesi nordici, Usa, Benelux e Uk.

L’Italia, dunque, esprime un indice di immaturità del datacenter, che ha i propri determinanti in tutte e tre le aree sondate dal test, come illustratoci dal country leader delal Systems Bu di Oracle Italia, Sergio Esposito.

Sotto il profilo della flessibilità, sebbene 7 Cio su 10 sentano l’esigenza di cambiare il datacenter, quantomeno in direzione del consolidamento, fase propedeutica a quelle dell’ottimizzazione e del cloud.
Ma la gestione picchi non è organizzata (uno su due ci mette mezza giornata a governarli), le piattaforme sono poco omogenee, non si fa system management, nel senso dell’automazione e la virtualizzazione, se c’è, non è negli ambienti run time, critici.

La sostenibilità energetica è un principio tutt’altro che formalizzato, così come la voglia di capire quanto consuma realmente un datacenter. L’utilizzo della potenza computazionale è superiore al 51% per un Cio su cinque. E la visibilità sui picchi di utilizzo è scarsa, segno evidente che le informazioni in merito alle esigenze di business o rimangono in mano alle linee, o non sono tradotte in pratica dall’It.

Proprio il sempre evocato allineamento con il business è più che altro una collaborazione. Si registratno ancora tante interruzioni al sistema, anche se pianificate, si fa tanta gestione manuale, gli automatismi latitano.

E il cloud? Grosso modo uno su dieci ci ha messo le mani e qualche entusiasta c’è (5%). Ma in varia misura, tanti ci ragionano, ascoltano quello che i vendor hanno da dire, lo studiano, molti (oltre il 25%) faticano a trovargli spazio nella propria infrastruttura It.

Il rapporto si scarica qui

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