Arrivano superchip ad anima plurima. Per distinguersi significativamente dal passato, le nuove generazioni di elaboratori richiedono un ripensamento totale nello sviluppo di hardware e software dei sistemi informatici.
Nel 2006 l’Intel Development Forum compie dieci anni.
Come spesso
accade, non c’è grande attesa per rivoluzioni nei prodotti, che si vedranno
solo nel 2007.
L’apertura di questa edizione è completamente incentrata sul
risparmio energetico.
È questa infatti la voce sotto la quale va letto
l’intero programma, dai nuovi annunci sulla tecnologia dei transistor, dei core,
dei microprocessori e dei sistemi interi.
L’elemento generale più
immediatamente comprensibile è la centralità dell’architettura che con vari
nomi fu Pentium III, poi Banias, quindi Pentium M ed ora è Core.
Le sue
caratteristiche sono tenute abbastanza segrete da Intel, che però ha
specificato alcuni punti importanti, almeno nell’organizzazione delle
innovazioni.
Due Core, un’anima
Seguendo la
presentazione di apertura di Justin Rattner, Cto di Intel, abbiamo appreso che
Core ha un consumo energetico per istruzione costante all’aumentare delle
prestazioni. L’architettura attuale in Core Duo è stata migliorata in cinque
punti: l’ottimizzazione dinamica dell’esecuzione, che sul Pentium M era fatta a
livello di frazioni di istruzioni singole (microfusion), è ora portata su
istruzioni complete (macrofusion), che talvolta vengono eseguite collettivamente
con un solo ciclo. La stessa cosa accade per tutte le istruzioni SSE, ora
eseguite in un solo ciclo. La gestione della cache viene migliorata
significativamente grazie alla “memory disambiguation”, un approccio che
ottimizza la scelta delle occorrenze positive. Secondo i rappresentanti di Intel
queste modifiche sono di primaria importanza, mentre è nostra impressione che,
benche’ importanti, possano rientrare in una seconda fascia. Grande risalto è
stato dato anche alla gestione del consumo internamente al chip, che viene via
via ridotto. Sul desktop, il primo doppio processore di Intel è stato il
Pentium D, ben poco integrato.
È ora giunto Conroe, con due core e una
cache unica; per il primo trimestre del 2007 si attende Kentsfield, un quad-core
composto da due Conroe.
Ogni chip avrà il suo chipset.
Finora non è
stata data nessuna informazione sulle future implementazioni del controller di
memoria di questi chip, un punto sul quale AMD, concorrente unico di Intel, è
superiore.
Sarà mai TeraComputing?
Guardando più
in là, l’attuale tecnologia dovrebbe portare a chip con decine di core, o anche
centinaia, entro la fine della decade. È questo l’aumento di potenza che viene
definito Teracomputing. L’affermazione e’di quelle forti, anche se viene in
parte smorzata da una considerazione: non c’è ancora il software per sfruttare
una tale potenza.
Ma la grande scoperta è che al diminuire dei consumi del
microprocessore, aumenta l’incidenza dell’intero sistema, coinvolgendo anche
l’intera piattaforma e la scrittura del software. Solo sviluppando approcci alle
volte innovativi, alle volte evolutivi, si potrà migliorare l’impiego dei
sistemi in modo da rendere possibile l’effettivo sfruttamento dei sistemi a
molti core.
Si va quindi verso uno sviluppo del software completamente
diverso da quello odierno, altrimenti il multicore avrà un impatto ridotto.