A confronto i direttori IT di Adecco Italia, Costa Crociere, Vodafone Italia e Tnt Post sul tema dell’integrazione dei dati aziendali. Dove i buoni propositi si scontrano con la realtà.
Dati sugli investimenti It alla mano, il country manager di Informatica Software Italia, Fredi Agolli, non ha dubbi. Lo sguardo anche oltre i confini nazionali, parla di aziende che aprono i cordoni della borsa per infrastrutture e applicazioni, molto meno per finanziare l’introduzione di strumenti per l’integrazione dei dati aziendali. Ma si era da tempo stabilito che il potere è in mano a chi possiede, gestisce e controlla l’intero ciclo di vita dei dati, così da fornire informazioni coerenti e tempestive e in linea con le esigenze del business?
La domanda è rivolta al drappello di responsabili dei sistemi informativi intervenuti in occasione della recente tavola rotonda “Cio Evolution 2011” organizzata in collaborazione con Business International e alla quale Informatica ha partecipato cercando di interpretare i trend in atto. I risultati sono solo a tratti incoraggianti perché, che si parli di Public sector, di aziende dell’alimentare o di colossi della telefonia, gli strumenti tecnologici adottati per essere competitivi sottendono a regole del tutto soggettive.
Ma Agolli non desiste e mette sul piatto degli astanti un’offerta Soa-based data services indipendente dai sistemi in uso in azienda e in grado di virtualizzare l’accesso al dato in “near real time” per fornire «dati tempestivi, certificati e pertinenti». Peccato che quello che sulla carta appare senz’altro come un approccio sensato, debba scontrarsi con una realtà che hanno a che fare con «una moltitudine di utenti a cui corrispondono altrettante informazioni e dati che, messi insieme, compongono un ordine che non è “a catalogo”».
A farlo notare è Stefano Abbiati, Cio di Adecco Italia, colosso svizzero della gestione delle risorse umane, che fa del giusto matching fra domanda e offerta di lavoro il proprio business. Per identificare le persone, Adecco si affida a una profilazione basata su circa 200 caratteristiche, frutto un approccio a due step «adottato nel ’99 e tuttora in uso», che prevede un approfondimento diretto rispetto alla prima qualifica generica fornita dai quasi 4 milioni di candidati univoci presenti nel database aziendale.
In ottica di cost saving, il desiderata di Abbiati è una mappatura che «permetta di usare il profilo espresso dai candidati e di chiamarli solo quando si presenta l’occasione lavorativa più adatta a un determinato profilo». Il passaggio auspicato nell’industry di riferimento muove, dunque, «da una mappatura strutturata a mano, e realizzata in base a un vocabolario interno, a un processo di autodescrizione al quale applicare strumenti di semantica e sinonimia».
Ma per un Abbiati che chiede strumenti per interpretare dati non strutturati, c’è anche chi, come Davide Orengo, manager of It Systems for Technical Operations di Costa Crociere, elenca tutta una serie di problemi correlati all’It che dovrebbe essere a supporto del business. «Nella nostra realtà – conferma il manager – vanno contemplati tutti i sistemi informativi del Crm e la supply chain a supporto delle cruiser e technical operation per governare l’operatività e la manutenzione dell’intera flotta composta da 14 navi a cui, entro il 2012, andranno ad aggiungersene altre due».
Qui, l’organizzazione It si occupa interamente della gestione delle risorse umane impiegate nelle direzione dei sistemi di data warehouse e Business intelligence, ma anche dei Web system (dei quali Orengo fa parte – ndr), del finance e delle infrastrutture. Per tutti esiste un unico budget, che fa esclusivamente capo all’It e che, per questo, «deve essere affidabile, tempestivo e ottimizzato dal punto di vista dei costi di implementazione e di gestione dei dati».
Gli stessi della cui rilevanza è Costa Crociere a occuparsi direttamente, «in quanto rappresentano il driver di tutte le implementazioni di Business analytics da realizzare» conferma Orengo sottolineando come ai fornitori sia, invece, demandata l’affidabilità e la tempestività dei dati forniti e che non vanno persi nelle varie transazioni. Anche per questo, a un approccio basato su piattaforma, come quello proposto da Informatica, Costa Crociere contrappone la necessità di ricorrere ad applicazioni e integrazioni di tipo “custom” per rispondere a un business costantemente “in progress”.
Un approccio corrisposto da Vodafone Italia, di cui Stefano Takacs, in qualità di head of Galileo operations center, riferendosi al mercato europeo, ha evidenziato le difficoltà maggiori «ossia, il mantenimento del livello di efficienza di un’organizzazione globale nell’integrazione di nuove country». In ottica di sinergia, qualche anno fa, sempre a livello europeo si è provveduto all’integrazione di tutti i datacenter in due asset localizzati a Düsselfor e a Milano.
«Al loro interno – conferma Takacs – si provvede alla gestione di tutti i servizi dedicati agli utenti, sia privati che professionali, attraverso circa 12.000 server, 55.000 Cpu, quasi 5.000 istanze di database per un dimensionamento storage prossimo ai 12 Petabyte, mentre dal punto di vista applicativo, lo sviluppo è strettamente connesso alle peculiarità dell’offerta locale». E se in ottica di dati, real time, affidabilità e rilevanza sono da dare per scontati per soddisfare i livelli di customer satisfaction sui quali Vodafone basa il proprio core business, è sul restore e il backup delle informazioni che si concentra l’attenzione di Takacs.
Un aspetto cruciale che, nel mondo postale, dove i track & trace si traducono in dati da manipolare, si traduce nella necessità di poter fornire livelli di servizio certificati e garantiti. A dirlo è Tnt Post, realtà con circa 1.500 dipendenti che, in Italia, si sviluppa su un network prossimo ai 3.700 postini tramite un modello di affiliati che operano nel mercato postale e in altri segmenti di recente liberalizzazione. «Nel nostro caso – spiega Massimo Bollati, Ict, facility & security director di Tnt Post – si tratta di un business di tracciatura che ha inizio con la stampa del documento da spedire e si conclude con il suo delivery nella cassetta postale».
Basta considerare i quasi 300 milioni di buste e una media di circa 500 milioni di fogli stampati annualmente per comprendere come la rilevanza e l’analisi del dato assumono, per realtà come Tnt Post, un ruolo fondamentale. Va da sé che per tutti i testimonial, nessuno escluso, la modalità di fruizione d’eccellenza per i servizi di nuova generazione, muove sul terreno del private cloud, anche perché «il dato va condiviso e messo a frutto, ma ognuno al proprio interno».