Sbloccata la prima tranche di fondi, che verranno erogati nei prossimi 12 mesi per saldare il debito contratto dalle Pubbliche amministrazioni con le aziende fornitrici di beni e servizi, che è stimato sui 90 miliardi di euro. Ma per la Cgia di Mestre tale debito ammonterebbe a 130 miliardi.
Il
Consiglio dei ministri ha approvato il decreto legge che dà il via libero al
pagamento di 40 miliardi di debiti della pubblica amministrazione nei confronti
di imprese e banche su un totale che oscilla
tra i 90 e i 130 miliardi di euro. La ripartizione dei fondi avverrà a partire
dal 15 maggio. Ulteriori
tranche arriveranno con la legge di Stabilità per il 2014.
Entro il 31 maggio 2013 le Pa
debitrici dovranno comunicare alle imprese creditrici il piano dei pagamenti.
Per le citate procedure non sarà necessaria la richiesta di certificazione
da parte delle imprese creditrici, ma sarà responsabilità diretta
dell’Amministrazione identificare i soggetti creditori e gli importi da pagare.
In caso di richiesta di pagamenti per importi superiori alle disponibilità,
le Amministrazioni seguiranno il criterio dell’anzianità del credito scaduto:
prima i crediti non ceduti pro soluto in ordine di “anzianità”, poi i crediti
ceduti pro soluto in ordine di “anzianità”.
Le Amministrazioni sono tenute a rispettare precisi obblighi a garanzia
delle imprese creditrici, sia per quanto riguarda il ricorso all’anticipazione
da parte del Fondo, sia per quanto concerne l’utilizzo delle somme anticipate
dal Fondo esclusivamente per il pagamento dei debiti commerciali precedenti al
31 dicembre 2012.
Al fine di garantire l’effettiva disponibilità per le imprese creditrici
delle somme anticipate dal Fondo, queste non possono essere oggetto di
pignoramento o altro atto esecutivo.
Nel contempo la Cgia di Mestre, dopo aver analizzato la Relazione
della Banca d’Italia presentata nei giorni scorsi alla Camera dei Deputati, ha
scoperto che i 91 miliardi di euro che l’Istituto di via Nazionale ha stimato
in questo rapporto sono stati calcolati attraverso un’indagine campionaria
condotta solo sulle imprese con più di 20 addetti.
“Ciò vuol
dire che le aziende con meno di 20 addetti – segnala il segretario della Cgia
di Mestre, Giuseppe Bortolussi – che rappresentano il 98%
del totale delle imprese presenti nel nostro Paese, non sono state monitorate.
Pertanto, i 91 miliardi di debiti in capo della Pubblica amministrazione sono
decisamente sottodimensionati, visto che non tengono in considerazione gli
importi che le piccole e micro imprese devono incassare dallo Stato centrale e
dalle Regioni e gli Enti locali. Nonostante siano centinaia di migliaia i commercianti,
gli artigiani e i piccoli imprenditori che forniscono materiali o servizi ed eseguono
manutenzioni o ristrutturazioni in moltissimi Comuni, nelle scuole o negli
ospedali, a queste imprese non è riconosciuta nemmeno la dignità statistica”.
Oltre al
mancato monitoraggio delle aziende con meno di 20 addetti, la Cgia sottolinea
che nell’indagine redatta dalla Banca d’Italia non sono incluse neppure le
imprese operanti nei servizi sociali e sanitari che, come sottolinea la
Relazione stessa, sono attività che intrattengono scambi commerciali intensi
con le Amministrazioni pubbliche. Inoltre, l’indagine è relativa al 31-12-2011,
quindi è presumibile che ad oggi l’importo complessivo del debito sia cresciuto
di qualche miliardo.
Sempre secondo una stima della Cgia di Mestre, sono oltre 15.000 le imprese italiane che dall’inizio della crisi alla fine del 2012 sono fallite a
causa dei ritardi dei pagamenti. A seguito di queste chiusure, il numero dei
posti di lavoro persi si aggirerebbe attorno alle 60.000 unità.