Dal primo settembre vietato il commercio di tutti i modelli, anche quelli al di sotto dei 60 W. Le norme europee per la riduzione dei consumi elettrici decretano la fine di un dispositivo che per decenni ha trasformato in luce solo il 5-10% dell’energia assorbita.
Per le vecchie lampadine a incandescenza non c’è più storia: da domani, infatti, scatterà il divieto di vendere le ultime rimaste in commercio, quelle di potenza inferiore a 60 watt. È l’ultimo atto della direttiva comunitaria sull’eco design (del 2005, entrata in vigore nel 2009). Da qualche anno, infatti, è iniziato il ritiro progressivo dai negozi delle lampadine nate oltre 130 anni fa dal genio di Edison. Sono poco efficienti e inquinano troppo, secondo Bruxelles, perché trasformano in luce soltanto il 5-10% dell’energia elettrica che consumano, mentre tutto il resto si disperde nell’ambiente sotto forma di calore. Le lampadine fluorescenti a elevato rendimento, invece, utilizzano il 65-80% in meno di energia, a parità di resa luminosa; permettendo così notevoli risparmi sulle bollette, nonostante costino di più.
Le prime incandescenti bandite sono state quelle di potenza superiore a 100 watt, per arrivare alla sparizione completa di questa tecnologia dal primo settembre 2012 (escluse ovviamente le giacenze di magazzino). L’obiettivo dell’Europa è ridurre sensibilmente i consumi elettrici e quindi le emissioni di CO2. La Commissione Ue ha stimato che, nel 2020, si potrebbe risparmiare l’equivalente dell’energia richiesta da 11 milioni di famiglie in un anno, grazie alle lampadine a basso consumo. Le emissioni di CO2, inoltre, calerebbero per 15 milioni di tonnellate ogni dodici mesi. Sempre secondo le stime europee, ogni famiglia può risparmiare almeno 50 euro l’anno, sostituendo tutte le lampadine di casa con quelle più efficienti in commercio.