Pec, cartaceo difficile e assemblee: tre facce della dematerializzazione nelle proposte di Siav, Maggioli e Dedagroup.
Il passaggio al digitale coinvolge molteplici fonti, documentali in senso ampio, e benché disponibile già da molti anni spesso non è ancora stato implementato né nelle aziende, né nella Pa. E’ quindi normale che insieme a soluzioni innovative per tecnologia o normativa le aziende fornitrici propongano anche soluzioni a problemi ben noti.
Gestione del flusso della Pec, dematerializzazione della corrispondenza e sportello virtuale sono i tre pacchetti specifici dedicati da Siav a soluzioni specifiche finora demandate ad integrazioni non pacchettizzate. “Già oggi noi abbiamo tre applicativi quali Koinè, Sinthesi ed Ergon”, dettaglia Giovanni Seno, Ceo di Siav, al Fourm della Pa.
Spesso non si pensa che anche all’interno del documentale servano soluzioni ad hoc: per fare un esempio, oggi la Pec arriva in molte Amministrazioni ma su una singola casella non instradata nei vari uffici, né per gli allegati c’è la conservazione sostitutiva. Ergon implementa questi due aspetti, dematerializzando l’intero processo a partire dai flussi di posta in ingresso e in uscita. “Con una nostra soluzione, Bankitalia ha dichiarato di aver risparmiato 2,5 milioni di euro in soli costi postali”, riporta il Ceo.
«Siamo nel quadrante magico di Gartner – dice con enfasi Seno – siamo l’unica azienda italiana del settore ed anche la prima per fatturato in Italia. Il percorso di Siav viene da lontano e continua ad avanzare nei due solchi paralleli di cultura e concretezza.
«Per essere leader di mercato devi esserlo anche nella cultura specifica della tua attività – continua il dirigente – perché la dematerializzazione non vive principalmente di tecnologia, bensì di processo e ancor più di risorse umane». Questa idea è da sempre forte in Siav, che ad inizio del 2009 ha intensificato l’impegno fondando la Siav Academy per portare anche ai dirigenti la formazione specifica che già svolgeva per quadri e tecnici.
Bionica per le antiche carte
Di diverso settore, ma pur sempre collegato alla trasformazione e dei contenuti da cartaceo a digitale, è la proposta per l’acquisizione di volumi e fogli anche antichi nella linea prodotto presentata da Maggioli. «Tra le tre soluzioni esistenti a livello mondiale abbiamo scelto la tecnologia austriaca Gidenus – spiega con pacatezza Andrea Furiosi, direttore commerciale della Iss (gruppo Maggioli) -. Grazie al dito bionico a puntatore laser questi prodotti integrano perfettamente la nostra famiglia di lettori robotici automatici, semiautomatici e manuali, permettendo qualsiasi tipo di acquisizione», grazie anche all’apertura automatica della rilegatura, limitata a soli 80°. Si tratta di dispositivi trasportabili ma che possono raggiungere anche i 150 mila euro di costo: in mostra al Forum PA c’era Bookeye 3 per la scansione fino al formato A2.
Ma ce l’ha in bergamasco?
Tra le sue tante facce, la dematerializzazione può partire anche da supporti diversi dalla carta e della posta elettronica. Tra i tanti esempi per la Pa, le assemblee legislative (ma più in generale convegni) possono fruire di una trascrizione automatica del testo direttamente dalla voce e della sincronizzazione tra testo e video per una fruizione ampia ed immediata: è quanto propone Dedagroup con una soluzione che s’innesta sulla piattaforma Civilia con la collaborazione di Pervoice e Planet.
«Civilia Voice è uno strumento innovativo per lo snellimento, l’automazione e la fruizione dell’intero processo di gestione delle assemblee, ha detto Giuseppe Ripà, Business consultant del Gruppo. Nonostante il sistema sia modulare, disponibile in tre versioni (base, light, full) e in più lingue, tanta versatilità non risolve la complessità della Pa italiana, le cui esigenze locali possono essere assolutamente particolari. «Avete la versione in bergamasco? Perché da noi si parla quello», s’è sentito chiedere una volta Massimo Gambino di Agorà Telematica, azienda della “federazione di competenze” di Dedagroup. E non si tratta d’un problema presente solo in quelle valli, bensì d’una realtà piuttosto diffusa.
Insomma, la dematerializzazione è un fatto culturale e va sviluppato a tutti i livelli, anche linguistici.