Democrazia in discussione intorno alla privacy

Opt-in, reti sociali ed agenda digitale tra le molte questioni che discendono dalla protezione del dato

Il dato digitale impone i comportamenti al mondo d’oggi, che non riesce ad affrontare la situazione in maniera pronta né per l’armonizzazione delle norme, né ai cambiamenti economici.
Se ne è parlato nel convegno “La tutela del dato nella società della informazione tra esigenze di sicurezza, interessi economici e diritti individuali”, organizzato da Dma Italia e da Iip. L’incontro ha guardato al valore del dato sotto le più diverse angolazioni: economia reale, diritti fondamentali, sicurezza pubblica, informazione e conoscenza.
“La normativa della privacy ha un forte impatto sul nostro settore”, ha detto Marco Rosso, Presidente di Dma Italia, “e per questo motivo noi da sempre siamo attivi per definire una regolamentazione con le istituzioni”.

L’anacronismo dell’opt-in
Il network internazionale della Direct Marketing Association offre confronti interessanti. In particolare, in nessuno dei principali Paesi “si deve richiedere il consenso per comunicare ai clienti, mentre per comunicare ai potenziali clienti si usa l’opt-out con i relativi registri delle opposizioni”, come recentemente introdotto anche in Italia. Analogamente online, dove l’accettazione dei cookies è conseguenza delle impostazioni dei browser e dei motori di ricerca, e non di un preventivo consenso.
Nel corso del convegno si è preannunciata l’emanazione di uno specifico regolamento europeo, che se da un lato introdurrà finalmente una normativa omogenea e univoca, dall’altro introdurrà l’opt-in sia off-line (es. mailing), sia on-line (es. behavioural marketing/cookies).
“DMA Italia è contraria all’opt-in ed è preoccupata dalle pesanti ricadute economiche su un settore già in profonda crisi”, ha commentato Rosso.

No alla colpa dei provider
Secondo Luca Bolognini, presidente dell’Istituto Italiano per la Privacy, c’è necessità di de-burocratizzazione e di bilanciamento tra attività economiche e tutela della privacy. Oltre all’anacronismo del consenso preventivo (opt-in), “per i fornitori di servizi della società dell’informazione, come motori di ricerca, social network, piattaforme di blogging, l’attuale codice della privacy ipotizza reati che li coinvolgono a prescindere da qualunque loro consapevole concorso nel crimine”, ha stigmatizzato Bolognini.
Il rapporto tra pubblico e privato, tra indagine e libertà individuale, anche tra nazionale ed internazionale è stato al centro d’una fitta serie di osservazioni portate da Alessandro Pansa, Capo Dipartimento del Ministero degli Interni, che tra il serio ed il faceto ha detto che in alcuni casi “non si sa se per alcune situazioni di controllo esistono modelli democratici, ma sembrano stare di poco sopra l’anarchia”.

Fulcro dell’agenda digitale
La seconda parte della conversazione è andata su un binario più alto, toccando -come da copione- il cambiamento imposto dalla Rete. “La protezione dei dati, dei quali quelli personali sono un sottocaso, è al centro della vita d’oggi, sdoppiata tra mondo reale e mondo virtuale in Rete”, ha premesso Franco Pizzetti, Presidente Garante Dati personali. “La protezione dei dati è una premessa indispensabile perché l’agenda digitale abbia senso: ecco perché non solo la Reading, ma soprattutto la Kroes, se ne interessano”.

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