Dilemma Soa: architettura tattica o strategica?

La propensione delle aziende verso le Service oriented architecture (Soa) risulta buona, ma a investire sono ancora, soprattutto, le organizzazioni medio-grandi

Le tecnologie middleware per abilitare le architetture software orientate ai servizi (Soa), formano un mercato che in Italia nel 2008, secondo le stime di Sirmi, ha totalizzato circa 75 milioni di euro, con una crescita, rispetto all’anno precedente, intorno al 15,4%, mentre quest’anno è prevista più contenuta, intorno al 9%, a causa di un atteso ridimensionamento complessivo degli investimenti It.

Ma nonostante la crisi dilagante dell’economia globale in apertura d’anno, in Italia le aziende considerano con favore l’adozione delle Soa. Ciò emerge da un panel di ricerca di Nextvalue su 200 responsabili Ict (Cio) di grandi imprese italiane, che l’anno scorso ha verificato la propensione verso l’adozione o la migrazione ad architetture Soa e/o basate su “Web service” e la propensione di investimento in tali aree.

«Le indicazioni a livello macro emerse dall’indagine – spiega Alfredo Gatti, managing partner della società di ricerche – sono che il mercato italiano è propenso all’investimento in Soa, ma aspetti economico-strutturali e culturali svolgono ancora un ruolo essenziale nella decisione. Infatti, se da un lato è messo in evidenza l’interesse verso un riutilizzo delle risorse per snellire l’impresa, dall’altro ci si scontra con le problematiche riferite al maggior investimento richiesto e alla mancanza di maturità organizzativa e di definizione preliminare dei processi».

Dall’indagine, Nexvalue ottiene una “matrice di attrattività” in base a cui, ad esempio, le aziende del settore trasporti e logistica risultano essere le realtà più dinamiche e con maggior propensione all’investimento in architetture Soa. Infatti, per il 67% rispondono positivamente alla domanda sull’intenzione di investimento nei prossimi dodici mesi, con una priorità elevata rispetto a tutti gli altri progetti infrastrutturali.

Più in generale, gli investimenti Soa hanno finora riguardato prevalentemente le grandi e medio-grandi imprese, mentre molte altre realtà hanno privilegiato scelte molto più tattiche, adottando Web service invece di reali architetture Soa, dopo aver valutato il significativo impegno economico richiesto da queste ultime in termini di middleware e competenze necessarie alla loro realizzazione.

Complicato valutare il Roi

Nonostante le numerose questioni sorte di recente intorno all’approccio Soa e gli scetticismi sulla sua reale probabilità di vita futura, Gatti ritiene che questa evoluzione dell’infrastruttura It rappresenti un’architettura di riferimento, destinata senza dubbio ad avere un decisivo impatto anche nelle aziende italiane. Impatto che se nel corso della prima ondata Soa è stato sottotono sui sistemi informativi delle organizzazioni, sortirà effetti molto più incisivi con le prossime ondate, quando anche i maggiori produttori di software proporranno le loro applicazioni secondo la modalità Saas (Software as a service). Tuttavia, precisa anche che, in un contesto in cui acquistano sempre più senso progetti infrastrutturali più ridimensionati o anche solo con ritorni a medio e breve termine, in taluni casi voler seguire tale paradigma senza compromessi può rivelarsi impraticabile. Inoltre, se in un’ottica di breve periodo la Soa porta il vantaggio del riutilizzo del software e di componenti applicative che si possono integrare con le nuove attività di sviluppo, in una strategia di medio lungo termine i benefici incrementali in termini di Roi (Return on investment) e incidenza sui processi di business e agilità dell’intera organizzazione diventano complicati da individuare e misurare. «Questo almeno – aggiunge – è ciò che ci è capitato di osservare in analisi preventive di ritorno dell’investimento su business case Soa e motiva le variegate prese di posizione a favore o meno di tali architetture da parte delle stesse organizzazioni It».

Barriere organizzative e culturali

Per Maurizio Cuzari, amministratore delegato di Sirmi, è evidente che con il progressivo riposizionamento di molte applicazioni in una logica Web, il paradigma della Soa prenda significativamente piede in Italia, anche grazie al rilascio da parte dei fornitori di software di prodotti e tecnologie che velocizzano e semplificano la realizzazione di soluzioni basate su tale architettura.

È altrettanto evidente che una volta adottata la Soa, la reale misurazione dei benefici non può avvenire subito, ma nel tempo, via via che le applicazioni Web based crescono, dimostrando che la loro implementazione, interazione e manutenzione diventa più agevole e meno costosa, grazie al supporto di un’architettura che facilita l’integrazione e gestione del processo evolutivo.

Chiarendo che le barriere all’utilizzo non sono di tipo tecnologico ma organizzativo e culturale, Cuzari aggiunge fra gli altri fattori di rallentamento la complessità di gestione, ma anche di sostituzione delle soluzioni in esercizio, oltre al ruolo chiave giocato dalla limitata disponibilità di specialisti con competenze adeguate. «L’attuale situazione di crisi finanziaria ed economica agirà prevedibilmente come freno alla definizione e attivazione di nuovi progetti, e quindi anche all’adozione di soluzioni basate su architetture Soa» spiega, anche se sulle imprese che sapranno interpretare la crisi come occasione di svecchiamento di processi e procedure, di recupero di nuovo vantaggio competitivo, proprio l’adozione di mid-
dleware per la creazione di nuove soluzioni Soa compliant verrà interpretata come leva abilitante per raggiungere in maniera più rapida e omogenea gli obiettivi aziendali di riduzione dei costi e soprattutto di aumento della flessibilità del sistema informativo nell’indirizzare le nuove opportunità di business.

Fra le aree di utenza più ricettive ci sono le grandi organizzazioni con sistemi informativi complessi, quindi settori come Tlc e utility, ma progressivamente anche banche, distribuzione e industria, con particolare riferimento alle applicazioni on line. «La media impresa – precisa Cuzari – ha principalmente vincoli di budget, oltre che culturali, ma anche una minore percezione che l’adozione di una architettura innovativa possa rappresentare una vera leva per il recupero di vantaggio competitivo». Cuzari valuta la Soa come un’approccio in grado di organizzare il sistema It, o anche solo una sua componente, intorno a processi e servizi di business riutilizzabili da diverse unità aziendali; un’alternativa alle attuali applicazioni e sistemi monolitici e una risposta importante alle più moderne esigenze di riprogettazione dei sistemi informativi. Ma, precisa «francamente, alcune delle caratteristiche evidenziate come peculiarità della Soa, come interazione attiva e collaborativa con l’utente finale, integrazione e accesso orizzontale alle informazioni, allineamento real-time con gli obiettivi e le strategie di business delle aziende, possono essere raggiunte anche tramite l’adozione di piattaforme middleware di ultima generazione e moduli di applicativi che poggiano su architetture tradizionali, e che presumibilmente nel tempo si orienteranno anch’essi a essere abilitati a tale architettura».

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