DuckDuckGo è un motore di ricerca Internet alternativo, focalizzato principalmente sulla privacy degli utenti che navigano sul web.
Oltre al search engine, DuckDuckGo sviluppa anche app mobile per iOS e Android ed estensioni per i browser. Anch’esse con un focus speciale sulla privacy e sul dare agli utenti il controllo sui loro dati personali.
Sul suo blog dedicato alla privacy, DuckDuckGo ha di recente pubblicato uno studio sul presunto problema della cosiddetta ”filter bubble”.
Cosa è la filter bubble
Filter bubble, o bolla di filtraggio, è la personalizzazione dei risultati di ricerca dei siti sulla base dei comportamenti dell’utente.
DuckDuckGo la descrive, in sintesi, come la manipolazione dei risultati della ricerca dell’utente in base ai suoi dati personali.
In pratica, afferma DuckDuckGo, nel caso di Google ciò significa che i link vengono spostati in su o in giù, o aggiunti ai risultati della ricerca, rendendo necessario il filtraggio di altri risultati di ricerca.
Questi risultati sono filtrati sulla base delle informazioni personali che Google ha sull’utente, quali: ricerca, navigazione e cronologia degli acquisti. E mettono l’utente ”in una bolla” basata su ciò su cui gli algoritmi di Google pensano ci siano più probabilità che faccia clic.
DuckDuckGo studia la bolla di filtraggio
La bolla di filtraggio, avvisa DuckDuckGo, è particolarmente efficace nella ricerca di argomenti politici.
Ciò perché gli elettori indecisi si rivolgono ai motori di ricerca per condurre ricerche di base su candidati e tematiche. Proprio nel momento critico in cui stanno formando le loro opinioni al riguardo.
Dopo le elezioni presidenziali degli Stati Uniti del 2016, e altre recenti elezioni, vi è un rinnovato interesse nell’esaminare i modi in cui le persone possono essere influenzate politicamente online.
In tale contesto DuckDuckGo ha condotto un’indagine (non la sua prima) per studiare il problema (presunto) della bolla di filtraggio di Google.
La stessa DuckDuckGo sottolinea che Google ha dichiarato di aver preso misure per ridurre il problema della Filter Bubble.
Maggiori informazioni sono disponibili a questo link.
Tuttavia, la ricerca sembra indicare qualcosa di diverso. Lo studio è stato condotto con persone che hanno inserito termini di ricerca identici allo stesso momento.
I risultati dell’indagine
La maggior parte dei partecipanti, dichiara DuckDuckGo, ha visualizzato risultati unici per loro.
Nella prima pagina dei risultati di ricerca, Google per alcuni partecipanti includeva link che non includeva per gli altri. Ciò, anche quando gli utenti erano disconnessi e in modalità di navigazione privata.
Anche i risultati all’interno dei box dei video e delle notizie variavano in modo significativo. Alle persone venivano mostrate fonti diverse. La modalità di navigazione privata e la disconnessione da Google offrivano poca protezione dalle bolle di filtraggio.
Secondo DuckDuckGo, queste funzioni semplicemente non forniscono quell’anonimato che la maggior parte della gente si aspetta. In realtà, conclude DuckDuckGo, sembra che non sia possibile utilizzare la ricerca di Google ed evitare l’intervento della filter bubble.
Sul blog di DuckDuckGo dedicato alla privacy, a questo link, sono elencati in dettaglio tutti i risultati. Così come le spiegazioni del procedimento con cui è stato realizzato lo studio. E il punto di vista di DuckDuckGo sull’argomento.
La risposta di Google
Business Insider riporta in un virgolettato la risposta di un portavoce di Google, che contesta queste conclusioni.
Secondo Google la metodologia e le conclusioni di questo studio sono errate poiché si basano sul presupposto che qualsiasi differenza nei risultati di ricerca si basa sulla personalizzazione. Invece, ribadisce Google, ciò semplicemente non è vero.
In realtà, prosegue Google, ci sono molteplici fattori che possono portare a leggere differenze, incluso il tempo e la posizione, che questo studio non sembra aver controllato in modo efficace.
C’è poi sempre da tener presente che, seppur con posizioni ben diverse, DuckDuckGo è comunque un concorrente di Google.