Mal che vada per informatica e telecomunicazioni europee ci sarà una crescita del 7,4% nel 2001 e del 6,5% nel 2002. In Italia i tassi di incremento saranno ancora a due cifre. Lo dice il secondo Osservatorio Federcomin sull’Ict
Anche Federcomin offre il proprio contributo al dibattito sull’andamento del mercato Ict e sul futuro delle nuove tecnologie, oggi più incerto, come tutta la situazione mondiale dopo l’11 settembre. Federcomin, in collaborazione con la società di ricerca Idc Italia, condivide in sostanza il rapporto Eito, appena presentato allo Smau e su queste pagine, ma ipotizza due scenari possibili e allarga la propria osservazione, oltre che all’Ict tradizionale, anche a internet, al commercio elettronico, ai nuovi servizi televisivi e agli investimenti pubblicitari sui media.
In Europa Federcomin ritiene più probabili crescite complessive del settore Ict del 7,9% nel 2001 e dell’8,5% il prossimo anno, che potrebbero però diventare 7,4 e 6,5, rispettivamente, se le cose non dovessero andare per il verso giusto. Si tratterebbe in ogni caso di un rallentamento consistente della crescita della spesa: da 2,5 a 4,5 punti in meno sull’11% previsto mesi addietro.
In Italia le cose dovrebbero invece andare meglio. Messa in archivio la crescita di quasi il 12% del 2000, che aveva portato il giro di affari e quasi 20 miliardi di euro, quest’anno dovrebbe chiudersi con un +11,3 e il prossimo con +11,6%.
Ma vediamo in dettaglio i settori analizzati da Ferdercomin, federazione aderente a Confindustria che rappresenta circa 1000 aziende del settore Ict e televisivo.
Personal computer
Già nei primi mesi dell’anno dagli Stati Uniti erano arrivati segnali di crisi nelle vendite di personal. Come sempre ciò che accade negli Usa non si riproduce immediatamente nel vecchio continente, e così è anche questa volta, ma la caduta delle vendite negli Usa sarà tale (-13,1%) da far andare in rosso il comparto a livello mondiale. In Europa, infatti, saranno venduti solo 850mila pezzi in più, ossia un +2,8%, troppo poco per compensare le perdite del mercato americano. Questa tendenza, secondo i ricercatori, durerà anche nei prossimi anni e per diversi motivi.
Innanzitutto, perché il mercato Usa dei personal sembra aver raggiunto una certa saturazione nel segmento consumer: sempre meno sono le persone che comprano per la prima volta un computer per la propria casa e i ritmi della sostituzione o dell’acquisto di una seconda o terza macchina sono più lenti. Non per niente, in questo segmento è stato perso il 25% delle vendite e le previsioni non sono rosee, specie per i desktop che potrebbero trovare seri concorrenti nei cosiddetti “information appliance”, strumenti che permettono di accedere a internet e ai suoi servizi a costi più contenuti. Anche le aziende hanno ridotto gli investimenti in personal ma tengono meglio, con un -10%, mentre gli enti pubblici e le scuola sono gli unici a dare qualche soddisfazione ai produttori di hardware, con un +14,2%.
In Europa, come abbiamo detto, siamo ancora in crescita ma non in tutti i comparti: il segmento consumer perde quasi il 4% sull’anno scorso, contro un +6,2% del business e un +5,9% di governi e scuole. Questa come media continentale, ma le differenze di comportamento tra i vari paesi dell’unione europea sono ancora molto forti. Tanto è vero che in Italia tutti e tre i segmenti chiuderanno il 2001 con una crescita a due cifre (la media sarà del +14%). Anche da noi, però, notebook e server andranno meglio dei desktop.
Per inciso, fra qualche giorno le diverse società di ricerca renderanno disponibili nuovi dati dettagliati per questi tipi di prodotti e ne daremo conto anche su 01net.
Internet cresce sempre
Continua a crescere il numero di computer connessi a internet. A fine 2001 saranno due su tre, considerando l’intera base installata, grazie al contributo particolare del segmento consumer. Il numero di utenti “domestici” ha infatti superato proprio quest’anno, con 10,4 milioni, la somma di tutti gli utenti internet nelle attività pubbliche e private, che insieme arrivano solo a 9 milioni (le rilevazioni risalgono a fine giugno). Da notare che queste cifre sono al netto della sovrapposizione fra utenti domestici e da ufficio.
Anche il numero di ore che gli italiani passano navigando in rete è diventato significativo. Ad esempio, un americano ha speso 42 ore al mese, in media nel 2° trimestre scorso, del proprio tempo per collegarsi da casa e 30 ore dall’ufficio. Un italiano ha invece navigato rispettivamente per 19,5 e 25 ore, non poco se teniamo conto delle difficoltà dovute alla lingua dei siti, alla lentezza della navigazione e alla carenza di servizi appetibili.
Con la crescita dei navigatori è aumentato anche il numero di chi ha comprato prodotti e servizi via internet, anzi siamo vicino al raddoppio anno su anno. Infatti, se nel 2000, su 13 milioni di utenti solo uno su dieci aveva acquistato qualcosa, alla fine del 2001 la quota sarà salita al 19,1%, ossia quasi uno su cinque. Nonostante ciò, Federcomin sottolinea l’incertezza che circonda ancora il mercato B2C dovuta a comportamenti non consolidati da parte dell’utenza internet, anche se mette in rilievo l’importanza del ritmo della crescita del giro di affari generato.
Basti pensare che nei primi sei mesi di quest’anno si è venduto più che in tutto il 2000, nel segmento business-to-consumer, e che a fine anno gli internauti italiani avranno speso nel B2C oltre 3.600 miliardi di lire (1.890 milioni di euro), con un tasso di crescita più che proporzionale rispetto al numero di acquirenti. Infatti, a fine anno avremo avuto il 91% in più di compratori che avranno speso però il 129% in più, pari in media a 1 milione di lire a testa.
Assai poco, comunque rispetto ai 27.400 miliardi di lire che sta generando il mercato B2B, ossia il commercio elettronico tra aziende, che secondo le previsioni Federcomin/Idc crescerà addirittura del 160% (valeva “solo” 10.500 miliardi di lire nel 2000).
Come si diffondono i nuovi media
L’osservatorio Federcomin si sofferma, infine, sull’andamento della pubblicità sui vari media e punta l’attenzione in particolare sui nuovi mezzi, come la tv via satellite o via cavo. Qui emerge molto più netto il ritardo dell’Italia rispetto ad altri paesi europei nell’adottare queste tecnologie. Infatti, le case degli italiani nelle quali arrivava la tv via satellite a fine 2000 erano solo il 14% di chi possedeva una tv a colori, contro il 27% della Germania e il 19% della Gran Bretagna.
Ancora più arretrato è lo stato del cablaggio con fibre ottiche: solo il 14,4% degli appartamenti in Italia, contro il 92% in Germania e il 56% in Inghilterra.
Conseguentemente anche il giro di affari generato dai nuovi tipi di abbonamenti televisivi risulta ancora molto ridotto: 387 milioni di euro dal satellite, 166,7 dal cavo e solo 84,3 dalla pay-tv terrestre, quest’ultima in decisa contrazione.
Come vanno le cose nell’informatica e nelle telecomunicazioni
La seconda parte del rapporto Federcomin è dedicata ai settori dell’informatica in senso stretto e delle telecomunicazioni. Per il primo comparto viene segnalato che, sia nell’hardware sia nel software e servizi, il giro di affari sarà a fine 2001 più elevato rispetto all’anno scorso, con tassi di crescita tutti a due cifre. Infatti, l’hardware dovrebbe chiudere con un +10% (fatturando 8,2 miliardi di euro), il software con +11,3% (giro d’affari 4 miliardi di euro) e i servizi cresceranno del 12,5%, generando incassi per 9,6 miliardi di euro.
Analizzando le telecomunicazioni Federcomin sottolinea, invece, il diverso andamento della telefonia fissa rispetto a quella mobile. La prima è in contrazione (-4.7% nei ricavi) mentre la seconda è in crescita (giro di affari a +27%). Tuttavia i servizi della rete fissa sono molto cambiati nel corso dell’anno: i volumi di traffico sono aumentati (i minuti di collegamento sono saliti del 15,7%) grazie soprattutto ai servizi on line, mentre le tariffe sono diminuite.
Infine, quest’anno è partita in Italia la diffusione dei servizi “internet veloce” (adsl e fibra ottica), che stanno affermandosi rapidamente tanto che a settembre si stimavano 236mila contratti business e 104mila consumer, con una crescita di 7 volte rispetto all’anno scorso.
Chiudiamo con il settore della telefonia mobile. Qui le cose vanno decisamente meglio: il traffico voce varrà 9,7 miliardi di euro (+17% sul 2000), seguito dal fatturato generato dagli sms (1,5 miliardi di euro e 111%) e da quello dati che salirà a quasi 300 milioni di euro con un balzo dell’828% sull’anno scorso.
I dati completi del rapporto, con relativi commenti, sono contenuti nel secondo numero dell’Osservatorio Federcomin sul mercato Ict, che si può scaricare anche dal sito www.federcomin.it.