Cose che cambieranno il processo di business: integrazione dei dati dipartimentali con le analitiche, mobilità, analisi in real time e semantiche, universi multi sorgente. Ne abbiamo parlato con Fulvio Bergesio e Giovanni Gambaro di Sap.
Dopo tre anni Sap rinnova, integrandolo, il comparto BusinessObjects con le versioni 4.0 di Business Intelligence e di Enterprise Information Management.
Ossia, tutto quanto serve a un’azienda per sapere e decidere.
Il fatto che ci sia voluto tanto tempo è significativo della densità dell’aggiornamento. Qualche mese è passato anche dalla prima presentazione niuiorchese (febbraio).
Il lancio italiano è avvenuto il 12 aprile.
Motivo? «Il lancio locale viene lasciato gestire in autonomia – ci dice Giovanni Gambaro Business Developer Business Intelligence di Sap Italia -. Anche per via dell’ecosistema di partner coinvolti. Il prodotto ha finito la ramp up (la beta, ndr) e a maggio è pronto per tutti i clienti».
Tanto tempo, si diceva. Ma per rispolverare un antico detto, “natura non facit saltus”.
«La 4.0 per noi significa davvero quarta generazione – osserva Fulvio Bergesio, Direttore Business Analytics & Technology di Sap Italia -. Dapprima c’era la Bi statica, poi sono venuti i report. La terza generazione è stata quella degli analytics. Ora, con la quarta non solo facciamo report massivi, ma completiamo il funzionamento in senso end to end, incrociando il mondo dipartimentale con le nuove analitiche».
Che poi significa prelevare i dati dai vari luoghi aziendali, differenti e magari destrutturati e integrarli con le informazioni social, che se possibile sono ancora più destrutturate.
Sono due i fronti nuovi che Bergesio invita a considerare: «in-memory e mobile. Ossia, l’analisi di grossi volumi di dati, con risposte in pochi secondi». Utile a chi? «A un retailer, per esempio, per stabilire la politica di prezzo in tempo reale».
E poi la fruibilità delle informazioni verso qualsiasi tipo di mobilità «grazie all’integrazione della tecnologia Sybase».
Perché «front end, ossia la Bi, e back end, l’Eim, vanno tenute vicine il più possibile e portate a tutta la popolazione aziendale, ovunque sia».
L’interlocutore della Bi, quindi, diventa numericamente e anche dimensionalmente più grande: «nella 3.0 c’erano i Kpi solo per i decisori. Ora sono per più persone».
Può sorgere un problema di governance, allora? «Si tratta di fare una gestione dell’impatto, con la condivisione delle azioni di chi partecipa all’azienda».
Governance come?
«Ci sono strumenti di governance del dato, come l’Information Steward, che guida la gestione del metadato – ci dice Gambaro -. Un engine di data federation dentro lo strato semantico fa mettere insieme sorgenti di dati diverse, come possono essere Oracle e Db2, efficientando l’universo dati».
Si parla, dunque, della creazione di un universo multi-sorgente: «La 4.0 può utilizzare anche i vecchi universi. Front end e back end fanno sinergia con datawarehouse, dati transazionali, report. E poi Data services, ossia Etl e data quality, fino all’analisi testuale, con motore semantico, per prendere in esame i le espressioni sulla rete. Ma anche gli eventi fisici, con Event Insight».
La versione 4.0 di BusinessObjects, ci conferma, porta con sé un’integrazione nativa degli strumenti con le strutture di dati Sap: «in modo trasparente, con tempi di risposta rapidi».
E i cruscotti? «Evoluti e integrati. L’idea è di farli usare anche agli utenti cosiddetti zero skill».
Un po’ con la stessa naturalezza con cui ormai si utilizza un motore di ricerca su Web. In tempo reale.
E riguardo la stessa dimensione temporale, spicca la funzione in-memory, un blade di memoria, frutto di un connubio hardware e sofware, che entra in gioco quando si fanno analisi particolarmente esigenti, su moli di dati. L’ausilio di un replication server consente la replica delle transazioni, saltando il datawarehouse.
Per Bergesio tutte queste innovazioni «sono cose che cambieranno il processo di business delle aziende».
Ci vorrà tempo, ma forse sarà proprio così.
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