Due emendamenti mettono in discussione l’effettiva attuabilità del decreto che consente WiFi libero nei locali pubblici, mentre il Ministro dell’Istruzione Carrozza mette uno stop all’adozione dei libri di testo digitali nelle scuole.
Volgendo lo sguardo a ritroso, quello appena trascorso potrebbe essere definito come il fine settimana dei ripensamenti.
Ripensamenti importanti, che vanno a toccare due dei punti qualificanti l’agenda digitale del nostro Paese.
Il primo dietro-front, in questo caso, va detto, non ancora definitivamente sancito, riguarda quanto previsto dal Decreto Fare e in particolare la norma che consentiva ai gestori di locali pubblici, bar, alberghi, ristoranti, l’apertura di connessioni WiFi libere per i loro clienti.
Secondo quanto riportato venerdì scorso sul suo blog da Stefano Quintarelli, oggi Deputato al Parlamento italiano la Commissione Trasporti, Poste e telecomunicazioni avrebbe approvato due emendamenti che introducono di fatto nuovi obblighi tali da rendere inattuabile la liberalizzazione.
Al gestore sarebbe fatto obbligo, infatti di “garantire la tracciabilità del collegamento attraverso l’assegnazione temporanea di un indirizzo IP e il mantenimento di un registro informatico dell’associazione temporanea di tale indirizzo IP al MAC address del terminale utilizzato per l’accesso alla rete internet”, mentre ”Il trattamento dei dati personali necessari per garantire la tracciabilità del collegamento di cui al comma 1 è effettuato senza consenso dell’interessato”.
Tradotto in termini concreti, come del resto spiega nella sua nota Quintarelli, gli emendamenti introducono l’obbligo per il gestore del locale di installare, mettere in sicurezza e manutere un server syslog, con costi che difficilmente questi vorrà accollarsi.
Per altro, lo stesso Garante della Privacy nei giorni precedenti, aveva lanciato l’allarme sottolineando come, così come concepito, l’impianto del decreto di fatto già reintroduceva ”obblighi di monitoraggio e registrazione dei dati che, stabiliti a suo tempo dal decreto Pisanu per categorie di gestori diverse da quanti offrono accesso ad Internet con modalità wireless, sono stati successivamente soppressi anche in ragione delle difficoltà e degli oneri legati alla loro applicazione”, richiamando la necessità di un ripensamento complessivo.
Il risultato è che, al di là degli aspetti tecnici, il decreto lungi dall’introdurre una semplificazione, si trasformi in un nuovo blocco sulla strada della liberalizzazione.
A meno di un ripensamento dell’Aula, che non si può dare per scontato.
Il secondo dietro-front viene invece dal ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca Anna Maria Carrozza e riguarda il processo di digitalizzazione della scuola.
In accoglimento delle proteste degli editori, che nelle scorse settimane avevano presentato ricorso al Tar sostenendo che l’adozione dei libri di testo digitali nelle scuole era stata decisa senza una attenta valutazione né sugli aspetti didattici né sulle possibili ricadute sulla salute di bambini e adolescenti, il ministro sarebbe propensa a bloccare quanto previsto dal decreto, che già aveva spostato al 2014, invece che al 2013, il termine per l’adozione di strumenti didattici digitali.
E il blocco sarebbe da intendersi “sine die”.
Il ministro, secondo quanto riportano alcuni quotidiani, avrebbe così risposto alle istanze degli editori: ” «Fermiamo tutto, l’accelerazione impressa all’introduzione dei libri digitali è stata eccessiva, voglio prendere in mano la questione ed esaminarla a fondo. Deponete le armi».
E mentre le giustificazioni addotte da parte ministeriale parlano di ritardi strutturali, di carenze sulla diffusione del Wifi, di mancata chiarezza sugli oneri e sulla loro sostenibilità, in rete monta la protesta contro una misura che viene letta come l’ennesima cortesia fatta a una lobby.
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