Chi cerca sempre la migliore occasione online lo sa: il prezzo degli articoli più richiesti può variare diverse volte al giorno e con differenze anche rilevanti, di diversi punti percentuali. Quello che magari si sa meno è che dietro queste variazioni di prezzo c’è una intensa attività nascosta di “spionaggio” tra siti che è portata avanti da innumerevoli bot.
Per motivi abbastanza ovvi, Amazon è al centro di questa attività di analisi della concorrenza e ha intenzione di porvi rimedio. E ha anche già iniziato a farlo.
Nel retail avere il prezzo giusto al momento giusto è importante, nel retail online è essenziale. Questo perché nel mondo fisico i prezzi possono sì variare ma hanno una notevole “inerzia” (anche se sempre meno) mentre online possono cambiare anche decine di volte al giorno, non ci sono impedimenti tecnologici per questo.
Così i retailer online mutano i prezzi dei loro prodotti a seconda di diversi parametri: inizialmente la maggior parte erano interni (giacenze, previsioni di vendita e via dicendo) ma sempre più i grandi retailer seguono l’andamento dei prezzi della concorrenza per, quando possibile ed opportuno, spuntare quel piccolo margine che può conquistare un acquirente.
Questa attività di “spionaggio” è eseguita attivando centinaia di bot che visitano i siti di ecommerce e li esplorano, simulando il comportamento di un visitatore umano, per arrivare a conoscere il prezzo di vendita di determinati prodotti. A conferma del suo ruolo di principale retailer onlne è Amazon la più “analizzata”, un contrappasso – in un certo senso – se si considera che proprio Amazon è considerata tra i pionieri del pricing dinamico via bot.
Il fenomeno della variazione di prezzo influenzata dalla concorrenza online assomiglia a una reazione a catena. I retailer più tecnologici scatenano i loro bot sui siti dei concorrenti valutando i prezzi dei prodotti più interessanti in quel momento. Se il prezzo dei concorrenti è più basso, anche quello del retailer viene ridotto di conseguenza (entro i limiti possibili, ovviamente). In base alla domanda e al volume di affari, un retailer con una adeguata forza di mercato (il che significa quasi sempre Amazon) può decidere di alzare il prezzo di un articolo, dopo qualche minuto anche i concorrenti si adegueranno cercando il giusto equilibrio tra un maggior margine e un prezzo più conveniente rispetto ad altri.
Perché ti blocco il bot
È un dato di fatto che tutti guardino a cosa fa Amazon. Ed è il motivo per cui quest’ultima sviluppa le contromisure necessarie a bloccare le visite dei bot che fanno finta di essere acquirenti umani, senza ovviamente bloccare chi è davvero umano. La creazione e per contro la rilevazione dei bot sono in generale diventate un comparto di mercato vero e proprio: Amazon sviluppa le sue tecnologie in casa ma ci sono molte software house che offrono sia servizi di sviluppo di bot sia tecnologie per bloccarli.
Distinguere un bot da un umano non è banale. Chi crea bot bada a far seguire loro un comportamento che simula quello umano (ad esempio facendolo operare più lentamente di quanto potrebbe, o gestendo opportunamente mouse e tastiera) e i metodi per diversificare chiaramente bot e persone – come i codici captcha – sono troppo fastidiosi per i potenziali acquirenti.
È una guerra di tecnologie che, a quanto indicano vari test condotti dalle aziende di settore, in campo retail Amazon sta vincendo nettamente. A inizio anno ha ad esempio bloccato i bot dei concorrenti, che così per un certo periodo si sono trovati senza “indicazioni” in tempo reale su come l’azienda di Jeff Bezos stesse configurando i suoi prezzi.
Ma la lotta ai bot non è solo un problema di Amazon o una questione legata alla concorrenza. Le aziende che sviluppano tecnologie per bloccare gli automi del web indicano che oggi, mediamente, solo un quinto delle visite ai siti è fatto da persone.
Un altro quinto circa è generato da bot “buoni” (ad esempio i motori di ricerca) e il resto da bot “cattivi” che cercano di violare il sito o come minimo di sottrarre informazioni che qualcuno userà altrove senza doversi preoccupare di generare contenuti propri. Accade nel mondo dell’editoria ma anche in campi molto diversi come le agenzie immobiliari o i siti di annunci e di viaggi.
andando avanti di questo passo l’ecommerce cosi’ concepito,uccidera’ il mercato fisico globale,monopolizzando tutto e tutti a vantaggio di pochissimi