edge computing Red Hat

Si parla in modo sempre più insistente di edge computing come di un fenomeno che sta trasformando interi settori, ma non sempre per le imprese è del tutto chiaro cosa sia e in che modo potranno trarre vantaggio da  esso.

A provare a fare il punto della situazione è stato di recente Ishu Verma, technical evangelist di Red Hat, sul blog dell’azienda specializzata in soluzioni enterprise basate su tecnologie open source.

Ishu Verma innanzitutto cerca di fare chiarezza sul termine, perché l’espressione edge computing è stata utilizzata per descrivere molte cose, dalle azioni eseguite da piccoli dispositivi IoT a infrastrutture simili a data center. Inoltre, molti termini differenti vengono usati per indicare scenari con tale approccio e il loro significato cambia di settore in settore.

A rendere il tutto ancora più confuso, non esiste un unico edge, ma un continuum di livelli di edge con proprietà diverse in termini di distanza dagli utenti, numero e dimensione dei siti, caratteristiche e così via. Ad esempio, per i service provider l’edge computing può estendersi dal core fino all’ultimo miglio, mentre per le imprese potrebbe trovarsi on-premise.

Inquadriamo l’edge computing

A livello concettuale, sottolinea l’esperto di Red Hat, con edge computing ci si riferisce all’idea di portare il computing più vicino a dove esso viene consumato o più vicino alle origini dei dati. Questo concetto non si limita al computing, ma potrebbe anche includere servizi di rete o di storage.

Il concetto di edge computing ha più di due decenni ma, nel contesto presente, l’ambito è molto più ampio e comprende imprese, consumatori e fornitori di servizi, con una grande varietà di casi d’uso e di settori, e ciascun caso ha i propri requisiti unici.

Per un caso d’uso IoT, ad esempio, il modo in cui opera l’edge è diverso tra un sito remoto come un mulino a vento o un veicolo autonomo, così come è diverso dai requisiti di una fabbrica o di uno stadio.

Ma, indipendentemente dai diversi casi d’uso e settori, perché il computing si sta spostando verso l’edge?

Nell’ultimo decennio, afferma Ishu Verma, il passaggio ai servizi cloud ha comportato la concentrazione delle risorse di elaborazione in alcuni grandi data center. L’edge computing è una controtendenza che decentralizza i servizi cloud e li distribuisce in molti siti che si trovano più vicini agli utenti finali o alle fonti di dati. Questo approccio consente alle applicazioni di offrire un’esperienza di qualità migliore, abilitando in tal modo anche nuovi casi d’uso e aumentando l’efficienza operativa.

Le ragioni principali per l’edge computing possono essere classificate nelle aree relative a:

  • larghezza di banda;
  • latenza;
  • resilienza;
  • sicurezza.

Alcuni casi d’uso emergenti, come l’IoT o la videosorveglianza, prosegue l’esperto di Red Hat, dovrebbero generare enormi quantità di dati (centinaia di GB al giorno) e avere una connettività di rete limitata via cellulare o satellite (pensiamo ad esempio a una nave in alto mare). Elaborando i dati più vicino all’origine, l’edge computing può aiutare a ridurre la larghezza di banda di rete necessaria per spostare i dati dei dispositivi nei sistemi di back-end.

La maggior parte dei dati dei dispositivi, infatti, potrebbero essere informazioni ridondanti e potrebbero prestarsi meglio a essere elaborati localmente, con solo un piccolo dataset aggregato inviato ai sistemi di back-end.

Per casi d’uso come la realtà aumentata o virtuale mobile con rendering edge-based o come la guida autonoma con processo decisionale in tempo reale, la latenza introdotta dalla comunicazione con un sito centralizzato su una lunga distanza potrebbe influire sull’esperienza dell’utente o sulla sicurezza. In questi casi l’edge computing aiuta a ridurre le latenze e diventa un requisito chiave per i casi d’uso time-sensitive.

Per le funzioni aziendali critiche, l’edge computing offre resilienza per la continuità del servizio nonostante una connettività di rete intermittente (ad esempio per veicoli autonomi, smart building, agricoltura). Limitare le aree interessate da service failure a un’area di servizio più piccola (ad esempio nel mobile edge computing), garantisce una maggiore resilienza.

L’edge computing consente inoltre una migliore sovranità dei dati (data sovereignty), mantenendo le informazioni sensibili vicine alla loro fonte, per ragioni di sicurezza o di normative vigenti.

Non si tratta, sottolinea Ishu Verma, di una scelta tra due opzioni che si escludono, quella tra edge computing e computing centralizzato. Man mano che l’edge computing conquisterà una maggiore adozione sul mercato, la soluzione complessiva comprenderebbe una combinazione delle due tecnologie.

In un tale modello di computing ibrido, l’elaborazione centralizzata verrebbe utilizzata per carichi di lavoro ad alta intensità di calcolo, aggregazione e archiviazione dei dati, machine learning e intelligenza artificiale, coordinamento delle operazioni tra aree geografiche ed elaborazione back-end tradizionale.

L’edge computing, d’altra parte, potrebbe aiutare a risolvere i problemi alla fonte, in tempo quasi reale.

Sarà necessario identificare casi d’uso allineati con l’edge computing: se un caso d’uso non beneficia della ridotta latenza, del monitoraggio in tempo reale o di altri attributi che lo contraddistinguono, l’edge computing potrebbe non essere una soluzione interessante.

Casi d’uso emergenti

Casi di utilizzo emergenti come IoT, intelligenza artificiale e machine learning, realtà aumentata e virtuale, robotica e funzioni di rete telco sono spesso citati come driver chiave per spostare il computing all’edge.

Tuttavia, sostiene l’esperto di Red Hat, anche le aziende tradizionali stanno iniziando a adottare questo approccio al fine di supportare meglio le loro sedi remote e filiali, i punti vendita, gli impianti di produzione e così via. Persino i cloud service provider hanno riconosciuto la necessità di elaborare i dati più in prossimità delle fonti e offrono soluzioni edge.

Per le aziende che sono alla ricerca di soluzioni di elaborazione a bassa latenza o disconnessa, in cui i siti remoti possano operare senza alcuna comunicazione con l’infrastruttura centralizzata, l’edge computing può aiutare a migliorare la resilienza dell’infrastruttura e la disponibilità delle applicazioni. Similmente, può essere d’aiuto in un gran numero di casi d’uso, tra cui servizi di pubblica utilità, trasporti, sanità, industria, energia e retail.

Per i fornitori di servizi, l’edge computing può aiutare a migliorare la qualità dell’esperienza dei loro clienti spostando applicazioni o contenuti verso i livelli più sull’edge nella gerarchia della rete. I service provider possono inoltre implementare una classe di servizi completamente nuova all’edge, per sfruttare la vicinanza ai clienti. Poiché il network edge rappresenta la maggior parte delle spese di capitale e operative dell’operatore, è anche un’area di interesse chiave per gli sforzi di ammodernamento della rete.

Sul blog di Red Hat sono disponibili ulteriori contenuti riguardanti l’edge computing.

Ricordiamo anche che da poco c’è stato un cambio al vertice per Red Hat, con Paul Cormier che è stato nominato nuovo presidente e Ceo della società.

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