Editoria e arredo più competitivi grazie all’Ict

Come ha ricordato Cesare Colombo del Cefriel a un recente incontro in Assolombarda a Milano, l’innovazione tecnologica può essere vincente in qualunque tipo di prodotto

Per comprendere quali tecnologie ci aspettano in futuro potremmo chiedere lumi a Darwin, come ha suggerito in un recente incontro a Milano, presso Assolombarda, Cesare Colombo del Cefriel (centro di ricerca del politecnico milanese). Spesso non sopravvive il più forte né il più intelligente, ma chi reagisce nel modo migliore ai cambiamenti, sosteneva il teorico dell’evoluzionismo. L’Ict non fa eccezione a questa regola, perché la tecnologia, da sola, è insufficiente a decretare il successo di un nuovo prodotto.

Giocare con la luce grazie a sensori e microchip
Se l’Ict è un concetto sempre più pervasivo, allargandosi a settori come l’editoria e l’arredamento, più complicato è vestire i panni di Darwin in versione aziendale: come rendere un prodotto innovativo e che riesca a conquistare quote di mercato? Il punto di partenza è che il digitale può uscire dai suoi confini tradizionali, offrendo un vantaggio competitivo in qualunque settore merceologico. Un primo esempio riguarda la domotica, che talvolta è percepita come un ventaglio di tecnologie troppo distanti dalle abitudini quotidiane delle persone. Così Flos, per le sue lampade, si è alleata con l’azienda Muvis per rispondere a una precisa esigenza commerciale: controllare le luci senza telecomandi o interruttori.

È nato allora il Flos Cubo, capace di modificare l’intensità luminosa grazie ai sensori e alla connettività wireless. Si può accendere o spegnere una lampada, piuttosto che variarne direzione o colore, semplicemente muovendo il cubo con una mano. La tecnologia diventa elemento d’arredo, mentre l’utente può gestire l’illuminazione anche rimanendo seduto in poltrona. Da un prodotto già nei negozi a un progetto in fase sperimentale del Cefriel: un sistema per controllare la cromia delle luci in base allo stato emotivo delle persone, sempre basandosi su dispositivi wireless e sensori applicati al corpo umano (sotto forma di un braccialetto). Magari quest’idea rimarrà nel cassetto di un laboratorio, ma è sempre un tentativo di rispondere alla cosiddetta sfida darwiniana.

Libri e giornali nel palmo della mano
Microchip e sensori, wireless e telematica, insomma, si stanno espandendo in territori ben più estesi di quelli presidiati da computer, elettrodomestici e cellulari. Un altro esempio riguarda l’editoria, dove anche la carta può trasformarsi in un veicolo di contenuti multimediali. Basta uno speciale codice bidimensionale che, inquadrato con la fotocamera di un cellulare, fornisce sul display contenuti audio e video a esso associati, tramite software e connessione a internet. Come ha proposto la Gazzetta dello Sport con gazza&play, un servizio per scaricare approfondimenti multimediali sulle notizie pubblicate dal giornale.

Potrebbe poi svilupparsi un mercato per i libri elettronici. Amazon ha già creato una specie di ecosistema digitale – Kindle – grazie al quale si possono scaricare libri e giornali in collegamento wireless al web, pagando solo il costo dei libri o giornali (mentre la connessione è sempre compresa). È un prodotto certamente destinato a nicchie di utenti – come uomini d’affari sempre in viaggio – ma il concetto di ecosistema è una via per conquistare fasce di mercato. Proprio come insegna Apple con iPod (un altro ecosistema che va oltre il semplice hardware, aggiungendo il software iTunes e relativi servizi a pagamento per acquistare le canzoni). L’evoluzione darwiniana applicata alla tecnologia, insomma, richiede un mix di Ict, estetica e servizi che continua a mutare, come un camaleonte.

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