Molti avranno appurato in questi giorni che uno dei vari problemi italiani è la mancanza di un’adeguata preparazione al cambio di passo nell’implementare le nuove modalità di lavoro, fattore che potremmo identificare nel tasso di educazione digitale.
Da tempo ormai ci si confronta con le difficoltà che le Pmi e i professionisti incontrano anche su una semplice registrazione del dominio, dove spesso l’imprenditore e professionista si lascia attrarre dalle promozioni, o nella creazione della mail aziendale, dove non si tiene conto di necessità di avere un backup, hosting dedicato, funzionalità collaborative come contatti e calendari condivisi.
Una situazione che viene dalla evidente mancanza di competenze specifiche e che è testimoniata sul campo da OVHCloud: la scelta di un provider o del piano di hosting, di quantità di spazio del server, disponibilità e regolarità di backup automatico, sono le principali difficoltà che emergono dalle risposte delle aziende con cui OVHcloud si interfaccia. E che si riconducono al tema dell’educazione digitale.
Abbiamo voluto parlare di questa realtà di fatto con Dionigi Faccenda, Sales Manager di OVHcloud Italia.
Il tema dell’educazione digitale non passa mai di moda. A che livello ci siamo scoperti in questa crisi emergenziale?
Il tema dell’educazione digitale in questo momento è quanto di più importante ci possa essere in Italia; le scuole e mondo dell’educazione in generale risultano fondamentali. Abbiamo clienti che lavorano con istituzioni e scuole, e quello che ci chiedono sono infrastrutture per poter realizzare progetti e poter interagire nel migliore dei modi. La sorpresa è che molte di queste realtà non sono dotate di sistemi digitali, per cui ci si è ritrovati in situazioni emergenziali. A parte le scuole, ci sono anche gli imprenditori che si sono ritrovati in difficoltà nel momento del bisogno per quello che riguarda la digitalizzazione; non tanto non per mancanza di educazione digitale ma spesso per mancanza di infrastrutture all’altezza. È dunque evidente che questa difficile situazione di crisi ha, in un modo o nell’altro, accelerato fortemente la cultura digitale e in molti casi si è costretti a rincorrere.
Perché il web pare essere così difficile? Cosa manca veramente? E cosa mancava un mese fa che ora invece c’è?
Il web non è difficile: ormai esiste da circa oltre 30 anni, cosa manca? Probabilmente poco o nulla. Quello che manca è però l’attitudine a pensare fuori dagli schemi. Chi ha un business consolidato, che è sempre andato bene, ha sempre guadagnato e ha vissuto su un modello di business offline, oggi si ritrova completamente tagliato fuori. Accedere alla rete oggi è immediato: in pochi minuti è possibile creare un sito web e collegarsi ad un’infinità di risorse. Non solo noi ma anche i nostri partner hanno messo a disposizione degli strumenti alla portata di tutti per realizzare un’infrastruttura con pochi clic.
Quali strumenti vanno consigliati a una Pmi che si trova costretta al digitale e che parte da zero?
Sembrerebbe banale a dirsi ma innanzitutto è fondamentale possedere una connessione Internet. Successivamente è importante affidarsi a professionisti in grado di aiutarli aiutarli a creare una piattaforma che possa portare verso una visibilità sul web che oggi non hanno. Gli strumenti sono semplicissimi: una buona connessione, un hosting provider affidabile e un partner in grado di sviluppare una piattaforma in piedi capace di gestire inizialmente le attività di base come il magazzino, le buste paga e i rapporti con clienti e fornitori. Teoricamente sono cose che tutti avrebbero già dovuto fare. Oggi non è più necessario investire ingenti capitali; probabilmente anche la mancanza di esperienza nell’affrontare questi cambiamenti impedisce tutto questo. Una volta gettate le basi per l’infrastruttura è poi importare supportarla con degli add-on che danno linfa al business come i social media, l’e-commerce e un customer service in tempo reale.
E quali a una Pmi che parte da +1, ossia che è già su web ma non lo sfrutta?
In questo momento sicuramente dovrebbe sfruttare la possibilità di esportare all’estero i propri prodotti sfruttando la potenza del web e la possibilità di essere connessi con chiunque in tempo reale. La crisi sanitaria che stiamo vivendo è una crisi fisica, non virtuale. Se un’azienda si fosse messa un po’ di tempo fa su altri mercati, nessuno le avrebbe impedito di lavorare oggi. Ci sono realtà che continuano a lavorare sul web a livello internazionale; purtroppo alcune Pmi oggi non riescono a trarre vantaggio da questa situazione perché non ha messo in piedi prima un’infrastruttura che lo consenta, come un sito internet attivo e aggiornato. Ci sono molte aziende che stanno andando oltre la crisi e continuano a fare business.
Come una Pmi arriva al cloud, perché è lì che deve arrivare, adesso, in questi giorni? Cosa può fare concretamente, per cambiare passo in una settimana?
Prima di tutto bisogna rivolgersi ai professionisti del settore in grado di guidarli nel migliore dei modi. La tecnologia è sicuramente abilitante ma è fondamentale avere a monte una strategia ben chiara. In una settimana è possibile cambiare rotta e ad esempio differenziare il proprio business rendendolo fuori dal comune e lavorando a soluzioni prima neanche immaginate. Il tutto deve essere guidato da una mentalità smart che supporti quello che le soluzioni di ultima generazione offrono a portata di mano.