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EduTech: mercato, tendenze e tecnologie nel 2022

Man mano che la tecnologia si introduce e insinua in un settore, questo evolve in nuove forme che si differenziano da quella old-school, offline e apparentemente classica per offrire dei vantaggi inaspettati, creando a volte delle barriere o introducendo nuovi limiti precedentemente inesplorati. La linguistica moderna, in particolare quella generata dai media, tende a un certo punto a definire queste nuove realtà in un termine costruito con il prefisso che identifica il settore e il suffisso tech, a dar realtà all’insieme di strumenti, metodi e aziende che ne fanno parte. Ecco così che l’educazione e la formazione, soprattutto a seguito degli anni nei quali l’abitare una classe è considerato fonte di focolai, diventa per lo più online e nasce l’EduTech, spesso abbreviato in EdTech.

Quando parliamo di EduTech (Educational Technology) ci riferiamo, per amore di chiarezza, principalmente ad un processo che prevede l’utilizzo di strumenti informatici, siano essi hardware o software, per far diventare l’educazione e l’apprendimento più inclusivi e fruibili. Il benefit maggiore che l’utente ne ricava è l’abbattimento dei costi relativi alla formazione, vi è inoltre la possibilità di seguire le lezioni di interesse in modalità asincrona e avere un percorso didattico tailor made, cucito interamente intorno al proprio stile di vita o ritmo lavorativo. Dal punto di vista dei formatori, il loro messaggio può arrivare a più studenti, adattandosi alla loro velocità di apprendimento, senza per questo dover costruire la velocità di una lezione sulla media di una classe intera.

EduTech non è solo lezioni registrate e webinar, che sarebbero la semplice trasposizione della classica lezione frontale sotto forma di video e al limite slide in Pdf: rappresenta la voglia di aziende del settore, alcune nate appositamente per cavalcare quest’onda di opportunità, di costruire strumenti che veramente si adattino allo studente, permettendogli di approfondire ove necessario, interagire facilmente con docenti ed altri discenti, costruirsi piani formativi personali, e così via.

Il valore di tutto questo viene apprezzato in particolar modo dalle aziende, che da una parte hanno bisogno di formare i loro dipendenti per farli crescere, e progredire esse stesse di conseguenza; dall’altra, devono poter far incontrare le esigenze formative con il lavoro quotidiano: pensate a quanti corsi avete frequentato tenendo Outlook aperto e dovendo rispondere alle e-mail in arrivo, nonostante il messaggio di out-of-office chiarisse la vostra partecipazione a un corso importante.

Analizzando le aziende che trattano tecnologia in ambito educational bisogna perciò effettuare delle distinzioni: muovendoci nella macro area dell’e-learning è necessario innanzitutto distinguere tra piattaforme che si occupano di produrre e distribuire corsi al solo fine di erogare contenuti (muovendosi come farebbe un editore) da quelle che forniscono unicamente il software e l’infrastruttura per la gestione delle necessità in ambito formativo, lasciando al committente la possibilità di organizzare e diversificare i contenuti in base ai propri desiderata.

Realtà come Udemy, Coursera, LinkedIn Learning (nato dall’acquisizione da parte del social network di Lynda, forse uno dei primi siti di corsi online), Duolingo o Domestika sono rivolte a singoli utenti desiderosi di  arricchire le proprie competenze acquisendo nuove skill spendibili sul mercato del lavoro o che sono interessati ad apprendere a scopo ludico/hobbistico. L’offerta di questi provider spesso si accompagna a un piano aziendale dove i datori di lavoro, o i loro responsabili, possono coordinare il piano formativo della forza operativa, verificando la progressione e il raggiungimento dei risultati attesi.

Analizzando l’offerta di questi siti risulta subito evidente come si dividano in due macrocategorie: all’offerta più generalista si contrappongono sempre più servizi dedicati a una particolare skill. I primi in genere lavorano come librerie, fornendo materiale realizzato da diversi autori, giudicato dagli studenti e consigliato sulla base del ranking che i singoli corsi e i loro autori ottengono. Su questi siti è possibile trovare di tutto: corsi avanzati, introduttivi, in diverse lingue e con multipli approcci alla formazione; l’accesso può essere garantito acquistando ogni singolo corso, come nel caso di Udemy, o pagando un abbonamento tutto incluso, come nel caso di LinkedIn. Coursera fornisce percorsi di studio, denominati skillset, e grazie alla collaborazione con prestigiose Università del mondo può portare a ottenere lauree e master, a prezzi non proprio entry level. La qualità dei corsi varia, e in generale il binomio “più si spende, più si ottiene” in questo campo vale, seppur con le dovute eccezioni.

Alcune aziende realizzano prodotti invece estremamente verticali, come Duolingo nella formazione linguistica e Domestika per le competenze creative (offre percorsi sia di stampo digital sia rivolti ai crafter). L’attenzione a un settore si traduce in una forte cura negli strumenti tecnologici per costruire percorsi formativi innovativi, che sappiano sposare la volontà di imparare qualcosa di nuovo che normalmente caratterizza gli studenti fruitori, con il doversi adeguare a una vita lavorativa attiva e alle sue regole in termini di tempo libero dedicabile allo studio.

Il fattore tempo è una caratteristica tipica di buona parte della formazione basata su EdTech: notiamo come si tenda a preferire unità didattiche brevi, video corti, test di autoverifica sintetici e frequenti, in generale attività che possano essere dosate dallo studente sulla sua disponibilità: questo sarebbe estremamente inefficiente in un’interazione diretta con insegnanti in presenza, ma grazie alla tecnologia permette di massimizzare l’attenzione da dedicare allo studio, nei tempi e nei modi che lo studente preferisce.

Non tutti coloro che lavorano nel settore dell’EduTech propongono librerie di corsi pre-realizzati: alcune società come ad esempio Docebo o Edutech, per citarne due tra le più note, si focalizzano su un’offerta che mette a disposizione del cliente, tipicamente i reparti HR delle aziende strutturate, una piattaforma ampiamente personalizzabile per la gestione della formazione (interna o esterna) e il relativo monitoraggio sull’andamento dei corsi e le eventuali certificazioni. La stessa Google include il suo Classroom non soltanto nei piani educativi per scuole ed università, ma anche nelle suite professionali: l’esigenza di formare, ed essere formati, è comune a ogni età, oggi parliamo sempre più di frequente di Lifelong Learning e in questo la tecnologia può aiutare molto, soprattutto se utilizzata nel modo giusto e non riportando semplicemente la classica lezione frontale in digitale.

Le esigenze aziendali, infatti, sono molteplici: c’è la costruzione di hard e soft skill nei dipendenti, e per questo si può sfruttare un mix di corsi online, webinar in diretta e la vecchia aula in presenza, presentando l’offerta ai dipendenti e integrandola con le policy di formazione che ogni azienda naturalmente ha. Esiste poi la formazione interna che deve per forza essere protetta e costruita per le esigenze dell’azienda stessa: si pensi alle procedure di onboarding, alle modalità di ingresso dei dipendenti in nuovi progetti, alle procedure ed in generale alla knowledge base: in questo caso sono le aziende che producono i contenuti (slide, video, test ecc) e, grazie alle piattaforme di learning aziendale, pubblicano i corsi, li forniscono ai loro dipendenti e tengono traccia dei libretti formativi.

Superato infatti ormai il concetto di blended learning, che forniva un’esperienza ibrida, cercando di trarre il meglio da due mondi contrapposti come quello fisico e quello digitale, ci troviamo oggi di fronte a percorsi completamente “virtuali” di formazione. Ciò che accomuna i protagonisti di questo scenario sono la modulabilità in termini di erogazione del contenuto e l’incredibile espansione per quel che riguarda la quantità e la qualità dell’offerta formativa.

Il settore dell’Educational Technology è da osservare con attenzione: se gli ultimi due anni pandemici hanno contribuito a rendere fondamentale la formazione online, dalle scuole dell’obbligo con la troppo citata DaD sino ai fin troppi webinar che tutti abbiamo imparato a seguire, accelerando così l’adozione di nuovi strumenti e nuovi metodi per insegnare e imparare, è anche vero che probabilmente le novità più interessanti arriveranno nei mesi ed anni a venire. È questo uno dei pochi settori, oltre al gaming, dove la realtà virtuale nelle sue varie forme (AR, XR, ma soprattutto VR) può essere effettivamente un utilizzo portante, creando comunità di studenti appassionati, capaci di interagire con entità artificiali e simulare direttamente sul campo qualsiasi nozione abbiano appena appreso. Come questa visione del futuro, molte altre si prospettano all’orizzonte, e noi saremo qui pronti a raccoglierle e raccontarvele, sulle pagine di questa rivista.

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