I post sui social media che promuovono fake news, falsità, bugie e inganni hanno generato sei volte più clic, Mi piace, condivisioni e interazioni su Facebook rispetto alle fonti di notizie tradizionali tra agosto 2020 e gennaio 2021.
Si tratta del risultato più eclatante di uno studio condotto congiuntamente dalla New York University e dall’Université Grenoble Alpes in Francia, sulla base del comportamento degli utenti su Facebook durante le elezioni presidenziali statunitensi del 2020.
La frase “fake news” ha preso forma a metà del 2016 durante la corsa alla presidenza di Donald Trump e si è essenzialmente trasformata in un insulto politico rabbioso durante il primo mandato di Trump e la sua fallimentare campagna di rielezione quattro anni dopo.
Facebook non è certamente l’unica piattaforma di social media a beneficiare dell’esplorazione delle “notizie false” poiché questa espressione è diventata rapidamente parte del lessico americano.
Joe Osborne, portavoce di Facebook, ha precisato che il rapporto esamina in particolare in che modo gli utenti interagiscono con i contenuti. Questo tuttavia non deve essere confuso con quante persone effettivamente li vedano su Facebook. Secondo Osborne, se si considerassero i post che ottengono la massima copertura, i risultati ottenuti sarebbero profondamente diversi.
Inoltre, secondo il portavoce, Facebook ha dei fact-checker che limitano i post che includono fake news.
All’inizio di agosto, secondo quanto riferito, Facebook ha chiuso gli account personali dei ricercatori della New York University coinvolti nello studio, asserendo che il gruppo stava pubblicando studi accademici sulla piattaforma a “scapito della privacy delle persone”.
Secondo diversi esperti, questo studio convaliderà la critica secondo cui gli algoritmi di Facebook non siano in grado di contrastare la diffusione di disinformazione e fake news su numerosi argomenti.
Tuttavia, è doveroso sottolineare che Facebook e altre società di social media hanno recentemente tentato di aumentare il loro controllo sulla disinformazione condivisa sulle piattaforme. Ad agosto, Facebook ha annunciato di aver smantellato 53 account e 51 pagine che condividevano disinformazione sul suo sito.
Indubbiamente rimane ancora davvero moltissimo da fare in questo senso, anche e sopratutto a tutela dei soggetti il cui grado di discernimento non è sufficiente a identificare le fonti affidabili.