Facebook, prove pratiche di ascolto

Facebook sottopone a referendum popolare i testi delle due normative su privacy e diritto d’uso dei dati appena riviste. Ma serviranno almeno 300 milioni di voti per cambiarle.

Facebook torna sulla strada della consultazione popolare.
Dopo aver raccolto i commenti dei suoi utenti sulle revisioni apportate alla Normativa sull’utilizzo dei dati (Data Use Policy – DUP) e alla Dichiarazione dei diritti e delle responsabilità (Statement of Rights and Responsibilities – SRR) , la società non solo dichiara di aver preso in esame alcune delle istanze avanzate, ma si prepara a sottomettere al giudizio dei suoi utenti anche i nuovi testi, con le modifiche già apportate.

Da oggi, dunque, agli utenti del social network viene data la possibilità di votare in merito ai due documenti, che contengono tra l’altro le regole che Facebook intende adottare in merito alla condivisione dei dati degli utenti tra i diversi servizi di cui è titolare, ad esempio tra Facebook e Instagram.
Si tratta di una questione controversa, sulla quale sono stati sollevati già numerosi dubbi e sulla quale l’Unione Europea ha dichiarato di volerci vedere chiaro, soprattutto nel momento in cui Facebook non sembra intenzionata a concedere l’Opt-Out ai suoi utenti.

Le votazioni, che proseguiranno fino al prossimo 10 dicembre, verranno gestite attraverso una App [https://apps.facebook.com/fbsitegovernance] sviluppata da una terza parte, che, in questo caso, fungerà da garante per la raccolta e la verifica delle indicazioni di voto.

Quello che sembra, e a tutti gli effetti è, un esempio di democrazia diretta sul Web ha tuttavia un limite chiaro: per Facebook il voto sarà valido solo se almeno il 30 per cento dei suoi utenti parteciperà all’iniziativa.
Il 30 per cento dei voti significa che 300 milioni di utenti dovranno mobilitarsi nei prossimi cinque giorni per dire la loro.
Con un totale inferiore, Google prenderà le indicazioni della sua base come puramente indicative e non vincolanti.

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