La società avvia i colloqui con i big player dell’It per definire una serie di specifiche che possano aiutare i vendor nello sviluppo di macchine più efficienti, concepite specificamente per la gestione di servizi web.
Facebook sembra intenzionata a far sentire la sua voce anche nel mercato dell’hardware, soprattutto quello destinato alle grandi imprese. La società ha infatti dichiarato di aver avviato dei colloqui con i più importanti nomi a livello internazionale – Hp, Dell, Amd ed Intel – per dare il via all'”open compute project“.
Il Ceo del social network, Mark Zuckerberg, ha dichiarato come l’iniziativa ambisca a definire una serie di specifiche che possano aiutare i vendor nello sviluppo di macchine più efficienti, concepite specificamente per la gestione di servizi web.
“Nel corso del tempo abbiamo individuato alcuni aspetti che non sono risultati essere pienamente in linea con i nostri requisiti e con ciò di cui altre applicazioni sociali hanno bisogno“, ha dichiarato Zuckerberg. Mettendo a fattor comune le informazioni raccolte, il Ceo di Facebook si augura di poter così incrementare la disponibilità e la domanda per server “specializzati”.
Stando a quanto rivelato, Dell inizierà a produrre server basati sulle specifiche tecniche elaborate dai tecnici di Facebook mentre un’altra azienda (Synnex) si occuperà delle attività legate alla commercializzazione dei sistemi.
L’infastruttura tecnica adottata da un sito come Facebook, che gestisce circa 30 miliardi di foto, video ed altri tipi di contenuti caricati dagli utenti registrati, gioca un ruolo determinante nel successo di un progetto e nelle performance che si riescono a garantire.
Secondo i dati resi noti da Facebook, gli interventi posti in essere dai suoi ingegneri hanno permesso di ottimizzare del 38% i consumi energetici dei server e di ridurre del 24% i costi rispetto alla configurazione utilizzata inizialmente. Il social network esorta quindi le aziende produttrici di hardware a fare tesoro dei suoi “suggerimenti” collaborando, allo stesso tempo, – ed è proprio questo il succo dell'”open compute project” – proponendo ulteriori ottimizzazioni.