L’amministratore delegato di Facebook, Mark Zuckerberg, ha avuto la prima delle due audizioni con i legislatori statunitensi.
In quasi cinque ore di interrogatorio da parte di 44 senatori americani delle commissioni Commercio e Giustizia, che avevano 5 minuti a testa per interloquire, Zuckerberg ha rinnovato le scuse che aveva fatto in precedenza per la mancanza di protezione dei dati degli utenti, che si sospetta siano stati utilizzati da Cambridge Anaytica e da soggetti russi per influenzare le elezioni negli Stati Uniti.
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Zuckerberg è riuscito a non accettare qualsiasi nuova regolamentazione specificamente vergata per Facebook, dicendo che il suo gruppo di lavoro collaborerà alla discussione con le autorità legislative nelle sedi opportune, ma nulla di più: “I’ll have my team follow up with you so that way we can have this discussion across the different categories where I think this discussion needs to happen”.
Una formula molto politica, ma determinata a tenere il punto davanti a un consesso tutto sommato distante dalla sua realtà, che ha spesso fatto domande ripetitive. Una formula che ha consentito a Zuckerberg di farsi carico dei propri errori, spiegando come intende pianificare i rimedi (“stiamo monitorando molto meglio le elezioni in tutto il mondo,abbiamo chiuso 470 account fasulli legati al Cremlino negli Usa e oltre 200 nel mondo ed entro fine anno avremo 20 mila persone dedicate solo alla sicurezza“) ma non aprendo il fianco a una legge anti-Facebook.
E le risposte sono piaciute al mercato, tanto che le azioni di Facebook hanno registrato il maggior guadagno giornaliero in quasi due anni, chiudendo con un aumento del 4,5%.
Dopo l’udienza al Senato Zuckerberg è atteso mercoledì da una seconda sessione dinanzi alla commissione della Camera dei rappresentanti.
Alla domanda se Facebook sia un monopolio Zuckerberg ha risposto negativamente.
Riguardo la questione più puntuale dell’influenza sull’esito delle elezioni Zuckerberg ha detto di credere possibile esserci stata una connessione tra i dati degli utenti raccolti dai Cambridge Analytica e la propaganda politica russa.
“Sappiamo che Cambridge Analytica potrebbe aver raggiunto 87 milioni di persone. Ci vorrà del tempo, ma andremo fino in fondo e ci assicureremo che non accada più“, ha detto Zuckerberg
Che ha anche sottolineato che la pubblicità non avrà mai la priorità, smentendo così coloro che hanno detto che esisteva una nota interna che metteva come primo obiettivo da ottenere a tutit i costi.
Zuckerberg ha però detto ai senatori di non intendere l’episodio di Cambridge Analytica come una violazione, ma come un errore: “Abbiamo chiesto di cancellare quei dati a Cambridge Analytica e ci siamo fidati della risposta. È stato un errore“.
Zuckerberg ha anche riconosciuto di non aver notificato alla US Federal Trade Commission l’FTC nel 2015, quando è venuta a conoscenza della raccolta anomala di dati.
Nell’accordo che Facebook firmò anni fa, per concludere un’indagine sulle violazioni della privacy con la US Federal Trade Commission, disse che avrebbe ottenuto il consenso affermativo degli utenti prima di condividere i dati personali con terzi.
Zuckerberg in passato si è espresso a favore della proposta di legge, nota come Honest Ads Act, che richiederebbe ai siti dei social media di rivelare l’identità degli acquirenti di annunci di campagne politiche online.
Ma ha detto, davanti ai legislatori, che non serve tornare sull’argomento, semmai serve implementare la legge.