Le scelte di Crabo e Uvet Amex che, nella propria strategia di crescita, sono passate da un’It creata internamente a soluzioni applicative di taglio internazionale
L’opzione soluzione fatta in casa o scelta sul mercato non è sempre
di facile valutazione. Nel maturare una decisione, le Pmi devono misurarsi con
vari fattori: costi, fattibilità, adeguatezza al business su tutti. Nella
propria esperienza, Crabo (società friulana che produce mobili e complementi
secondo principi ecologici) e Uvet Amex (joint venture per i viaggi d’affari
tra Uvet Viaggi Turismo e American Express Corporate) hanno provato entrambe
le strade.
La prima, realtà di dimensione europea, con 600 dipendenti, ha recentemente
rinnovato la piattaforma gestionale di gruppo, precedentemente rappresentata
da un sistema studiato ad hoc, adottando un Erp internazionale: «Ci
siamo ritrovati con una stratificazione dei processi, un’attività
di manutenzione onerosa e una lenta reattività alle nuove esigenze funzionali
e aziendali – spiega Federico Grione, responsabile dei sistemi informativi
e dell’organizzazione di Crabo Group -. È stato necessario
far evolvere i sistemi informativi, soprattutto con uno strumento atto a rivedere
le procedure e l’organizzazione in tutte le aree aziendali coinvolte»,
puntando alla facilità di apprendimento e alla flessibilità.
Anche Uvet Amex, 300 dipendenti e dodici sedi, ha convissuto (e ancora sta
vivendo) con soluzioni fatte in casa: la società del gruppo che si occupa
dei servizi It (Travelnet Solutions) ha realizzato delle applicazioni specifiche
in determinati ambiti. Da un paio d’anni, però, Uvet Amex si è
rivolta a software di terzi per quanto riguarda temi più ampi, Crm in
testa. «Il progetto rientra nel riposizionamento dell’azienda,
che intende aprirsi a nuovi canali di vendita, come il Web – illustra Stefano
Santucci, consulente It della società e responsabile del progetto specifico
-. L’obiettivo è di migliorare l’efficienza dei processi
interni e comunicare col mercato in modo diverso. Partito da quasi tre anni,
il percorso ha consentito di realizzare un sistema nervoso dal punto di vista
della telefonia aziendale, con un contact center unico virtuale».
La considerazione di Uvet, così come quella di Crabo verso suite preconfezionate,
ha seguito un sentiero battuto, fatto di valutazioni approfondite su più
fronti. «Questione economica e adattabilità, oltre a un discorso
legato alla manutenzione, ci hanno guidato – riprende Santucci -, sempre
tenendo in considerazione i numeri dell’azienda, gli effetti dell’implementazione
e la possibilità di gestirla autonomamente. Per il management, conta
il ritorno economico e, quindi, anche dal punto di vista dell’approccio
tecnologico, bisogna parlare la medesima lingua. L’equilibrio si costruisce
nel tempo, con un continuo confronto, rispettando le aspettative di tutti».
Anche per Crabo il punto di partenza è stato il disegno dei nuovi processi,
che ha visto il coinvolgimento degli utenti chiave delle varie aree.
«Nel nostro caso – riprende Grione -, la figura del Cio è
a pieno titolo nel comitato direttivo aziendale e, grazie alla trasversalità
delle conoscenze sull’organizzazione e sui processi, partecipa alle scelte
che riguardano il business. Bisogna però pianificare. L’alternativa
è operare da “pompieri”, continuando a spegnere gli incendi
che si manifestano quotidianamente qua e là. Solo concentrandosi nella
progettazione di “strutture ignifughe” è possibile esercitare
il nostro mestiere di informatici nel pieno rispetto degli interessi dell’azienda».
Quello dei tempi sempre più stretti, rappresenta un problema diffuso,
che anche per Uvet ha costituito una barriera. «Il tempo è
sempre poco e per poterlo utilizzare al meglio il responsabile dei sistemi informativi
deve essere costantemente aggiornato. Da questo punto di vista, Internet aiuta
molto a seguire l’innovazione», conclude Santucci, ma non va
dimenticato che anche la formazione specifica ha il suo peso. «Cerco
di riservare a questo una quota cospicua dei budget – concretizza Grione
– perché secondo me l’informatica in azienda, hardware, licenze,
servizi e stipendi, è un “costo esplicito” solo in minima
parte. L’altra è da ricercare nelle capacità non sfruttate,
ovvero nel fatto che molti strumenti e programmi sono usati per una percentuale
esigua rispetto loro potenzialità». Quindi, bisogna porre
attenzione agli investimenti e non trascurare di definire i servizi di supporto
e il training a tutti gli utenti, in maniera da elevare la cultura informatica.
Il punto di vista di Grione si fa anche più chiaro: «Per il
mio background, i processi sono l’impalcatura fondamentale che regge le
imprese. In tale contesto lavorano le persone, il vero capitale delle aziende,
e solo collaborando con esse, diventando un manager attento ai bisogni dell’utenza
è possibile dare le risposte tecnologiche che diventano strumenti abilitanti
e redditizi nella organizzazione aziendale».