Fediverso. Avete già sentito questa parola? Forse sì, forse no. È più probabile che abbiate sentito parlare di Mastodon.
Lo avete sentito? No? Allora è il momento di prendere coscienza di un cambiamento culturale.
Sì? Avete pensato “ecco un altro social network, che come Clubhouse, Snapchat e compagnia bella, arriva all’apice e poi crolla”. Avete pensato “basta con i social network che proliferano, basta sperimentare inutilmente, basta con questa smania, anzi, quasi quasi cancello il mio profilo da tutti i social network!”.
Davvero lo fareste? Dopo aver conosciuto questo modo di comunicare e fruire delle informazioni, davvero sareste disposti a rinunciare? Anni e anni di ricerche e innovazioni tecnologiche per tornare indietro, è questo che davvero state cercando? Ci penserei.
… E adesso arriva Mastodon. Per fuggire da Twitter? Tanto “se non è zuppa e pan bagnato” e che differenza fa?
Il Fediverso è l’alternativa?
Ecco l’ultima novità. Vi sembra una novità? Non lo è.
Voi digital marketers lo state già studiando da un pezzo, vero? Mastodon, anzi no, il Fediverso.
Scommetto che non è così. Perché alla fine siamo tutti finiti nel circolo dei tracciamenti, dei pixel, delle ads e ci siamo dimenticati perché i social network sono nati e ci siamo dimenticati, che erano, sono e saranno lo specchio della società, che cambia sempre. Ma è più facile pensare che sia sempre uguale e al massimo c’è da cambiare piattaforma, c’è da impostare un nuovo metodo di pagamento, tanto alla fine tutti lì vanno a parare. Alla fine i social network sono diventati “social media” e la pubblicità è un elemento che ha convinto anche gli utenti finali. Ma siamo certi che questo valga sempre? Vi dico di no.
“Spalancare sempre le porte alle novità.” Stiamo davvero parlando di novità?
Ilariapic mi dà sempre degli ottimi spunti da analizzare ed entrambe studiamo e analizziamo le evoluzioni degli strumenti di comunicazione online e non. Dunque, un giorno mi dice “Noxacp è il momento di tornare a sperimentare e questo non è il solito social network, c’è dell’altro.”
Sì, anche io ero scettica sul dover aprire il mio ennesimo profilo con nickname da nerd, eppure l’ho fatto, sono entrata nella tana del Bianconiglio.
Ho scelto la pillola del Fediverso senza la spunta blu (che qui è gratis, nonostante ciò ho preferito la spunta viola, l’ANTI-spunta, diciamo).
Fediverso Italia | Guida al fediverso italiano
Pillola “spunta” blu o pillola “spunta” viola? Con la seconda scegli di entrare nella tana del Bianconiglio
Vi dico che questo non è un trend, non è solo una nuova piattaforma. È un concetto di federazione e decentramento.
Fediverso: “federazione” e “universo”; parole usate per descrivere tecnicamente un insieme dei server “federati”, che in sostanza decentrano il “potere e la proprietà delle informazioni.”
Ecco perché non è il solito social network.
I server sono chiamati istanze, popolate da utenti/identità, che possono comunicare tra loro, grazie a protocolli di comunicazione Open Standard. Poi sì certo, come in tutti i social network anche qui ci si scambia foto, video, testi ecc… ma è il concetto di farlo all’interno di un “ambiente federato” e senza algoritmi, che fa la differenza.
E dunque sì, avete sentito parlare più di Mastodon, ma solo perché in Italia è più usato, soprattutto in seguito alle incertezze legate al futuro di Twitter. Un vero e proprio movimento migratorio di utenti (#twittermigration) ha evidenziato un atteggiamento rivoluzionario in contrapposizione alla confortevole accettazione delle regole di una piattaforma social.
Breve storia del Fediverso. Come è iniziato tutto?
Dal 2010 molti utenti hanno scelto di accedere a Identi.ca. (fondato nel 2008 da Evan Prodromo, tutta la storia la si trova qui “Cos’è e come funziona la federazione dei social network: il Fediverso”) e il primo grande esodo da Twitter è avvenuto nel 2016 quando viene lanciato il sistema Mastodon, scritto in Ruby.
Successivamente hanno esteso il Fediverse, Friendica, Hubzilla, Mastodon e Pleroma (per il microblogging), microblog.pub, Epicyon, PeerTube (per il caricamento dei video), Writefreely (per la pubblicazione di articoli più lunghi) e PixelFed (per condividere post dei media), Funkwhale (per l’ascolto di musica e podcast), Misskey (per microblogging), ecc…
Eccolo quindi il Web Decentrato (WD), che vuole offrire delle alternative ai tradizionali social network, ma con due innovazioni chiave: il software open source e i protocolli di federazione peer-to-peer.
Eugen Rochko, il fondatore di Mastodon spiega, nel 2018, che il software libero è il futuro, perché chiunque ha la libertà di “eseguire, esaminare, ispezionare, copiare, modificare, distribuire e riutilizzare il codice sorgente Mastodon, a condizione che garantisca le stesse libertà per qualsiasi opera derivata. Proprio come gli utenti di Mastodon possono scegliere il loro fornitore di servizi, voi come individuo siete liberi di contribuire con funzionalità a Mastodon o di pubblicare una versione modificata di Mastodon che include diverse funzionalità.”
Oggi Mastodon è il software più popolare (qui si trovano tutte le istanze di Mastodon Italia – Mastodon.uno fondato da @filippodb è quella più popolata) e in quanto sito web può funzionare da solo, allo stesso tempo però vari siti Mastodon possono interoperare (come potrebbe succedere in un account Gmail, per esempio) e comunicare tra loro attraverso il protocollo aperto e standardizzato ActivityPub, a differenza di siti centralizzati come quelli di Meta (per esempio).
Insomma, potrebbe essere come seguire un utente Instagram dall’account Twitter.
Social network tradizionali o alternativi?
Dunque è il futuro dei social network? No. È il futuro di un modo di agire. Un futuro iniziato già anni fa, ma come per tutti i cambiamenti sociali, questo cambio di fruizione sta avvenendo in maniera graduale, assecondando le esigenze di ogni ondata di cambiamento.
Questo è il momento della migrazione da Twitter a Mastodon.
Il Fediverso è la soluzione? No. Ma è un elemento che richiede di essere analizzato, perché è qui che si nascondono comportamenti nuovi. Da interpretare e studiare soprattutto quando si lavora con i mezzi di comunicazione e di advertising.
Ogni anno alle studentesse e agli studenti dell’Università di Bologna, che frequentano il mio corso (Brand di Moda: analisi, progettazione, promozione), faccio sempre la stessa domanda “che social network utilizzi?” Di anno in anno le risposte sono nettamente diverse tra loro.
Per anni ho visto l’abbandono di Facebook da parte delle nuove generazioni, che sono approdate su Instagram. Qui tutti (o quasi) sono diventati bravi a creare fantastici profili fatti di immagini coordinate tra loro, poi le hanno abbandonate, le hanno archiviate, hanno svuotato i profili e gli hashtag sono diventati desueti, “da boomer”, poi è arrivato il momento delle storie, dei reels e di TikTok, ma in pochi comunicano davvero, in pochissimi scrivono ancora, in molti osservano e sono tornati su Facebook, sì giusto, è proprio così, ma sono lì solo per osservare, non per dialogare. Sono tornati anche su Twitter, a scrivere… poco!
Il cambiamento è continuo, se vogliamo stare al passo con i tempi, si sa, non dobbiamo assolutamente perdere di vista le correnti culturali. Questa è una corrente culturale.