Il mercato fintech sta vivendo senza dubbio il suo periodo più dinamico, e il futuro si prospetta tanto promettente quanto difficile da decifrare: per questo abbiamo scelto di parlarne con Luca Grampioggia, Deputy CEO di Hype.
Vi aspettate un’ulteriore accelerazione, oppure è ragionevole attendersi un rallentamento in seguito alla cancellazione delle restrizioni sanitarie?
La pandemia ha sicuramente accelerato un trend che era già in atto da alcuni anni. Le restrizioni hanno abituato le persone a utilizzare soluzioni digitali, dando loro la possibilità di viverne tutti i vantaggi. Nel caso dei servizi finanziari, ha mostrato che non era necessario andare in una filiale per effettuare operazioni molto semplici. L’apertura di un conto ormai richiede pochissimi minuti direttamente da smartphone, così come chiedere un prestito, o stipulare una polizza assicurativa. Quindi non si tornerà più indietro, continueremo a vedere sempre più persone accedere alle soluzioni digitali, e gli operatori che sono più arretrati in questo campo dovranno necessariamente attivarsi per colmare un gap che altrimenti diventerà insostenibile. Tutto questo è anche dimostrato dai dati. Per dare un esempio, se il mercato dei pagamenti digitali nel 2021 è cresciuto del 22%, secondo l’ultima edizione dell’Osservatorio Innovative Payments della School of Management del Politecnico di Milano, noi abbiamo registrato un incremento del 50%, più del doppio.
I vostri concorrenti sono sia fintech che i tradizionali istituti bancari. La vostra offerta sembra pensata per soddisfare clienti di entrambe le categorie; quali sono le vostre strategie verso il mercato?
Lavoriamo in ottica di coopetition. Non vediamo nelle banche tradizionali o nelle altre fintech dei concorrenti, anzi vogliamo che siano alleate. Il nostro obiettivo è offrire il servizio migliore possibile che possa aiutare il cliente a gestire al meglio il suo denaro e per farlo abbiamo integrato i migliori servizi di diversi partner. Ci siamo appoggiati spesso sia a istituti più tradizionali, ma estremamente votati all’innovazione, come Banca Sella, con cui offriamo prestiti e mutui, e illimity, che ha messo a disposizione dei nostri clienti i suoi conti deposito, sia a fintech come Gimme5, con cui diamo a tutti la possibilità di sfruttare le opportunità del risparmio gestito anche a partire da 1 euro. Proprio perché crediamo che ragionare con una visione concorrenziale non porti vantaggi né a noi, né alle banche, abbiamo attivato anche la funzione Radar con cui i nostri clienti possono avere visibilità di tutti i conti di cui sono intestatari, rendendo Hype una vera e propria “cabina di controllo” del denaro.
Fintech vuol dire anche e soprattutto innovazione tecnologica al servizio della customer experience; qual è il vostro approccio?
Abbiamo un approccio data driven. Attraverso l’analisi dei dati ascoltiamo la nostra community, capiamo quali sono i bisogni e rapidamente iniziamo a sviluppare il prodotto o a integrare servizi offerti da partner. È successo, per esempio, quando abbiamo visto che i nostri clienti utilizzavano la carta Hype per comprare criptovalute su exchange esteri, così abbiamo deciso di aggiungere tra i nostri servizi anche l’acquisto di Bitcoin attraverso un accordo con Conio. Un altro caso è stato l’accredito delle pensioni: quando abbiamo visto che sempre più over60 si stavamo iscrivendo a Hype, in poco tempo abbiamo attivato questo semplice, ma importante servizio. O ancora con il Cashback di Stato, quando abbiamo dato ai nostri utenti la possibilità di iscriversi direttamente dalla nostra app evitando i lunghi tempi di attesa dell’applicazione dedicata.
Esaminando lo scenario italiano, quali sono i vostri clienti di riferimento e a quali segmenti dell’economia italiano guardate con maggior interesse?
A oggi la nostra base utenti è eterogenea: il 46% ha tra i 18 e i 29 anni, il 48% ha più di 30 anni, ma è significativa anche la quota di minorenni che copre il 6%. Detto questo, noi non abbiamo un cliente di riferimento dal punto di vista sociodemografico, ma piuttosto guardiamo ai loro comportamenti. Come tech company, cerchiamo di sfruttare al massimo i dati a nostra disposizione con cui individuiamo azioni ricorrenti e così suddividiamo la nostra clientela. Ci può quindi capitare di considerare magari un uomo di 35 anni che vive a Perugia, allo stesso modo di una donna di 50 che vive a Milano. Come soluzione digitale guardiamo, in modo particolare, a chi utilizza maggiormente servizi online, chi compra sugli ecommerce, chi è predisposto a sfruttare le opportunità di servizi di risparmio innovativi. Non ne facciamo una questione di età, ma di comportamenti e di curiosità verso nuove soluzioni che, come noi, sono nate per cambiare un mondo come quello dei servizi finanziari che fino a poco tempo fa era ancora strettamente ancorato a modelli tradizionali.