Solo il 13% delle domande di finanziamenti viene accolto dall’Unione europea
I soldi europei li usiamo, o almeno tentiamo di farlo, con scarso successo però per quanto riguarda le piccole e medie imprese. Il dato emerge da un’indagine del Censis, realizzata per conto del
dipartimento per le Politiche comunitarie, che ha analizzato l’utilizzo dei finanziamenti comunitari da parte dell’Italia negli ultimi anni. L’attenzione si è concentrata su quella parte di finanziamenti che fanno capo a programmi tematici come la società dell’informazione; energia e ambiente; strumenti di riduzione delle disparità; le imprese; la cooperazione internazionale e agli aiuti allo sviluppo.
Società dell’informazione: appare confortante la performance della partecipazione italiana ai programmi europei di quest’area. Sono complessivamente 1.478 i progetti che prevedono la partecipazione di almeno un partner italiano come capofila o come partner, per un finanziamento totale pari a più di 866 milioni di euro. Vale a dire che sono “italiani” il 9,8% dei progetti finanziati in questa area (con un valore medio di progetto di 586mila euro) e l’11% circa del budget comunitario 2000-2006 degli otto programmi presi in considerazione finalizzati alla creazione e al rafforzamento di una società dell’informazione europea.
Energia e ambiente: il 6° Programma Quadro 2002-2006 “Sviluppo sostenibile, cambiamento globale ed ecosistemi” (budget totale di 2,4 miliardi di euro) ha avuto una significativa partecipazione del nostro Paese: l’Italia è riuscita a catalizzare complessivamente 212 milioni di euro (l’8,7% delle richieste finanziarie in negoziazione) collocandosi al quinto posto in Europa, dopo Germania, Regno Unito, Francia e Olanda. Quanto al numero di progetti (328) e di soggetti partecipanti (803), il nostro Paese si contraddistingue per un tasso di successo intorno al 26%, nettamente più basso di quello dei principali Stati europei, che in alcuni casi sfiora il 35%.
Sociale: tra i diversi programmi a carattere sociale a cui l’Italia ha aderito con specifici progetti, un posto centrale nella programmazione recente ha svolto il Programma Equal. Nel confronto internazionale, l’Italia risulta essere il paese con il più elevato grado di partecipazione: con 696 progetti, pari a quasi il 21% del totale, si colloca al primo posto in Europa per numero di progetti finanziati, seguito dalla Francia (451 progetti, il 13,4%), dalla Spagna (388 progetti, pari all’11,6% del totale) e dalla Germania (239, il 7,1%).
Pmi: l’Unione ha finanziato (per un valore di 430 milioni di euro su un budget complessivo di 17,5 miliardi di euro) progetti di ricerca per il miglioramento dei prodotti e dei processi produttivi e per stimolare le imprese ad attivare percorsi di innovazione attraverso partnership con altre aziende o laboratori di ricerca. Il tasso di successo italiano risulta piuttosto ridotto: solo il 13,1% delle domande di finanziamento è stato accolto dall’Unione Europea, ponendoci agli ultimi posti in classifica, lontani da Paesi industrializzati con forti similarità con l’Italia, ma anche a distanza da nuovi entranti come Malta, la Lettonia, l’Estonia e la Lituania. Anche il tasso di successo finanziario è stato dell’11,8%, piuttosto basso rispetto alla media generale, ma soprattutto rispetto a Paesi come la Gran Bretagna, l’Irlanda e l’Olanda.
Cooperazione: l’Italia è uno dei primi contribuenti dell’Unione Europea, ma non è uno dei primi beneficiari dei fondi che questa mette a disposizione sul tema della cooperazione: ad esempio nel programma Ed, rivolto ad azioni di sensibilizzazione dell’opinione pubblica, il tasso di successo italiano è del 16,4%; nel programma Pvd che finanzia azioni nei paesi in via di sviluppo, l’Italia ha un tasso dell’8,8%. Questi dati rivestono una valenza critica soprattutto se si osserva che spesso l’Italia è il Paese che candida il maggior numero di progetti.