Freemax: «La concorrenza gioverà al WiMax»

Secondo Eric Le Bihan, amministratore delegato dell’operatore toscano, la nuova tecnologia dovrà integrarsi con Adsl e Umts, per sviluppare al meglio le telecomunicazioni in mobilità

La promessa del WiMax è di evolvere il concetto del Wi-Fi, allargandolo a intere città. Un collegamento a internet illimitato e senza fili potrebbe diventare realtà pure in Italia: assegnate le licenze nazionali e quelle regionali, si tratta di vedere quanto e come prenderà piede la nuova tecnologia. Dovrà scontrarsi – o integrarsi? – con la forte concorrenza dell’Adsl e dell’Umts e con le relative resistenze degli operatori tradizionali di telecomunicazioni. Il cammino del WiMax può essere considerato più in salita o più in discesa, secondo i punti di vista; di certo è complicato azzardare qualunque previsione. Sulle prospettive del mercato e le opportunità di sviluppo di questo sistema, B2B24.it ha sentito Eric Le Bihan, presidente e amministratore delegato di Freemax, società nata nel 2007 come primo operatore WiMax in Toscana.

Com’è nata l’idea di fondare Freemax e perché avete deciso di puntare sulla Toscana?
«L’Italia è in ritardo nella penetrazione della banda larga. Una cifra come esempio: in Italia ci sono soltanto dieci milioni di linee d’accesso alla banda larga, mentre in Francia sono sedici. C’è quindi un baratro di sei milioni. Il mercato delle linee fisse è poco concorrenziale e fa sì che i prezzi siano alti. Solo la concorrenza può far passare l’offerta “dual play”, cioè Internet più il telefono, a 30 euro anziché 40. La Toscana è un esempio dove una buona fetta della popolazione non può avere l’Adsl o non vuole accedere a Internet con una linea fissa. Stimiamo che ci sia un mercato interessante per un’offerta a meno di 20 euro al mese».

Vi rivolgete di più ai clienti privati o alle aziende?
«Cerchiamo entrambi. A dicembre abbiamo lanciato il servizio business a Livorno. Quello residenziale partirà da Piombino a metà marzo. Prevediamo di coprire cento città entro il 2010. Puntiamo a qualche decina di migliaia di clienti. La stima è conservativa: abbiamo il nostro piano di sviluppo ma ci sono troppe incertezze. La bellezza del nostro modello è di poter crescere città dopo città. Possiamo adeguare le risorse finanziare in base al successo. Questo ci permetterà in una seconda fase di espanderci in altre regioni».

Quali sono allora i principali vantaggi di questa tecnologia e come funziona?
«Il WiMax è il successore del Wi-Fi, è l’allargamento del Wi-Fi sulla città. Il successo del WiMax, che si sta allargando in Russia, Cina, Stati Uniti e nei paesi emergenti, è un fenomeno mondiale. Più di 400 operatori in tutto il mondo scommettono sull’integrazione del WiMax nel computer. Una ventina di produttori sta realizzando portatili con il WiMax integrato. È un’idea di semplicità: la connessione è immediata e illimitata. Avrà successo sfruttando questi punti di forza».

Come vi siete organizzati per quanto riguarda le strutture di rete?
«Introduciamo il servizio prima nelle grandi città. È qui che ci sono i clienti. C’è molta gente che non è interessata alle chiavette e alle relative tariffe. Per quanto riguarda la parte residenziale, siamo appoggiati a Retelit, che è un operatore nazionale all’ingrosso. Retelit è il nostro fornitore e partner. Nel servizio business è diverso, perché installiamo la nostra antenna per ricevere il segnale, utilizzando una banda non licenziata».

Il WiMax si scontrerà con altre tecnologie: Adsl e Umts in primis. In che modo potrà conquistare una sua quota di mercato? Quale sarà la tecnologia vincente?
«Il WiMax è una tecnologia che ha bisogno di un ecosistema. Gli operatori storici non sono i più aggressivi nell’introdurla, perché ci vedono un pericolo. Penso che l’Italia sarà il primo paese in Europa in termini di clienti: il WiMax potrà conquistare la sua quota di mercato grazie al “digital divide”. In Francia non sta partendo così bene, perché la situazione è molto più concorrenziale ed è più complicato investire. In Italia c’è uno spazio. Aggiungerei che l’Italia si è sviluppata nel concetto d’internet in libertà o “personal broadband”. Il fatto che le chiavette si vendano bene, dimostra che la direzione è quella. Non credo che ci sarà una tecnologia vincente. Ci sono e ci saranno almeno tre sistemi – Adsl, Umts e WiMax – più la fibra. Penso che ci sia spazio per un’offerta a basso costo, mirata a giovani coppie, pendolari, studenti e lavoratori che non possono o non vogliono pagarsi una linea fissa ma che possiedono un computer portatile».

Secondo lei, quindi, la concorrenza d’altri sistemi e operatori costituirà un ostacolo o un fattore di potenziale crescita?
«Gli operatori sono abituati alla competizione, forse più in altri paesi che in Italia ma questa è la tendenza. Possiamo immaginare operatori Umts interessati a comprare banda WiMax all’ingrosso, per proporre un pacchetto integrato con l’Umts. La nostra visione è che ci sarà gente che pagherà solo venti euro al mese per accedere a internet nella sua città: perché pagare un servizio nazionale senza averne bisogno? Altri clienti vorranno un’opzione che comprenda tutta l’Italia, che probabilmente sarà un misto di WiMax e Umts. All’utente non importa la tecnologia, ma avere la connessione internet ovunque a un prezzo contenuto. Secondo me ci sarà una concorrenza profittevole tra Umts e WiMax».

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