Uno studio promosso da Ca Technologies affronta il tema dei costi associati ai downtime dei servizi It. E all’assenza di strategie di recovery efficaci.
Costano 425 milioni di euro all’anno le interruzioni dei servizi It alle aziende italiane.
Lo sostiene uno studio commissionato da Ca Technologies a Coleman Parkes, con l’obiettivo di analizzare le inefficienze nei piani di ripristino dell’operatività normale dopo un downtime dell’It aziendale.
La questione è importante, dal momento che nella maggioranza dei casi i downtime finiscono per coinvolgere sistemi e applicativi mission critical, dalle vendite (47%), alle Operation (42%) e al finance (38%).
Per quanto riguarda il nostro Paese, si parla di 11 ore all’anno in media di downtime dell’It, per un totale di 144.000 ore per le oltre 13.000 realtà aziendali prese in considerazione dall’analisi, attive, nello specifico, nei settori Finance, Retail, Public, Manufacturing. Per ciascuna azienda, il mancato guadagno legato ai downtime e ai tempi necessari al ripristino della normale operatività costa qualcosa come 34.000 euro l’anno, che, moltiplicati di nuovo per il gruppo di riferimento, portano ai 425 milioni dell’affermazione iniziale.
Come se non bastasse, a questa cifra bisogna aggiungere ulteriori 10 ore all’anno per ciascuna impresa, necessarie per le operazioni di recupero dei dati.
Complessivamente, altre 125.000 ore perse.
Apparentemente l’Italia sembra trovarsi in una condizione migliore rispetto agli altri Paesi europei: a un’azienda francese il downtime arriva a costare anche 500.000 euro l’anno.
Nondimeno, esistono delle differenze strutturali che aiutano a inquadrare diversamente queste cifre.
La presenza più marcata di piccole e medie imprese, con un livello di adozione di sistemi Erp e Crm più contenuto rispetto agli altri Paesi europei crea un differenziale importante, dal momento che entrambi i sistemi svolgono un ruolo importante per i processi di vendita.
Ecco perché, pur in presenza di tassi di downtime analoghi a quelli delle altre nazioni, in Italia l’impatto finanziario risulta inferiore.
Non solo.
Anche la minore consuetudine a far ricorso a contratti basati su Sla, contribuisce a diminuire la percezione che le aziende italiane hanno dell’impatto dei fuori servizio dell’It sui ricavi.
Si tratta in ogni caso di una situazione in forte evoluzione anche nel nostro Paese e per i Cio sarà sempre più strategico saper mettere a punto piani di disaster recovery efficaci, nella consapevolezza che il degrado del servizio non va soltanto a incidere sulla produttività dei lavoratori, ma può produrre anche un danno d’immagine il cui effetto potrebbe essere ancor più grave.
Secondo lo studio, le imprese devono fare i conti con tempi di fermo dell’It più lunghi del previsto e, soprattutto, del necessario, perché non sanno ben indirizzare le loro procedure di data protection, limitandosi ad affrontare il tema del backup sicuro dei dati, senza affrontare il nodo dei tempi di ripristino.
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