Gartner: focus privacy per tutto il 2012

Entro la fine del prossimo anno, metà delle organizzazioni mondiali rivedrà le proprie priorità in quest’ambito. Violazione dei dati, servizi di localizzazione, cloud, protezione delle informazioni e regolamentazione gli argomenti chiave.

Entro la fine del 2012, metà delle organizzazioni rivedrà le proprie politiche di privacy. A sostenerlo è la società di analisi americana Gartner che, osservato il proliferare sul mercato di violazione dei dati, cloud computing, servizi basati sulla localizzazione e cambiamenti a livello regolatorio, sottolinea come l’agenda dei responsabili della privacy sarà oltremodo impegnata per i mesi a venire.

In attesa del Gartner Security & Risk Management Summit 2011, che si terrà il 19-20 settembre, a Londra, gli analisti della società non mancano di rilevare l’incedere di nuove minacce riguardanti i dati personali, mentre i budget per la protezione della privacy restano sotto pressione. Anche perché, per tutto l’anno in corso e il prossimo, la previsione è che i programmi per la tutela dei dati rimarranno sottofinanziati.

Con ciò, sono cinque gli argomenti chiave identificati dalla società di analisi e sui quali i responsabili della privacy dovrebbero porre la propria attenzione nei trimestri a venire. Nello specifico, si tratta dei già citati: violazione dei dati, locantion-based services, cloud computing, protezione dei dati privati e regolamentazione. Per ognuno di essi, Gartner fa le sue raccomandazioni.

La prima è che i responsabili della sicurezza lavorino in maniera appropriata con strumenti che consentano di non impiegare oltre il 10% del tempo a contrastare la violazione dei dati. In tal senso, il consiglio è di compartimentare le informazioni personali, restringere gli accessi, cifrare i dati trasmetti attraverso network pubblici o che si trovano su device mobili. In tale contesto, l’adozione non può che essere quella di strumenti per la gestione e la prevenzione della perdita dei dati.

In merito ai servizi di localizzazione, Gps, wireless access point o indirizzi Ip che siano, l’exploit registrato in termini di diffusione delle informazioni personali non ha precedenti. Come se non bastasse, non tutte le organizzazione processano i dati di geolocalizzazione, ma quest’area sta evolvendo in maniera repentina e occorre gestirla in maniera appropriata. Anche perché, a seconda della natura del proprio business, i responsabili della privacy focalizzeranno, secondo Gartner, tra il 5 e il 25% del proprio tempo sui servizi di localizzazione.

Considerato che, nella sua forma ideale, il cloud computing non sottostà ad alcuna legge nazionale, il contrasto con le singole normative sulla privacy e sul trattamento dei dati adottate di paese in paese appare evidente. Anche per questo motivo, Gartner consiglia alle organizzazioni di localizzare l’identità legale dei provider che offrono servizi sulla nuvola e non la posizione fisica dei loro centri operativi. In tal senso, i responsabili delle aziende di livello entrerprise dovrebbero supportare le iniziative per il raggiungimento della massima protezione della privacy per clienti e dipendenti investendo, così, tra il 20 e il 30% del proprio tempo.

Ciò detto, il valore della privacy determina la necessaria protezione, ma è difficile quantificarla senza un preciso contesto e occorrerebbe trovare il giusto equilibrio tra una “non sufficiente” e una “esagerata” protezione dei dati personali il cui processo è in corso. Occorrerebbe lasciare da parte le richieste legali, che spesso inseguono innovazioni tecniche e culturali per parecchi anni, per lasciar posto a un set up dei processi di identificazione che dia spazio ad aggiustamenti ad hoc così che, una volta creata, l’esecuzione del processo non debba portar via più del 10% di tempo ai responsabili della privacy.

Infine, i cambiamenti nelle normative in costante avvicendamento non dovrebbero inficiare sulle strategie adottate da quest’ultimi perché la maggior parte delle regolamentazioni adottate avranno effetto solo a medio-lungo termine. In assenza di leggi specifiche, le organizzazioni sono chiamate a interpretare l’esistente in materia di privacy su tecnologie emergenti come strumenti intelligenti, sistemi di riconoscimento facciale, localizzatori di presenza, body scanner e quant’altro. Ma senza che il tempo necessario ad adeguarsi ai cambiamenti debba superare quota 5-10%.

Fatto il conto, alla fine delle sue raccomandazioni, per Gartner, ai responsabili della privacy resta dal 15 al 50% di tempo da spendere per eseguire i propri programmi, gestire relazioni, governare la privacy delle proprie organizzazioni, rivedere le applicazioni, come pure le policy adottate consultandosi con i legali che di questo si occupano in azienda anche per abbozzare i termini di privacy da inserire nei contratti.

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