A poche settimane dall’entrata in vigore del GDPR (General Data Protection Regulation), quasi il 75% delle aziende italiane sembra aver creato una procedura per notificare le violazioni di dati, anche se solamente il 49% ha aumentato gli investimenti in cybersecurity.
Sono dati che risultano da una ricerca di Trend Micro, che fornisce una fotografia interessante della situazione nel nostro Paese, a partire dalle difficoltà che le aziende stanno incontrando.
La ricerca è stata condotta nel 2017 in partnership con Opinium e ha coinvolto 1.132 decisori IT di aziende con più di 500 dipendenti. I Paesi coinvolti sono stati Austria, Francia, Germania, Italia, Olanda, Polonia, Spagna, Svezia, Svizzera, UK e USA.
I partecipanti alla ricerca avevano posizioni di senior executive, senior management e middle management in diversi mercati, inclusi retail, finance, settore pubblico, media e delle costruzioni.
Tra le sfide maggiori per riuscire a essere compliance al nuovo regolamento europeo, le aziende lamentano infatti la presenza di troppi sistemi IT legacy (30%), la mancanza di una data security efficiente (29%) e l’assenza di processi formali che rendano possibile identificare chiaramente a chi appartengono e dove sono custoditi i dati (28%).
La ricerca ha anche mostrato come molte aziende non sono preparate a gestire la notifica di avvenuta violazione entro 72 ore. Il 20% ha infatti affermato di avere dei processi formali per notificare la violazione, ma solo alle autorità competenti.
E l’Articolo 34 del GDPR afferma che anche gli individui devono essere avvisati, poiché una violazione di dati mette a rischio i loro diritti e la loro libertà.
Ci sono dubbi anche sul diritto all’oblio, una parte chiave del GDPR.
Nonostante l’87% dichiari di avere un processo per supportare i clienti nel caso i dati siano gestiti dall’azienda, ci sono dei limiti quando vengono coinvolti i fornitori. 1 azienda su 5, infatti, non ha o non è a conoscenza dei processi per gestire in maniera corretta il diritto all’oblio, nel caso di dati gestiti da agenzie (21%), cloud provider (32%) e partner (19%).
Secondo Gastone Nencini, Country Manager Trend Micro Italia, le minacce sono sempre più complesse e il GDPR complica ulteriormente la vita delle aziende, che rischiano ingenti multe. È necessaria una tecnologia che protegga i dati su più livelli.
Il GDPR afferma che le aziende devono implementare le tecnologie di ultima generazione in relazione al rischio che si corre. Nonostante questo, solo il 34% delle aziende ha implementato soluzioni avanzate per identificare le intrusioni, solo il 33% ha investito nella prevenzione delle perdite di dati e solo il 31% ha adottato tecnologie di crittografia.
Come tecnologia per far rispettare i principi del GDPR, Trend Micro propone XGen Security, che protegge i dati personali all’interno delle aziende. La soluzione è ottimizzata per tutti i tipi di ambiente: fisici, virtuali, cloud o container. La tecnologia XGen è basata sul machine learning e abbraccia tutte le soluzioni Trend Micro, è connessa agli alert e avvisa in caso di violazione di dati. Questo approccio permette alle aziende di avere lo strumento più all’avanguardia, come richiesto dal GDPR.