La GenAI trasforma aziende e carriere: opportunità, sfide e crescente fiducia tra giovani e imprese italiane nell’era dell’innovazione digitale, viste da Deloitte
La rivoluzione digitale innescata dall’Intelligenza Artificiale rappresenta uno dei pilastri per il progresso non solo economico, ma anche della società in senso esteso. In Italia cresce sempre di più l’attenzione attorno all’Intelligenza Artificiale Generativa e al suo potenziale, nonostante quasi i due terzi della popolazione nutrano ancora alcune preoccupazioni legate alla diffusione di contenuti manipolati e all’utilizzo illecito dei dati personali.
Il grado di apertura verso questa tecnologia si muove però di pari passo con la sua conoscenza. Chi ha già utilizzato qualche tool di GenAI, infatti, si dimostra decisamente più ottimista riguardo al suo potenziale: il 72% ritiene che possa migliorare prodotti e servizi aziendali, il 68% vede un miglioramento nelle esperienze lavorative e il 62% crede che possa avere un impatto positivo sulla società. I margini di crescita, però, sono ancora ampi visto che un italiano su tre (32%, rispetto alla media europea del 29%) afferma di non conoscere alcun tool di GenAI. Questa percentuale scende drasticamente tra i giovani, soprattutto sotto i 25 anni (4%) e tra gli under 35 (15%), evidenziando un netto divario generazionale in termini di conoscenza. In più, tra coloro che hanno utilizzato una soluzione di GenAI, quasi la metà (47%) lo ha fatto esclusivamente per attività personali mentre uno su cinque lo ha fatto solo per attività lavorative.
Sono queste alcune delle evidenze principali che emergono dal report Deloitte “Trust in the era of Generative AI”, con un focus dedicato anche all’Italia su modalità di utilizzo, settori di applicazione e alcuni motivi di preoccupazione che ancora riguardano cittadini e lavoratori.
“Nel lungo periodo – dichiara Lorenzo Cerulli, GenAI Leader di Deloitte Central Mediterranean – le capacità della GenAI consentiranno di trasformare intere aree di business e apportare significativi miglioramenti nella vita dei cittadini, non solo dal punto di vista lavorativo. L’opportunità e la sfida principale, soprattutto per le imprese, è quella di comprendere e massimizzare il valore di questa tecnologia rivoluzionaria, governandola secondo gli obiettivi da raggiungere e mitigando i rischi che possono presentarsi. Una sfida che senza dubbio avrà importanti ricadute in futuro sull’intera società e a vincerla saranno coloro in grado di sfruttare il vantaggio competitivo generato dall’Intelligenza Artificiale”.
L’impatto percepito della GenAI e la fiducia nella regolamentazione
Chi ha utilizzato soluzioni di GenAI è più ottimista riguardo al suo impatto rispetto a chi non l’ha mai usata, sottolineando come il grado di apertura sia fortemente influenzato dalla dimestichezza con questa tecnologia. Il 72% degli utilizzatori ritiene che la GenAI possa migliorare prodotti e servizi aziendali, contro il 62% dei non-utilizzatori. Inoltre, il 68% crede che migliori l’esperienza lavorativa (rispetto al 52% dei non-utilizzatori), e il 62% vede benefici per la società (contro il 46%). Gli utilizzatori ritengono anche che la GenAI produca risultati affidabili (65%) e precisi (61%), rispetto ai non-utilizzatori (46% e 45%). Nel nostro Paese, inoltre, tra gli utilizzatori si rileva una significativa apertura rispetto alla media europea, per quanto riguarda la fiducia sia nelle capacità del Governo di regolare la GenAI (60% contro il 50% della media europea) sia nell’uso responsabile da parte delle imprese (62% vs. 51%).
I diversi scenari di fiducia nei risultati prodotti dalla GenAI
Per aumentare la fiducia nella GenAI, sia gli utilizzatori che i non-utilizzatori considerano cruciale proteggere dati personali (rispettivamente 66% e 67%), mantenere un controllo umano sui risultati (64% per entrambi), avere uno storico di risultati affidabili (61% vs. 62%) e comprendere come la GenAI arrivi alle sue conclusioni (56%). Gli italiani che usano la GenAI si fidano maggiormente dei risultati per attività private o di svago, percepite come meno rischiose, rispetto a quelle svolte da professionisti di determinati settori. Il 71% si fida della GenAI per generare riassunti a scopo personale, ma il grado di affidabilità crolla al 46% per gli articoli giornalistici. Il 66% la ritiene utile per semplificare le leggi esistenti, ma solo il 44% la userebbe per scrivere nuove normative. Solo il 52% si fiderebbe infine di enti governativi che usano la GenAI per determinare l’accesso al welfare.
Le principali preoccupazioni
La familiarità con la tecnologia influenza anche il grado di diffidenza e preoccupazione. I principali timori legati all’uso della GenAI risultano infatti maggiormente avvertiti dai non-utilizzatori rispetto a chi la utilizza più o meno abitualmente. Le tre preoccupazioni principali sono: l’uso e la diffusione dei “deepfake” (66% in generale, 71% tra i non-utilizzatori, 63% tra gli utilizzatori), la diffusione della disinformazione (63%, con 69% tra i non-utilizzatori e 61% tra gli utilizzatori) e l’uso illegale e la manipolazione dei dati personali (62%, con 68% tra i non-utilizzatori e 59% tra gli utilizzatori).
L’utilizzo della GenAI sul posto di lavoro
Gli intervistati si mostrano generalmente favorevoli all’uso della GenAI sul posto di lavoro. La maggior parte dei lavoratori che usano la GenAI (73%) è interessata a sviluppare competenze specifiche e il 68% si dichiara entusiasta delle opportunità che essa può creare per la carriera. Circa l’80% ritiene che la GenAI renderà il lavoro più facile e piacevole nei prossimi due anni, con livelli di soddisfazione particolarmente alti tra gli under 35 (che nell’85% dei casi prevedono una netta semplificazione del lavoro). Pensando infine ai tre principali benefici della GenAI sul lavoro, quelli maggiormente citati sono il miglioramento degli standard qualitativi (34%), il completamento più rapido delle attività (31%) e la generazione di idee nuove (31%).