Gestire gli acquisti via marketplace

L’idea di creare luoghi virtuali di interscambio tra le aziende, deputati alle transazioni tra acquirenti e fornitori, è nata circa cinque anni fa, quando alcune startup americane hanno deciso di puntare in direzione del B2B, introducendo sul mercato l …

L’idea di creare luoghi virtuali di interscambio tra le aziende, deputati alle transazioni tra acquirenti e fornitori, è nata circa cinque anni fa, quando alcune startup americane hanno deciso di puntare in direzione del B2B, introducendo sul mercato le prime soluzioni che consentivano di automatizzare gli acquisti sfruttando Internet.
Protagonisti di questo scenario sono stati due fornitori: Ariba e Commerce One, che hanno realizzato piattaforme di gestione degli interscambi basate, già dal loro esordio, sull’utilizzo di standard emergenti come l’Xml. Le vicende non esaltanti del nuovo business, in seguito, hanno spinto questi produttori a tornare parzialmente sui propri passi, presentando i prodotti come soluzioni per l’e-procurement aziendale.
È stato, dunque, anche un input “tecnologico” a trainare uno dei fenomeni più discussi degli ultimi anni. L’idea era di creare piazze virtuali di intermediazione che andassero a sostituire, nelle abitudini delle aziende, il ricorso al “semplice” acquisto on line che metteva in contatto in relazione diretta un’azienda con i propri fornitori. Al di là dell’eccessivo ottimismo iniziale, che ha portato alla nascita di moltissime società dedicate alla nuova attività (poi rapidamente ridimensionate nel loro obiettivi), a oggi si può affermare con certezza che il modello offerto dai marketplace è, a livello generale, conveniente per le imprese, soprattutto perché è proposto come servizio, e richiede, in genere, un modesto canone di abbonamento.
In realtà, parlare di un “modello” non è corretto, perché le tipologie di marketplace sono varie, distanziate sia per target e funzionalità ma anche per modello di business, e quindi, per modalità di fruizione.
Escludendo le piazze virtuali private o realizzate da consorzi di settore (l’esempio più noto è Covisint, nel comparto automobilistico) i marketplace gestiti da società indipendenti si distinguono a grandi linee in due tipologie: orizzontali, dedicati agli scambi di beni non strategici (dai mobili per l’ufficio alla cancelleria) il cui bacino di utenza è costituito prevalentemente da Pmi, e verticali, cioè dedicati, con beni strategici, su uno specifico settore industriale. Su questi ultimi, in particolare, si sono concentrate nell’ultimo anno le aspettative del mercato. Due sono anche le modalità di reperimento della merce: catalogo e asta. Se il primo è un’evoluzione del metodo della scelta a listino, è sulle aste che si concentrano le migliori potenzialità dei marketplace. Le piazze virtuali, infatti, consentono di trattare l’acquisto di un lotto da più fornitori contemporaneamente, velocizzando l’esito del processo.

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