La maggior parte delle piccole e medie imprese spende meno di 10 milioni l’anno in It. Previsto un aumento degli investimenti nei prossimi anni. Ai fornitori viene chiesta tanta assistenza
A dispetto dei vari proclami sulla “strategicità” dell’informatica, le Pmi considerano l’It come una spesa, nulla più. Prova ne è che il 73 per cento delle Pmi fa gli acquisti informatici in base alla necessità del momento e non mette nel budget aziendale una voce destinata agli investimenti informatici (clicca qui per la tabella).
La constatazione arriva da una ricerca esclusiva “Il budget informatico nelle Pmi” che l’Ufficio Studi di Computer Dealer & Var e Reseller Weekly ha realizzato in collaborazione con Demoskopea. L’indagine ha coinvolto 101 aziende sparse in tutta Italia con un fatturato compreso fra 10 e 24,9 miliardi di lire.
Quanto investono in It?La grande maggioranza delle Pmi (57,4%) spendono in prodotti e servizi di informatica meno di 10 milioni di lire l’anno (clicca qui per la tabella). Una cifra non certo entusiasmante. Il 26,7% investe fra 10 e 50 milioni e solo l’8% spende più di 50 milioni l’anno per gestire il proprio sistema informativo.
Le aziende con un budget It definito sono portate a spendere di più in informatica: ben il 53,8% del nostro campione ha un budget compreso fra i 10 e 50 milioni di lire. Viceversa sono il 67,6% le Pmi che facendo acquisti in base alle necessità, comprano per meno di 10 milioni di lire l’anno.
L’e-business e il commercio elettronico non sono una voce che rientra nel budget aziendale: il 72,3% delle aziende tratta ancora queste tematiche a seconda delle urgenze, senza definire un piano. Tuttavia il 27,7% ha intenzione nel prossimo futuro di dedicare una voce precisa dei propri investimenti all’e-business. Internet è comunque molto diffusa fra le piccole e medie imprese: praticamente la totalità degli intervistati (93,1%) la usa in azienda. Le attività sono quelle solite: il 94,7% utilizza Internet per la posta elettronica, il 79,8% per raccogliere informazioni, il 58,5% ha messo a punto un sito vetrina e il 22,3% ha già implementato un sistema di commercio elettronico. Gli “adopter” si dividono in parti pressoché uguali fra coloro che “acquistano” e “comprano” via Internet. Le Pmi più innovative, insomma, utilizzano Internet sia per comprare che per vendere, non ci sono grandi differenze.
L’evoluzione della spesa informatica. Negli ultimi tre anni le piccole e medie imprese hanno investito con continuità nell’It: solo il 3% del nostro campione ha affermato che gli investimenti It sono diminuiti, contro un 67,3% che ha visto la spesa It aumentare e un 27,7% per cui gli investimenti sono rimasti più o meno costanti (clicca qui per la tabella). Nonostante i segnali che arrivano dal mercato, il futuro si presenta piuttosto roseo: alla domanda sulle intenzioni di investimento per il prossimo futuro, il 45,6% ha risposto che gli investimenti aumenteranno, il 45,5% che rimarranno costanti e il 6,9% che diminuiranno (il 2% non si è sbilanciato). Certo, si assiste a un rallentamento della crescita rispetto agli anni passati, ma i progetti sono in pista.
Facendo uno spaccato sulle previsioni di investimento vale la pensa segnalare una tendenza: il 65,4% delle Pmi che hanno un budget It preciso prevedono un aumento negli investimenti informatici. Questa cifra si riduce solo al 37,8% per quelle aziende che comprano It a seconda della necessità. In altre parole, si continua a investire sulle stesse società. Guardando da un’altra angolatura possiamo dire che le Pmi investono nell’informatica nella misura in cui l’It diventa una variabile strategica ed è vissuta come fattore competitivo. La vera sfida delle piccole e medie imprese sarà proprio questa. E i reseller che riusciranno a trasferire questo importante messaggio certamente si avvantaggeranno.
Le aree di investimento. Assodato che le piccole e medie imprese vogliono investire nell’It anche in futuro, a quali settori punteranno in modo particolare? L’euro merita la pole position con il 60,4% di risposte, seguito a breve distanza da Internet (54,5 per cento). Più indietro telefonia-Tlc (31,7%) e networking (26,7%) (clicca qui per la tabella).
Delude un po’ il Crm che ha raccolto solo il 13,9% dei consensi. Al di là dell’euro e di Internet, sottolineiamo “il terzo posto” di telefonia-Tlc, un mercato che le Pmi stanno iniziando adesso ad approcciare e che può rappresentare un buon business per i dealer.
Il profilo dei fornitori.Le Pmi vedono nella software house il principale interlocutore (42,6%) seguita a brevissima distanza dal rivenditore con negozio (39,6%). Distaccati sono i Var e i system integrator (10,9% e 7,9% rispettivamente). Molto gettonati sono i consulenti esterni (41,6%) che magari non vendono prodotti It alla Pmi, ma certo hanno voce in capitolo nelle scelte di investimento. Questi consulenti esterni non sono altro che i Vap (Value Added Provider) censiti da Microsoft qualche anno fa. Sono liberi professionisti, più votati alla consulenza che alla vendita e con i quali le Pmi hanno un rapporto proficuo e duraturo.
E poi le piccole e medie imprese vogliono tanta, tanta assistenza dal canale indiretto. Il 68,3% ritiene l’ampia disponibilità in termini di assistenza una caratteristica primaria nella scelta del fornitore. A seguire i prezzi vantaggiosi (57,4%) e la buona conoscenza del mercato e del business (47,5%). La disponibilità di marchi noti è stata segnalata dal 36,6% del campione, mentre la vicinanza-prossimità dal 30,7%. Le Pmi, insomma, sono disposte a fare qualche chilometro in più per avere un servizio migliore. Il “one stop shop” non è infine fondamentale: solo l’11,9% degli intervistati ritiene che il rivenditore dove si trova tutto sia “il non plus ultra” (clicca qui per la tabella).