Gli italiani aspettano i saldi

Secondo le prime rilevazioni Confcommercio, il giro d’affari del periodo festivo è rimasto sostanzialmente stazionario rispetto allo scorso anno

I consumi del periodo natalizio non sono crollati rispetto allo scorso anno, ma gli italiani hanno evidenziato comunque una forte attenzione ai prezzi delle merci e, in molti casi, hanno deciso di rimandare gli acquisti al periodo dei saldi: è quanto emerge da una serie di elaborazioni delle associazioni di categoria aderenti a Confcommercio, che hanno confermato in linea di massima le previsioni della vigilia.
 
Le spese per il Capodanno e la gastronomia
Le spese per i festeggiamenti del Capodanno sono state in leggera flessione rispetto all’anno scorso: quasi 6 milioni di persone (il 6-7% in meno rispetto al 2006) hanno consumato il cenone di S. Silvestro nei locali pubblici, pagando un prezzo medio per il pacchetto “cenone+veglione” di 89,70 euro e con una spesa complessiva nei 59.000 ristoranti aperti di quasi 500 milioni di euro, il 3% in meno rispetto allo scorso anno. Il settore della grande distribuzione organizzata, al di là del dato positivo di Natale, ha confermato una propensione al consumo delle famiglie italiane molto debole, con acquisti effettuati all’ultimo minuto. In questo contesto c’è da segnalare anche l’impatto negativo dello sciopero dei trasporti e delle nevicate al Centro-Sud. In particolare, si è registrato un andamento positivo per gli alimentari, soprattutto per i prodotti di gastronomia locali e quelli tipici regionali; bene anche il comparto dell’elettronica, trainato dagli articoli di moda e dai forti investimenti di marketing che stanno effettuando le aziende. Positivo anche il tessile per la parte regalo, mentre per gli altri acquisti, ovvero i capi di abbigliamento più importanti, si è preferito, come di consueto, attendere i saldi.
Bene gli alimentari, male le gioiellerie
Il Natale è stato in linea con le previsioni anche per le vendite alimentari nel dettaglio tradizionale. Infatti, secondo le rilevazioni di Fida-Confcommercio, le famiglie italiane non hanno rinunciato al classico pranzo natalizio, privilegiando l’acquisto di prodotti made in Italy e le produzioni locali. Le vendite al dettaglio si sono confermate sui valori dell’anno scorso, mentre le strenne natalizie alimentari hanno registrato un incremento di circa il 5% rispetto al 2006 per un valore complessivo di circa 15 milioni di euro. Gioielli, orologi e preziosi hanno fatto segnare risultati mediamente inferiori (-5%) allo stesso periodo degli anni precedenti, secondo le stime fornite dalla Federazione Nazionale degli Orafi Dettaglianti di Confcommercio. L’andamento è stato comunque migliore rispetto alle previsioni. Non c’è stato un prodotto particolarmente trainante, ma le vendite si sono concentrate soprattutto nell’alto di gamma per il comparto della gioielleria, con diamanti o altre pietre preziose, mentre nella fascia bassa hanno ottenuto grande richiamo i prodotti di moda con marchio (+10%). L’orologeria di fascia medio bassa ha incontrato i favori del pubblico, incoraggiata da un buon supporto promozionale da parte dei distributori e delle case produttrici (+20%). In diminuzione, invece, le vendite dell’oggettistica in argento (-15%) e dei prodotti di oreficeria, che hanno registrato un calo del 25%.

Stazionarie le vendite degli ambulanti
Secondo le rilevazioni Confcommercio, infine, gli affari dei venditori ambulanti sono stati in linea con quelli dell’anno precedente, con qualche flessione nel settore non alimentare, in particolare nell’abbigliamento, dove gli acquisti sono stati rinviati in attesa dei saldi, soprattutto nelle regioni centro-meridionali. Regge, invece, il settore alimentare (in crescita rispetto al 2006 con un aumento delle vendite intorno al 3%) con una preferenza per i prodotti alimentari tipici, per i generi regalo e la frutta esotica. Nel settore dell’oggettistica e degli articoli da regalo si registra un tratto abbastanza uniforme: in questo comparto, infatti, i consumatori – soprattutto i giovanissimi – hanno acquistato più merce di minor valore con una media di 10-15 euro a pezzo. A questa tendenza non sfuggono i mercatini natalizi, le cui vendite hanno superato il livello dello scorso anno attestandosi a un +5%.

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