Gli ordini positivi ridanno fiducia al tessile-moda

I dati Smi relativi al primo trimestre del 2010 segnalano però un ritardo delle imprese dell’abbigliamento

Il settore tessile- moda inizia a intravedere i primi segnali di un ritorno alla normalità dopo un 2009 da dimenticare. È quanto evidenzia l’indagine congiunturale di Sistema Moda Italia (Smi) relativa al primo trimestre 2010, condotta su un campione di oltre centotrenta imprese di tutti gli stadi della filiera. In questa prima parte dell’anno il fatturato complessivo del tessile-moda italiano è stato sostanzialmente stabile rispetto al corrispondente periodo dello scorso anno, con una variazione negativa del 0,2%.

Male l’abbigliamento
In particolare, dopo una serie di trimestri chiusi in area negativa, il tessile ha mostrato una decisa inversione di tendenza, mettendo a segno una crescita del giro d’affari pari al +4,7%. Al contrario l’abbigliamento, che lo scorso anno aveva fatto registrare una flessione più contenuta, ha chiuso il trimestre con un -3,5% rispetto allo stesso periodo del 2009. Ma per quanto riguarda l’export (che vale circa il 45% del fatturato dell’intero comparto) neppure le imprese del tessile sembrano essere riuscite ad agganciare il treno della ripresa del commercio internazionale (+3,9% nel quarto trimestre 2009 secondo il Wto). Il fatturato estero del tessile-moda segna infatti nel primo trimestre 2010 una contrazione del 3,5% rispetto allo stesso periodo del 2009; la caduta riguarda soprattutto le aziende dell’abbigliamento (-4,3%), ma neppure quelle del tessile riescono a rimanere in territorio positivo (-0,9%).

Ordini in crescita
Notizie più incoraggianti arrivano dagli ordini in portafoglio (sempre relativi al confronto primo trimestre 2010-2009) in crescita del +3,2%. In particolare, la domanda interna segna un +3,5%, mentre il mercato estero un +1,6%. Resta anche in questo caso una diversa velocità tra monte e valle del comparto. Il risultato del tessile è infatti soddisfacente, grazie a un incremento del +7,1%; decisamente meno positive le prospettive dell’abbigliamento, con gli ordini interni che contengono il rialzo al +0,8%, mentre quelli esteri non vanno oltre un + 0,4%.

Crisi ancora forte
I livelli di attività del settore, segnala Smi, rimangono comunque ancora lontani dal periodo precrisi, come testimonia il massiccio ricorso alla cassa integrazione, che è risultato nel primo trimestre 2010 ancora massiccio (poco più di 31,9 milioni di ore autorizzate, di cui 19,6 per l’industria tessile). «La crisi ha colpito forte, soprattutto lo scorso anno. Eppure il nostro settore, nel 2009 – ha dichiarato il presidente di Smi, Michele Tronconi -, ha esportato per 22 miliardi di euro, ottenendo un saldo commerciale positivo di 6,4 miliardi di euro. Certo, il calo è stato consistente, visto che solo nel 2008 tale saldo della bilancia commerciale era di 10 miliardi di euro. Tuttavia, noi rappresentiamo ancora il 9% del valore aggiunto prodotto da tutta l’industria manifatturiera, con circa 500 mila addetti».

Il rincaro dei prezzi
I segnali positivi dello scorso trimestre rischiano però di essere affossati dalle turbolenze a livello globale: in particolare gli addetti ai lavori sono preoccupati dal rincaro dei prezzi delle materie prime (lana, cotone e seta stanno registrando di mese in mese incrementi tendenziali a due cifre). Nei Paesi occidentali, inoltre, la crisi sembra inoltre aver indotto un’ampia fascia di consumatori a sposare un atteggiamento di maggiore sobrietà. Per questo motivo, sostiene Smi, le imprese italiane dovranno puntare in misura ancora più decisa sull’internazionalizzazione per ritornare a crescere sul mercato.

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