Cornerstone Technology, azienda specializzata nello sviluppo di soluzioni per la modernizzazione e la migrazione delle applicazioni, è stata acquisita da Google Cloud.
Tramite questa acquisizione, Google intende supportare meglio i propri clienti nel migrare su cloud i loro workload in esecuzione su mainframe.
Google Cloud ha spiegato il suo interesse nella società con il fatto che Cornerstone offre una vasta esperienza e soluzioni innovative che aiutano le aziende a modernizzare le loro infrastrutture e applicazioni, soluzioni che ora possono arricchire il portafoglio di prodotti e servizi del gigante dell’hi-tech.
Nelle intenzioni di Google Cloud, le tecnologie Cornerstone costituiranno la base delle soluzioni mainframe-to-GCP di Google, e verranno integrate ed erogate attraverso il network di servizi professionali e di partner della società di Mountain View.
Quella della migrazione da ambienti mainframe a cloud è un’esigenza ancora attuale per molte aziende. Per decenni, sottolinea Google Cloud, le aziende si sono affidate a un’architettura mainframe per gestire i loro carichi di lavoro mission-critical.
Ciò, tuttavia, spesso impedisce agli sviluppatori di trarre vantaggio dalle nuove tecnologie che consentirebbero una più rapida innovazione.
Il cloud computing è naturalmente nel DNA di Google Cloud, che lo considera un’importante opportunità di modernizzare le applicazioni e la infrastruttura aziendale, nonché di migliorare sia le funzionalità e che l’allocazione delle risorse, in modo che l’organizzazione possa concentrarsi sul proprio core business.
Man mano che l’industria sviluppa sempre più le applicazioni come set di servizi, mette in evidenza Google Cloud, molti clienti desiderano suddividere i loro programmi mainframe “monoliti”, in monoliti o microservizi Java. Questo approccio alla modernizzazione delle applicazioni è al centro del set di strumenti di Cornerstone.
Attraverso l’uso di processi automatizzati, gli strumenti di Cornerstone sono in grado di suddividere i programmi Cobol, PL/1 o Assembler in servizi e poi renderli cloud-native, ad esempio all’interno di un ambiente gestito e containerizzato.