Una formula davvero insolita per il più atteso collocamento dell’anno.
30 aprile 2004 E finalmente Ipo fu. Dopo mesi di
vociferare, di illazioni, di spiegazioni sul perchè la cosa si dovesse
fare, Google ha finalmente aperto la procedura per l’offerta
pubblica delle proprie azioni.
Ma lo fa in una
formula che viene definita per lo meno insolita da parte degli analisti di
Borsa.
La società ha infatti aperto la procedura presso la
Securities and Exchange Commission precisando quanto conta di raccogliere,
senza però dichiarare il numero di azioni che intende offrire nè il loro
prezzo medio
.
Per altro, malgrado la società
abbia nominato due banche di investimento come curatori dell’operazione, l’Ipo,
cosa piuttosto insolita, sarà condotta a base d’asta, con l’obiettivo di
garantire l’accesso a investitori di dimensioni piccole e grandi.
Come risultato immediato, il valore potenziale di mercato della
società non sarà noto fino a che Google non presenterà un emendamento alla Sec
presentando i dati in questione.
Di certo si sa che in ogni caso Google ha
fatto in modo che al termine del collocamento i due fondatori Larry Page e
Sergey Brin mantengano l’autorità decisionale.
E in concomitanza con la
presentazione della domanda alla Sec, Google ha per la prima volta resi noti i
risultati di esercizio, mettendo fine alle illazioni sulla sua
profittabilità.
Nell’esercizio 2003, la società ha
generato un utile di 105,6 milioni su un fatturato di 961,9 milioni. E si
tratterebbe del terzo esercizio consecutivo in attivo.
Nell’ultimo trimestre,
poi, la società ha messo a segno un utile di 64 milioni di dollari su un
fatturato di 389.6.