Il Ceo, Eric Schmidt, illustra a Lineaedp come evolverà, in termini di performance e di privacy, il motore di ricerca più utilizzato
La nuova fisionomia che il Web sta assumendo col trascorrere del tempo passa anche attraverso l’evoluzione tecnologica e “deontologica” di un motore di ricerca come Google. Nel corso del suo processo di espansione, il noto search engine sta, infatti, affrontando non pochi problemi legali, connessi a questioni imprescindibili, come quelle riguardanti la privacy o la censura dei dati e delle informazioni sui profili degli utenti. Un colloquio diretto con l’amministratore delegato Eric Schmidt ci ha permesso di catturare interessanti spunti, opinioni e prospettive che segneranno il cammino della casa di Mountain View negli anni a venire.
Su Google una delle ultime innovazioni si chiama “Universal Search”. Nella vostra visione e nel quadro di trasformazione del Web, in quali direzioni chiave pensate di far evolvere Google?
«Io credo che vi siano due aree principali: la prima direzione in cui ci muoveremo sarà fornire molte più informazioni. Con questo “più” intendo la capacità di mettere a disposizione molti più risultati provenienti da comandi di ricerca su libri o giornali quotidiani, oltre a molte più informazioni di tipo storico: ci sono diverse aree d’informazioni che non abbiamo ancora integrato in Google e che cercheremo d’inserire in modo da renderle fruibili agli utenti, utilizzando per tutto il sistema Universal Search, che fornisce le risposte attraverso un singolo e integrato insieme di risultati. La seconda direzione è molto più “personale”: noi potremo constatare che i risultati delle ricerche dei singoli utenti su Google sono di miglior qualità, quanto più riusciremo a comprendere meglio gli obiettivi precisi alla base delle ricerche stesse. Stiamo lavorando su questo aspetto con sempre maggior intensità in una prospettiva di evoluzione. Ogni mese che passa questo sistema di ricerca diventa più raffinato. In questo caso “più” significa, più ampio, profondo, cioè caratterizzato da una maggior accuratezza nella ricerca e nella fornitura delle risposte. E ciò perché conosciamo il profilo dell’utente che lancia una query e cercheremo di fornirgli questa maggior qualità di risposta in tutti i settori in cui ci è possibile».
Pensate di far evolvere la vostra offerta anche nello spazio delle applicazioni aziendali, per aiutare meglio le imprese a gestire il proprio business? In tal caso vi focalizzerete anche su “industry” specifiche progettando applicazioni dedicate a tali settori?
«Credo che per la maggior parte delle cose che ha menzionato non saremo focalizzati su quest’area. Lei ha parlato di specifici settori di business, ma Google non è attualmente focalizzata su alcuna area aziendale precisa».
E in futuro?
«È difficile da dire. Credo che gran parte delle nostre attività di sviluppo e innovazione si focalizzerà sui problemi che toccano tutti i business. Più precisamente, ogni settore aziendale richiede strumenti software ben condivisibili da ciascuno, come i sistemi di videoscrittura, i fogli di calcolo, le applicazioni di posta elettronica. Sono strumenti di cui nessuno oggi può più fare a meno e di cui ogni settore di business ha bisogno. Questa è l’area in cui siamo impegnati oggi e continueremo quindi a lavorare e a investire in tale direzione».
Con Google avete creato nell’area It un solido modello di business basato su Internet e su applicazioni disponibili on line. Ora anche Microsoft appare sempre più interessata a questo comparto di mercato. La vede come un competitor?
«Sembra curioso a dirsi, ma in realtà noi non siamo molto focalizzati sui nostri competitor. Abbiamo avuto successo nel mondo del Web concentrandoci sulla nostra missione, che è imperniata attorno agli utenti finali e sull’innovazione».
Qual è la strategia che porterete avanti riguardo ai problemi di privacy e alle modalità con cui Google conserva e utilizza i dati degli utenti?
«Attualmente siamo molto preoccupati relativamente alle questioni di privacy e sappiamo che questo è un tema molto importante. Le faccio un esempio di quanto stiamo facendo: abbiamo deciso di mantenere solo per 18 mesi le informazioni sulle query di ricerca degli utenti. E la ragione è che crediamo che i modelli operativi utilizzati in Europa per tutelare la privacy siano ben studiati. Noi dobbiamo memorizzare le informazioni per un certo periodo di tempo per motivi tecnici, ma non è nostra intenzione conservarle per sempre. Credo tuttavia che, su questo tema, vi siano anche altre motivazioni, e la ragione chiave è che l’utente che naviga su Web ha di fronte a sé una scelta: non è obbligato a usare Google, ma può anche utilizzare altri motori. Di conseguenza, nel momento in cui non si fida più dei nostri servizi potrebbe rapidamente spostarsi su qualche altro motore. Quindi il fatto di essere preoccupati di poter perdere clienti è per Google una naturale pressione a mantenerci onesti verso gli utenti finali».
Una carriera all’insegna delle tecnologie
Da Novell, dove era presidente e amministratore delegato, Eric Schmidt è stato chiamato a lavorare in Google da Larry Page e Sergey Brin, fondatori del motore di ricerca. Qui Schmidt si è dedicato alla costruzione dell’infrastruttura aziendale necessaria per sostenere la rapida crescita di Google. Prima di lavorare in Novell, è stato Cto e corporate executive officier in Sun, dove ha dato un contributo allo sviluppo di Java e dove ha definito la strategia software di Sun per il mondo Internet. Prima ancora, nel 1983, è stato membro dello staff di ricerca del Computer Science Lab presso il Palo Alto Research Center (Parc) di Xerox, e ha ricoperto incarichi anche in Zilog e nei Bell Laboratories. Schmidt è laureato in ingegneria elettrica presso la Princeton University, ha un master e un Doctor of Philosophy in scienze informatiche presso la University of California-Berkeley.