Monetizzare le ricerche, questo l’obiettivo. Convincendo le piccole e medie imprese che la pubblcità sui motori di ricerca paga di più
22 gennaio 2003 Sarà che il nome della loro
azienda si pronuncia come un numero impronunciabile (1 seguito da 100
zeri=googol), sarà che quando si raggiungono certe cifre dà sempre una certa
soddisfazione raccontarle, il fatto è che in visita in Italia per ufficializzare
le nuove attività e i servizi della filiale nazionale, i due fondatori di
Google Sergey Brin e Larry Page non si fanno scappare
l’occasione per sciorinare un bel po’ di numeri.
Oltre 4 miliardi
sono i documenti indicizzati, 150
milioni le ricerche effettuate quotidianamente
(erano 18 milioni solo due anni fa), 43 i domini registrati,
86 le lingue in cui il motore è disponibile, 15 gli
uffici worldwide. Presi dalla foga i due, che nella più classica delle
tradizioni statunitensi hanno incominciato la loro avventura in un laboratorio
dell’Università di Stanford, hanno tenuto a precisare persino quanti chilogrammi
di pasta vengono mensilmente consumati presso il Google Cafè (204) e quanti
sono i giocatori della squadra di hockey su rollerblade da loro sponsorizzata
(per la cronaca 32).
Divagazioni a parte, Google è oggi una realtà con una
presenza globale, in termini di operation, in tutta Europa, grazie non solo alle
attività delle filiali di Londra, Amburgo, Parigi e Milano, ma
anche alla loro estensione nei Paesi nei quali la società non è direttamente
presente. Una realtà che in Italia è arrivata nel
1999, anno in cui siglò il suo primo, grosso deal con
Virgilio, e che nell’aprile successivo ha rilasciato la
versione nella nostra lingua del suo motore di ricerca. Gli uffici commerciali
sono stati aperti nel quarto trimestre dello scorso anno, chiamando a dirigerli
Massimiliano Magrini, già direttore vendite e sviluppo business
della rivale Altavista. E ora funzionano a pieno ritmo,
cercando per la prima volta di monetizzare la ricerca, al di là degli accordi di
Web Search e di patnership.
Perchè – cosa che in Google tengono tutti a
precisare – Google è un motore di ricerca e motore di ricerca
resta. Ma volendo aggiungere tra le fonti di ricavo anche la
pubblicità, qualcosa si dovrà pur fare. Ecco allora che anche in Italia sono
stati implementati i programmi Premium Sponsorship e
AdWords.
Tenendo presente che la pubblicità
su Google è sempre e comunque basata su testo, il
primo è un programma che consente di pubblicare annunci pubblicitari che vengono
visualizzati prima dei risultati di una ricerca e mirati in
base alle informazioni richieste dall’utente. Google non inserisce più di due
testi pubblicitari per pagina e garantisce che il risultato della ricerca è
puro, ovvero non oggetto di alcuna transazione commerciale. La vendita avviene
attraverso la rete commerciale di Google e ha un costo variabile in base al
numero delle impression.
Il secondo programma risponde invece alla logica
del “fai da te” e consiste nella possibilità di inserire
annunci, sempre in forma testuale, nella fascia più esterna dello schermo.
Annunci che vengono assegnati in base a un algoritmo calcolato su due parametri:
il prezzo che l’inserzionista è disposto a pagare (per questo l’assegnazione
avviene tramite asta) e il clickthrough rate,
così da rispettare la congruenza del messaggio rispetto alla ricerca
effettuata.
Tutto questo, a loro avviso, dovrebbe consentire alle
piccole e medie imprese, che negli anni scorsi sono state in
qualche modo convinte a investire su Internet, di aumentare il traffico sui loro
siti, per altro in modo estremamente mirato.
Quanto agli altri servizi
recentemente lanciati da Google (Google News e Froogle per lo
shopping), sono ancora in fase di misurazione ed è prematuro parlare del loro
lancio in Italia, anche se, almeno per quanto riguarda le news, non sembrano
esserci grossi ostacoli.