Google ha da sempre nelle large enterprise il proprio principale bacino di clienti, ma non sottovaluta affatto il mondo delle PMI, cui è rivolto Market Finder.
Ne è fermamente convinta Paola Marazzini, Director Agency and Strategic Partnership di Google Italia.
I consumatori sono infatti da tempo abituati ad effettuare ricerche ad acquisti tramite web e smartphone, ma un numero troppo basso di piccole e medie imprese ha una presenza significativa sulla Rete.
Kim Spalding, Global Product Director, Small Business Ads, Google ha sottolineato a Milano la soddisfazione nel gestire il business relativo alle Pmi: la manager di Google è stata a sua volta per molti anni una piccola imprenditrice nel settore vitivinicolo. Le sfide legate alle piccole aziende sono quindi nel DNA, ha osservato Spalding, che ha ricordato come il tempo non fosse mai sufficiente per tutti i compiti quotidiani.
Non di meno le Pmi sono in cuore nevralgico delle economie europee: ben il 67% dei dipendenti e il 57% del prodotto interno lordo europeo deriva da piccole e medie imprese.
La ripresa economica e il benessere sarà legato alle opportunità offerte dalle piccole imprese. Per la situazione italiana, le esportazioni sono essenziali, e infatti il 32% dei ricavi deriva da questa attività.
Il made in Italy è sempre più ricercato, crescendo del 56% anno su anno (turismo, agrialimentare, fashion e automotive su tutti).
Google ricorda che oggi per il 70% degli utenti il primo accesso ad internet avviene tramite smartphone. Questo ha profondamente modificato l’attività commerciale: quasi tutti infatti passano da ricerche online prima di finalizzare l’acquisto in punti fisici.
Le aziende, consapevoli di questo, hanno investito in advertising online; tuttavia le PMI dichiarano di non avere mai tempo a sufficienza (ben il 70% del campione) e il 65% cerca tool semplici da usare che li aiutino a promuovere le proprie attività.
Il campione italiano ha le dee chiare, e il 61% delle Pmi del nostro Paese dichiara che una delle sfide principale sia attirare nuovi clienti. Il 44% sostiene che mantenere i clienti sia la sfida principale.
Purtroppo, il 35% delle aziende non ha alcun sito web.
Come tutte le sfide, questa rappresenta per le aziende anche una grande opportunità, e – continua Spalding – Google è al loro fianco con strumenti come Market Finder.
Realizzare un sito e avviare una campagna Google richiede infatti non più di 15 minuti; tramite Google My business è possibile anche inserire la propria presenza su Google Maps, che permette anche di indicare la presenza di offerte speciali.
Sono oltre 1 milione le Pmi a livello globale che hanno creato la propria presenza su web attraverso Google; molto apprezzata la possibilità di aggiungere loghi e foto di copertina.
Un ulteriore punto toccato dalla manager americana riguarda le Smart Campaigns. Raggiungere nuovi clienti è (come poc’anzi ricordato) la sfida più importante.
I titolari di azienda indicano pochi dettagli, come ad esempio il budget da investire, e Google tramite tecnologie di machine learning mette in campo la miglior campagna possibile.
Smart Campaigns ha generato nel solo 2018 un aumento del trafifco per i clienti del 60%.
Avere successo richiede nuove competenze, e in questo Grow with Google gioca un ruolo importante, formando 5,5 milioni di persone in tutta Europa. Di questi, il 90% sono Pmi, che apprendono strumenti di digital marketing essenziali per competere nel mercato globale.
Come ha correttamente sottolineato Marazzini, la rete annulla le differenze di mera forza economica e permette di puntare soprattutto sulla qualità dei propri prodotti. Un perfetto esempio della realtà italiana, fatta di eccellenze diffuse su tutto il territorio ma non di rado privi della competenza e della forza necessaria a competere con grandi player internazionali.
Un punto importante è il commercio internazionale. Se il 70% dei clienti ha ammesso di aver effettuato acquisti dall’estero, il 60% delle PMI ritiene molto difficile approcciare mercati non locali. Un problema non piccolo, quando sono oltre 186 milioni gli acquisti fatti in tutta europa, e con una crescita annua del 27%.
Per questo Google ha creato Market Finder. È stato Marco Giorgini, International Growth Market Lead di Google a parlarne.
Il progetto della società americana nasce specificamente per il mercato europeo, e risponde a problemi concreti delle Pmi nel percorso verso la internazionalizzazione dei mercati. Identificare i mercati, superare le barriere (anche legali e burocratiche) sono il primo step. Il secondo riguarda la parte più ostica ad uno spaccato economico poco avvezzo al mondo digitale: il go-to-market, il digital marketing e lo scaling.
Market Finder è un tool gratuito, con oltre 3.000 categorie merceologiche (a brevissimo saranno più di 6.000) e che restituisce una user experience di livello assoluto. Una volta inserito il proprio indirizzo web, il tool analizza la merceologia e propone una serie di categorie, peraltro modificabile dall’utente. È poi possibile indicare i mercati di riferimento, fornendo informazioni estremamente dettagliate sulle zone scelte per meglio adattare il proprio business ed evidenziare specifiche criticità.
Google arriva a livelli di dettaglio sorprendenti per un tool (giova ripeterlo) totalmente gratuito: ci sono informazioni relative ad ogni mercato sui metodi di pagamenti preferiti, ma anche suggerimenti molto precisi sui colori preferiti in una particolare nazione (o quali sono quelli da evitare accuratamente.
Di rilievo anche il supporto informativo su come e quali risorse umane impiegare in ogni mercato: un notevole sforzo, quello messo in campo da Google, sia direttamente (con un numero importante di consulenti) che attraverso le associazioni di categoria: un vero valore aggiunto, rispetto alle dinamiche estremamente rigide dei principali marketplace mondiali.