Una operazione da 12,5 miliardi di dollari. La società entra direttamente nello sviluppo, produzione e commercializzazione di dispositivi mobili. Immutato l’impegno “open” per Android. Il ruolo dei brevetti. La sfida a Microsoft.
Lo scorso anno, il mese di agosto aveva visto Intel annunciare a sorpresa l’acquisizione di Mac Afee.
Quest’anno tocca invece a Google che, altrettanto a sorpresa, annuncia di aver raggiunto un accordo per rilevare gli asset di Motorola Moblity per 12,5 miliardi di dollari, entrando così in modo diretto nel business dei dispositivi mobile.
In base ai termini dell’accordo raggiunto, che naturalmente avrà bisogno di tutte le necessarie autorizzazioni da parte delle autorità garanti della concorrenza e che potrebbe chiudersi definitivamente entro la fine dell’anno o al più tardi all’inizio del 2012, Google pagherà a Motorola 40 dollari per azione, con un premium del 63% rispetto al closing di venerdì scorso.
Una volta completata la transazione, Motorola continuerà a operare come business unit autonoma.
Per Google l’operazione ha una valenza strategica molto alta.
Con l’acquisizione di Motorola Mobile la società si porta in casa un patrimonio rilevante di brevetti (si parla di 17.000 brevetti acquisiti e 7.500 richieste pendenti, ndr ), che rappresentano una buona assicurazione e un ottimo ombrello soprattutto in risposta al proliferare di azioni legali da parte di altri player, Microsoft, Apple e Oracle in primis, intenzionati a rallentarne la crescita.
Così, è facile capire perché a Mountain View si cerchi di presentare l’operazione come forma di garanzia per l’intero ecosistema Android, che, si ribadisce, resterà rigorosamente aperto.
Del resto, sottolinea qualche analista, la costruzione di un portafoglio rilevante di brevetti è obiettivo importante per Googl, che già nel mese di aprile era scesa direttamente in campo per rilevare oltre 6.000 brevetti Nortel, con una base d’asta fissata a 900 milioni di dollari.
Nel contempo però, con questa operazione Google si pone in concorrenza diretta con un buon numero dei suoi attuali partner: gli asset di Motorola Mobile le consentiranno di progettare e produrre i suoi stessi dispositivi, attività dalla quale si era finora tenuta discretamente a distanza, fatte salve le esperienze di collaborazione con Samsung e Htc.
Per quanto riguarda Motorola, la società da tempo ha deciso di orientare il proprio impegno esclusivamente verso il mondo Android, se pure con alterne fortune.
Perché se è vero che le vendite del primo Droid con Verizon Wireless lo scoso anno risultarono ben oltre le pur rosee aspettative, non altrettanto si può dire del tablet Xoom o del nuovo smartphone Atrix, commercializzato sulla rete At&t.
Ora per Motorola Google ridisegna un futuro roseo, con un raggio d’azione ampliato dagli smartphone ai tablet, andando ad abbracciare anche i set-top box e le soluzioni per la convergenza.
È lo stesso Ceo di Google, Larry Page, che lo sostiene, in una nota pubblica con la quale commenta l’operazione.
Page ricorda non solo come nel 2007 Motorola sia stata uno dei membri fondatori della Open Handset Alliance, il cui contributo è stato determinante nello sviluppo di Android, ma anche che la società sia presente nei settori dei dispositivi per la casa e nelle soluzioni video.
Il commitment di Motorola verso Android crea, secondo Page, una singolare unità di intenti che non solo rende naturale l’intesa, ma fungerà da elemento propulsore per l’intero ecosistema, con vantaggi sensibili per utenti, partner e sviluppatori.
”L’acquisizione non cambia il nostro impegno nel mantenere Android piattaforma aperta. Motorola continuerà a essere licenziataria di Android e Android resta aperto”, sostiene Page.
Se le parole di Page hanno sicuramente un peso per i partner che a loro volta sviluppano e commercializzano dispositivi a cuore Android, la notizia dell’acquisizione di Motorola Mobility rischia, secondo qualche analista, di rimettere in discussione tutti gli equilibri faticosamente creati in questi mesi.
E la prima a dover fare i conti con il nuovo assetto del comparto potrebbe essere Microsoft.
L’accordo stipulato a inizio anno con Nokia sembrava aver creato una buona base di partenza per riaprire la competizione su Windows Phone.
Ma la scelta di Goole potrebbe convincere anche Redmond a muoversi verso un’acquisizione.
E le candidature sono le stesse da mesi: Rim in primis, magari approfittando dell’impasse della società canadese sul mercato statunitense, seguita, per l’appunto, da Nokia.
Qualche analista, tuttavia, non scarta l’ipotesi dell’outsider e punta il riflettore su Htc.
Pure player nel mondo della telefonia mobile, la società coreana potrebbe cedere alle lusinghe di Microsoft che in un colpo solo otterrebbe due risultati: togliere dalla scena Android uno dei migliori competitor accelerando nel contempo il go to market di nuovi prodotti a cuore Windows Phone.