A Smau Anfov fa il punto sulle reti di nuova generazione. Aspettando la nuova proprietà di Telecom Italia.
Che cosa farà Telecom in merito alla Ngn, la Next Generation Network? Anfov, l’Associazione per la convergenza, ha fatto il punto della situazione in uno dei seminari organizzati a Smau nell’area e-Academy.
Condotto da Umberto De Julio il seminario ha inquadrato la situazione dell’Ngn, la rete che fa uso del protocollo Ip per voce, video, dati e accesso a Internet, resa necessaria dalla “competizione che spinge verso nuovi servizi triple play (voce, Internet, video) o quadruple play (fisso e mobile) come telemedicina o infomobilità che necessitano di larghezze di banda crescenti fino a 100 Mbit/s. L’altro fattore che porta le aziende verso le reti di nuova generazione viene dalla saturazione della rete di accesso in rame, soprattutto nelle aree ad alta concentrazione e dal fatto che l’utilizzo delle nuove tecnologie comporta minori costi di manutenzione della rete”.
In sostanza tutto passa sul protocollo Ip e per questo bisogna rifare la rete che va dalle centrali a casa e uffici. Investimento nell’ordine di 8-15 miliardi di euro come ha affermato qualche mese fa il presidente dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni Corrado Calabrò.
La fibra ottica sarà la protagonista del Next generation network. L’architettura prevalente sarà la Fiber to the building con fibra ottica portata fino all’interno dei palazzi e l’utilizzo dei collegamenti verticali esistenti (per poche decine di metri). Nelle nuove lottizzazioni, progressivamente, viene scelta l’architettura Fiber to the home con nuovi standard di cablaggio delle abitazioni.
Nelle aree metropolitane minori o nelle periferie delle città le soluzioni tecnologiche sono più frequentemente di tipo Fiber to the curb (marciapiede) con riutilizzo dell’intera rete di distribuzione secondaria in rame. In sintesi nelle aree ove è previsto l’intervento basato su tecnologia Vdsl2 le tecnologie Fttb copriranno circa il 35 % dei collegamenti mentre le Fttc il restante 65 %. Il rame rimarrebbe nei comuni a minore densità, mentre alle aree montane è riservato il collegamento radio a banda larga.
Il piano prevede una serie di interventi sulle centrali Telecom e l’eliminazione di molte di queste. Cosa che non riscontra l’entusiasmo degli altri operatori che vogliono salvaguardare gli investimenti effettuati nell’unbundling e quindi anche nelle centrali che verrebbero dismesse.
Ma non è solo questo il problema. Nella definizione della rete di nuova generazione gli altri operatori vorrebbero avere voce in capitolo, ha proseguito De Julio. Anche per questo l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni ha avviato una consultazione pubblica per definire la questione. L’Authority è orientata a ottenere la separazione funzionale della rete entro fine anno e anche la Ue è d’accordo anche se con qualche divisione fra i commissari. Qui sta il dissidio con Telecom che si oppone a meno che non siano dati contropartite di carattere commerciale. Gli altri operatori si oppongono. Ma adesso in Telecom arriva il nuovo vertice.