I principi fondamentali di un fornitore di servizi

Ci siamo chiesti, insieme a Mauro Magrassi, chief technology officer di Netscalibur, quali debbano essere gli aspetti essenziali delle soluzioni fornite, tramite un Internet data center, da un service provider. In generale, secondo le declinazioni dei …

Ci siamo chiesti, insieme a Mauro Magrassi, chief technology officer di Netscalibur, quali debbano essere gli aspetti essenziali delle soluzioni fornite, tramite un Internet data center, da un service provider. In generale, secondo le declinazioni dei suddetti servizi, si può parlare di housing-colocation o di hosting. Nel primo caso, la struttura dell’Idc (Internet data center) ospita e fornisce banda a server dedicati o di proprietà del cliente. Nel secondo, le applicazioni del cliente sono ospitate a bordo di apparecchiature di proprietà del provider. Se dedicato, insomma, l’host è appannaggio delle applicazioni del cliente. Se condiviso, più aziende beneficiano della stessa struttura fisica e logica, mentre differiscono le applicazioni. Quando, invece, queste ultime sono il reale oggetto di condivisione, allora abbiamo il caso più tradizionale (outsourcing) e meglio conosciuto dell’application provisioning.


C’è molto oltre l’Asp

Da quanto detto, quindi, emerge come l’Asp, così come presente nella vulgata del panorama tecnologico, sia solo un aspetto del più grande fenomeno Idc. Per cui, se lo si vuole inquadrare correttamente, conviene ampliare il respiro dell’analisi e osservare la summa dei servizi che “escono” da un Idc, complici, anche, le intrinseche caratteristiche tecnologiche di queste strutture e le scelte strategiche dei proponenti. Un servizio, proposto in pura logica provisioning, insomma, tira l’altro. O dovrebbe riuscire a farlo, dato che il suo presupposto esistenziale è l’impossibilità del beneficiario del servizio a investire, genericamente, in tecnologia da possedere. Esaminando le varie funzionalità offerte dagli Idc, emerge che un servizio apparentemente “a bassa complessità” può, invece, rivelarsi molto complesso, se proposto dal detentore dell’Idc o dal titolare del servizio, a un alto livello di sofisticazione. E in effetti ciò che il mercato professionale sta chiedendo, spazza via dal campo dei servizi tutte quelle proposizioni a basso valore aggiunto o a scarsa specializzazione. In sostanza, anche nell’offerta di base, un service provider deve partire da un livello alto di contenuto tecnologico, capace di trasferire all’utente una sensazione di globale sicurezza.

Gli elementi di base
I servizi imprescindibili, frutto di un investimento in tecnologia allo stato dell’arte, sono sostanzialmente racchiudibili in cinque categorie. Si parte da “commodity”, ovvero, componenti tecnologiche di default, lo spazio fisico di memoria (in linea teorica, quanto il cliente ne vuole) e di banda necessaria e sufficiente a trasportare il carico dati. Questi elementi non potrebbero essere proposti se non fossero garantite la sicurezza fisica e la tutela dell’Idc: per un utente è difficile superare psicologicamente l’ostacolo a esternalizzare le proprie informazioni, e una struttura insicura rovinerebbe tutto il lavoro. Dopo l’Abc si passa alla costruzione di valore, mediante servizi di gestione dei sistemi, che fanno premio sulle capacità dell’Idc di tracciare qualsiasi cosa accada, riportarlo all’utente e metterlo in grado di reagire prontamente, soprattutto sul piano del recupero sicuro delle informazioni. Prerogativa del provider, infine, è non porre o porsi, limiti strutturali e funzionali.

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