Cosa sono i dispostivi Rfid, le etichette intelligenti, a cosa servono e perché preoccupano i difensori della privacy
20 luglio 2003 Qualcuno ha tirato subito in ballo il Grande
fratello, altri hanno invocato lo spettro della violazione della privacy. In
effetti questa volta le lamentele di chi vede qualche pericolo nell’utilizzo
delle etichette intelligenti non sono proprio campate per aria. Tanto è vero che
Wal Mart, il colosso Usa della distribuzione, ne ha bloccata
l’introduzione in un supermercato del Massachusetts e Benetton,
dopo l’apparire delle prime proteste ha fatto rapidamente marcia indietro.
Protagoniste di tutto questo bailamme sono i dispositivi Rfid, (Radio frequency
identification) che permettono la tracciabilità dei prodotti. In pratica
applicando una di queste etichette intelligenti alle merci è possibile sapere
vita, morte e miracoli del barattolo di pelati, quando è stato acquistato, come
è stato pagato e altre informazioni. Per le aziende sono
utilissime perché, per esempio, permette di sapere quando lo scaffale
si sta svuotando e provvedere di conseguenza. Ma il garante della privacy è già
all’erta. I produttori comunque sostengono che una via d’uscita è rappresentata
dalla disattivazione dell’etichetta al momento dell’uscita del prodotto dal
negozio.
Dal punto di vista tecnologico si tratta di un filo sottile avvolto intorno a
un chip. Il filo serve per trasmettere le informazioni immagazzinate nel chip o
ricevere i dati trasmessi dal lettore Rfid. Il chip contiene tutti i dati sul
prodotto. I prodotti Rfid possono essere attivi o passivi. I
primi non possiedono batteria interna sono più economici di quelli attivi ma
hanno una portata limitata a qualche metro. Gli attivi invece sono dotati di
batteria hanno una portata che può arrivare anche a un centinaio di metri e
hanno dimensioni maggiori rispetto ai passivi. Un Rfid attivo è il
Telepass che utilizziamo in auto. Il sito www.rf-id.it presenta
alcune case history relative ai dispositivi a radio frequenza. Quella al
supermercato è infatti solo una delle applicazioni possibili.
Il tappetificio Nazionale Radici di Cazzano S. Andrea in provincia di
Bergamo, conosciuto per il marchio Sit-in, utilizza questi dispositivi per
risolvere un problema legato allo stoccaggio e alla spedizione delle moquette
che non poteva essere soddisfatto con la tecnologia bar-code. “Dopo anni
d’impiego della tecnologia improntata sul codice a barre e
riscontrati i limiti operativi, eravamo alla ricerca di una soluzione che
consentisse ai carrellisti ed ai mulettisti, di poter svolgere la propria
attività di carico e scarico senza impedimenti manuali, con la garanzia di
individuazione del prodotto e la certezza che quello prelevato fosse
corrispondente all’ordine di carico previsto per l’automezzo – racconta il
responsabile Edp della società -. Quindi le elevate distanze di
lettura, considerati gli scaffali alti sino a nove metri, le condizioni
di luce poco favorevoli nonché l’impossibilità di effettuare con successo
rilevazioni stando sul muletto- carrrello (causa l’inclinazione di lettura e la
direzionalità a cui la suddetta tecnologia ci costringeva) hanno determinato la
nostra scelta verso soluzioni Rf-Id”.