Big Blue ha riprogettato il proprio eServer Cluster 1350, introdotto lo scorso settembre, per ospitare 84 blade server a due vie.
28 maggio 2003 Ibm ha messo assieme Linux, la blade technology, la gestione in cluster dei supercomputer e il software storage per produrre ciò che ha poi definito come “un ambiente di supercomputing a basso costo”. Big Blue ha riprogettato il proprio eServer Cluster 1350, introdotto lo scorso settembre, per ospitare 84 blade server a due vie (in sostanza 168 processori) per rack in un cabinet a sei slot. La casa di Armonk ha anche introdotto una versione Linux del proprio software di Csm (Cluster Management Software), con tecniche di autonomic computing. Il software di Csm fu inizialmente sviluppato per il supercomputer Deep Blue, che nel 1996 con un vero match regolare affrontò una sfida con il campione mondiale di scacchi, Garry Kasparov. Storia a parte, il software di Csm permette di auto-mantenere il cluster, allocando processori ai job e alla gestione degli errori, incluso il failover con il minimo intervento da parte degli utenti. Il Cluster 1350 può comprendere qualsiasi combinazione dell’eServer x335 1U e del x345 2U, basati su Intel Xeon, o utilizzare l’x345 o l’x360 a uno o due processori, che contengono gli slot per i dischi. Un x345 è usato come gestore di un nodo.