Per Big Blue la prestazione del processore è un valore di riferimento per stabilire il prezzo del middleware.
Ibm ha in animo di modificare il modello di prezzo dei propri software enterprise sulla base della potenza del processore che fa funzionare i server su cui il midddleware è installato.
Il processore, quindi, conta, è un parametro base, ma non in funzione del numero, bensì della potenza e della velocità che sprigiona.
Trattasi di cambio di visuale e di non poco conto, che attribuisce un valore economico, oltretutto, alle attività di ricerca e sviluppo condotte nel campo dei semiconduttori.
D’ora in avanti, pertanto, nell’acquisto di un server il dettaglio dei GigaHertz di funzionamento della Cpu non sarà più marginale e non dovrà più essere trattato al pari di un vezzo.
Motivi del cambio prospettico, stando a quanto emerge dalle prime indicazioni provenienti da Oltreoceano sono la diffusione delle pratiche della virtualizzazione, del grid computing e del multicore, che rendono il modello di prezzo di un’applicazione per numero di Cpu utilizzate difficilmente perseguibile.
Come sintesi di questa nuova attitudine, quindi, si può intravedere una volontà di semplificare il meccanismo di prezzo, legandolo a un parametro (la velocità di clock) determinato e ineludibile.
Il tutto, poi, dovrebbe prendere piede senza recrudescenze nei confronti degli utenti, ossia non dovrebbe essere veicolo di inflazione.
Ibm applicherà il nuovo sistema di licenze a tutti i prodotti middleware eccetto Tivoli Storage Manager e al portafoglio di prodotti Ascential.