Ibm è da sempre sinonimo di informatica, e sebbene siano passati più di 100 anni dalla sua fondazione continua ad innovare, guidando le organizzazioni con gli Ibm Garage.
Il primo dei Garage è stato creato nel 2014, e il successo dell’iniziativa è stato tale che la società americana ha scelto di realizzarne altri 16, l’ultimo dei quali è proprio quello di Milano.L’Ibm Garage è un luogo fisico di innovazione e sviluppo, in cui lavorare assieme a clienti e all’ecosistema, alla velocità tipica delle startup, ma al tempo stesso con la solidità di una large enterprise.
In questo contesto nascono progetti ed idee che sono solo apparentemente caotiche: in realtà viene sviluppato un brillante percorso, che passa dallo stadio di idea fin alla eventuale realizzazione del progetto.
Non sono poche le aziende italiane che hanno saputo raccogliere la sfida della innovazione con il supporto di Ibm Garage: Elica ad esempio ha scelto di partecipare a un progetto di sviluppo basato su Ibm Cloud e sui servizi Ibm Watson Machine Learning realizzato secondo la metodologia IbmCloud Garage. Anche un grande gruppo assicurativo come Groupama, attraverso la controllata G-Evolution, ha annunciato l’avvio di una collaborazione con Ibm per lo sviluppo delle soluzioni digitali che cambieranno il modo in cui l’intelligenza artificiale viene utilizzata nell’industria assicurativa.
Sebastian Krause, GM Cloud & Cognitive, Ibm Europe ha voluto ricordare che è proprio questo l’approccio di Ibm: portare la tecnologia dove il cliente ne ha bisogno, coniugando visione di insieme ad esigenza pratica.
Krause ritiene che il cloud ibrido sia la risposta essenziale e corretta in termini di strategia cloud: difficilmente organizzazioni che hanno investito miliardi in infrastrutture saranno disposte a dismettere tutto, senza un vero e significativo vantaggio. Il cloud ibrido consente tutta la flessibilità necessaria, senza dover rinunciare ad applicazioni cloud native, o tecnologie abilitanti come container e kubernetes.
Alessandro La Volpe, Vice Presidente Ibm Cloud & Cognitive per l’Italia, ha svelato l’importanza degli Ibm Garage anche da un punto di vista strategico e relazionale.
Entrambi i manager di Ibm, sollecitati sull’argomento, hanno ammesso come non di rado le organizzazioni necessitano di un percorso propedeutico, finalizzato ad individuare al meglio sia gli obiettivi che le migliori strategie tecnologiche atte a perseguire lo stesso.
Questo fattore è tutt’altro che secondario, in Italia. Un numero piuttosto rilevante di piccole e medie imprese non avrebbero sufficiente forza economica per correggere un grave errore di impostazione iniziale: diventa essenziale quindi rivolgersi a chi ha un expertise di grande respiro e con risorse specializzate in ogni mercato verticale, come Ibm.
Ogni step del processo ha delle tempistiche: ad esempio, al design thinking workshop vengono dedicati due giorni.
Ibm con il Garage dimostra di avere perfettamente compreso il più grande rischio che corrono le large enterprise: avvitarsi sulla propria dimensione, perdendo la forza innovativa che è essenziale per prosperare in un mercato dai connotati fortemente dinamici.
La capacità e la volontà di relazionarsi con i clienti e con i prospect, continua La Volpe, permette di essere sempre allineati con le esigenze del mercato, non di rado riuscendo ad anticiparne le richieste. L’acquisizione di Red Hat ha ulteriormente elevato il livello di tecnologie messe in campo, permettendo ad Ibm Garage di raggiungere un livello di interazione con le esigenze dei clienti davvero altissimo.
Il cognitive business in Italia sta sviluppandosi con interessanti prospettive e clienti come Wind 3 (che usa Watson per il proprio call center) e le già citate Groupama ed Elica sono solo una piccola parte delle referenze che IBM sta accumulando nel nostro paese.
Anche il 5G giocherà certamente un ruolo essenziale per lo sviluppo del cloud computing. Come ha sottolineato Krause, le organizzazioni dovranno essere preparate all’avvento di un game changer di questo livello. Pensare al 5G solo in termini di maggiore velocità di trasmissione dei dati sarebbe certamente riduttivo e, in termini di strategia, ben poco efficiente.